jayjhona zz titanomakhia

La guerra dei Titani: JayJhona e ZZ

Esiste un mito nella mitologia greca conosciuto come Titanomachia, ovvero la guerra dei Titani contro gli dei dell’Olimpo. Zeus, padre degli dei e dio del tuono combatte contro la precedente generazione di dei unita ai titani. I titani figli di Urano e Gea furono i primi dei, prima della famosa generazione degli dei olimpici.
La mitologia greca ha ispirato artisti di ogni arte e contesto storico e forse per sempre lo farà, grazie al suo bacino di personaggi ed avventure che a distanza di millenni ancora si dimostrano attuali.

“La profezia si avvera: è in arrivo il Messia,
mischio la mia magia nera con la piromanzia
rischiaro la via
è chiaro abbiamo un’anomalia
tutti al riapro il cielo è strano: è la Titanomachia”  –  Krónos 

Nella cornice di uno scontro di tali potenze celestiali, possiamo immaginare combattimenti violenti, parole ingiuriose reciproche e atti eroici da ambo le parti, ma infine sarà Zeus con le sue schiere a trionfare e sconfiggere i titani.
Si annuvola il cielo, trema la terra e scalpitano le forze della natura: qualcosa nell’aria avverte che la guerra non è ancora finita. Sta tornando e lo sta facendo a Bologna: città perfetta per un immaginario scontro tra le potenze antagoniste del cielo.

Ma non saranno i classici bardi a raccontare la storia: saranno JayJhona e ZZ membri del collettivo Triflusso, già costola di OTM, collettivo di rappers influente a Bolo già da molto tempo. Il loro nuovo lavoro è un joint album dal titolo “Titanomakhia” che vede le collaborazioni di: Caleb – terzo membro del tridente Triflusso – Fulo, SPH e infine Murubutu.

“Vesti da giullare, i tuoi testi da buttare
Triflusso: abbiamo tre fedi all’anulare”  –  Iapetós – feat Caleb

I triflusso si sono già distinti nell’underground italiano per la pioggia di metriche che tutte le volte fanno cadere sui beat in cui si cimentano. Barre crude e astratte unite alla concretezza della vita cittadina di Bologna e alla fotta dei veri MCs. Nel 2020 uscì “Trinity” l’album in formazione completa con Caleb; poi vennero varie collaborazioni reciproche tra Mattak e ZZ e la traccia della crew nell’ultimo Dead Poets di Fastcut, infatti il gruppo si è conquistato sempre più spazio nel panorama underground italiano portando alto il nome della città di Bologna.
In occasione dell’uscita di “Titanomakhia” c’è stato un live di presentazione del disco che ha visto i microfoni triflussiani incrociarsi con quelli di Murubutu, dei Poche Spanne (Mattak e Funky Nano) e di molti altri ospiti dell’underground bolognese e nazionale.
Potete trovare un bel report scritto e fotografico del live in uno dei nostri articoli sul sito di BUGzine.

Ogni traccia porta il nome di uno dei Titani così da costruire un concept album imperniato sul racconto mitico che fa da ponte tra immaginario mitologico e liriche astratte dei due rappers.
JJ e Z partono subito forte con Krónos: un beat cupo lentamente ritmato, su cui entrano con “con una combo di calci segreta”, come nelle arti marziali, e con le loro abilità colpiscono in faccia fake e sucker. È così che si fa: chi sa rappare non le manda a dire, ma pompa sulla base una vagonata di rime assassine. Non è solo poetica di strada, non è solo autocelebrazione: le vere skills sono quelle di chi sa trovare ispirazione in ogni possibile fonte con il rispetto e la conoscenza di chi prima di scrivere ha pensato e prima di rappare ha ascoltato. Tutte quelle immagini oscure ed astratte che contraddistinguono gli stili di ZZ e JayJhona si inseriscono tra richiami al rap nostrano e americano, tra citazioni mitologiche e contemporanee.

“Te la tiri, sega, qui non ce n’è
il tuo rap si rivela per ciò che è: cioè una tiritera
si ripiega, falcio la congrega, calcio capoeira
faccio barre: Eureka meteore dalla stratosfera”  –  Ōkeanós  – feat Fulo

Non si tratta solo di saper scrivere, non solo di saper rappare, ma di affidare le proprie liriche alle basi migliori per il concept che si vuole raccontare.
Uno degli aspetti più interessanti di questo progetto è la scelta dei beat, estremamente vari, ma legati tutti dalla solennità e dai toni cupi che contraddistinguono il concept dell’album. Sono diversi i produttori che hanno lavorato a questo disco: Rico, Illest, Talc, Sonte. Ognuno di loro ha scelto sonorità varie che oscillano tra pezzi più ritmati come “Ōkeanós” e “Kòios” vicini a jazz e swing; o tracce più classiche, ma allo stesso tempo fresche, come “Ghē” e “Iapetós”.
Come nei racconti epici: la tensione cresce e si attenua in un continuo ripetersi di colpi di scena, così i beats di questo disco creano una corrente che sin dalla prima canzone porta l’ascoltatore sul campo di battaglia, alle pendici del monte Olimpo.

“Appunto storie di vita,
skills giungono dal cielo: ispirazione divina”  –  Ghē  – feat Caleb e Murubutu

“Ma veniamo da pianeti ben diversi
e ascoltando certi versi, se ci pensi,
è un’esperienza extrasensoriale come quando perdi i sensi”  –  Ghē – feat Caleb e Murubutu

La scelta del tema è stata certamente ambiziosa, ma J e Z si dimostrano all’altezza delle aspettative e come al solito accendono un riflettore su di loro. Bologna stessa ha dimostrato di avere grande rispetto e attenzione per il nuovo progetto, ma si spera che i titani giungano fin dove qualcuno avrà orecchio per il rap talentuoso di J e Z, dei Triflusso e di tutta Bologna.

“Ogni barra viaggia parallela
scaglio l’anatema dalla penna
e la galassia trema, il karma è un’arma vera
e il rap è solo per amore
Io non sono re, sono l’imperatore: Barbanera”  –  Krèios  feat SPH