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La Divina Commedia di Tedua: una crescita tra Inferno e Purgatorio

Il 6 dicembre 2022, a più di un anno dalla raccolta di freestyle Don’t Panic, Tedua torna con Lo- Fi For U, quarto capitolo della saga Lo- Fi prodotta da Shune. La traccia viene intesa come anticipazione de La Divina Commedia, album atteso nel 2023 e le cui basi erano state poste, come nel caso di Orange County, da un mixtape chiamato Aspettando La Divina Commedia, uscito in piena pandemia. E’ solo a maggio, però, con Intro La Divina Commedia, che ne scopriamo data d’uscita, copertina e tracklist, ed è solo ad oggi che l’album è uscito che possiamo tirarne le somme: il genovese è rimasto lo stesso rapper impossibile da “fottere”, che vuole essere da esempio e nel farlo si è anche un po’ perso, e che nonostante abbia fatto passare ben 5 anni da Mowgli, il suo precedente disco ufficiale, ancora non ha perso quel fuoco che lo motiva fin dagli esordi, e che ci riversa in queste 16 tracce di progetto.

Il 30 maggio 2023, dopo un’attesa a tratti snervante, esce Intro La Divina Commedia, prima traccia del terzo album ufficiale di Tedua nonché cuore de La Divina commedia, un progetto attesissimo già dalla pandemia. Di fatto, è con questa traccia che il rapper genovese delinea il senso di tutto l’album: autoaffermandosi “il capo della ribellione”, viene lanciata una vera e propria sfida ad una scena italiana caduta vittima, a suo dire, dell’ostentazione di ciò che non gli appartiene, rimettendo al centro l’importanza della realness e della presa di coscienza. Si tratta di un concetto che ritorna anche quando all’inizio del testo ci dice “nell’apparenza, stavo perdendo la mia essenza”: il riferimento qui è allo smarrimento dato dalla fama, che lo aveva fatto concentrare sugli aspetti tecnici e metodici del suo lavoro ma aveva quasi rischiato di fargli perdere quel carattere estroverso, espansivo, un po’ egocentrico e pazzo che lo ha portato dove si trova ora, ed al quale si è riproposto di tornare con l’album. A questa essenza, d’altronde, Tedua tenta di tornare già all’inizio del suo progetto, facendo lacrimare gli occhi di tutti i suoi fan della prima ora inserendo già nell’intro un richiamo a Sogni di Strada, suo primo pezzo in assoluto, inciso quando aveva solo 13 anni.

Tutta la canzone, in generale, ha richiami alla sua storia personale, alla sua vita nella famiglia affidataria, ai segni che l’essere cresciuto senza padre gli ha lasciato, al forte attaccamento alla madre ricalcato per tutta la durata del progetto. Allo stesso modo, il pezzo introduce chi ascolta (e richiama i suoi fan storici) al suo alter ego: laddove Mario esita, Tedua stende a terra i suoi avversari con i guantoni da boxe, sport che il rapper ha praticato a livello agonistico, ricordando a chi dubitava della sua capacità di rialzarsi che “sono passati gli anni e non è morto l’hype per Tedua”. L’album, di fatto, viene poi presentato alla fine del pezzo, perché una volta fatte le dovute premesse, è bene ricordare perché si è arrivati qui, e con cosa: il rapper ha portato un “pacco per la zona”, è la Divina Commedia, regalo per chi c’è sempre stato e sempre ci sarà, per chi tra Genova e Milano è cresciuto e continua a crescere con lui, e gli perdona l’attesa se funzionale ad un prodotto di un potenziale così alto.

Il proseguo del cammino, ovvero il resto dell’album

Dopo l’intro viene Paradiso Artificiale, carryata da una strofa imponente di Kid Yugi, il quale interpreta magistralmente il concept dell’album, paragonando la sua ascesa nel mondo del rap a quella di Dante che, nell’Inferno, attraversa i gironi più lontani da Dio per arrivare all’Empireo. A differenza del sommo poeta, però, il rapper di Massafra non è ancora soddisfatto del suo viaggio: sebbene prima “si parlava di droga, ora di cifre”, quello che brama Yugi è il potere, non sono i soldi, essere il migliore, il più forte, per non essere più ignorato, ma la strofa esprime anche disillusione nel fatto che forse, “se le strade sono rotte”, i passi da lui fatti non serviranno a fargli raggiungere il suo sogno. Al contrario di Dante, dunque, uscire a rivedere le stelle non equivarrà a trovare la fine del proprio cammino, perché la morte sarà ancora lì al suo fianco, ad accompagnarlo.

Il pezzo, poi, conta anche la partecipazione di Baby Gang, nel ritornello, il cui inferno sono i domiciliari che sta scontando in questo momento e che, ricollegandosi al leitmotiv dell’album, afferma il suo essere vero dichiarando di “essere più n*ro dei n*ri italiani” e che, nonostante tutto, sta già pensando al domani, quando avrà scontato la sua redenzione. Dopodiché, uno skit di Noyz Narcos direttamente dall’ultimo girone dei dannati, riprendendo M3, ricorda a Tedua e a chi ascolta che, appunto, è l’inferno che sta dietro ad un ambiente come quello del rap che ne causa l’esistenza, e non i soldi, la gloria o la fama, che ne sono solo una conseguenza. Chiude la traccia Tedua con uno storytelling che fa seguito alla chiusura di strofa di Kid Yugi: “Tu cercami di notte”, dove Milano fa la mala ma in realtà è solo malata, come un film, come uno strip club di New York.

La terza traccia del disco è Malamente, seguito di Sangue Misto, come capiamo già dall’introduzione: le ferite sul corpo ci trasportano nel girone dei lussuriosi, della gente con “i tagli sulla schiena e gli occhi rossi da fumera”, condannati all’incessante bufera delle loro passioni. Hoe, con la partecipazione di Sfera e, per la prima volta come autore, di Ghali, continua il cammino di Tedua all’interno di questo girone, il quale ci regala un altro richiamo al passato citando Lingerie all’inizio e alla fine del pezzo, ed in cui, stavolta, la lussuria viene glorificata trasformando il brano in un vero e proprio inno alla vita notturna e “peccaminosa”. Inno, però, che diventa occasione di rimorso quando, in Red Light (e per certi versi anche in Volgare con Lazza), si trasforma nel motivo per il quale una storia d’amore si conclude. L’amore, infine, è l’attore principale anche di Soffierà, ispirata alla storia tragica di Paolo e Francesca, che nella poetica di DanTedua si trasforma nell’occasione di ragionare sul cambiamento interiore. La sopracitata bufera della passione è, infatti, il vento che scompiglia i pensieri del rapper all’impatto con la sua lei, innocente e in grado di curarlo, ma anche di portare via la sua calma con sé come sabbia del deserto.

Angelo all’inferno, la quarta traccia, conta la partecipazione di Salmo e Federica Abbate, e ci racconta di come sia stato possibile, sottolineandone la contraddizione intrinseca: “anche un angelo ha il suo inferno”, ed è prerogativa di Tedua descrivercelo. Sicuramente, tema principale del suo inferno sono le Mancanze affettive descritte nel pezzo con Geolier, che rendono un ragazzo vulnerabile, da proteggere, perché finirà sfruttato o illuso nel “paese dei balocchi” di una vita di strada che può renderlo tale e quale ai modelli da evitare, oppure può insegnargli a non essere come questi ultimi.

Scala di Milano, poi, ci presenta un Gué in grande spolvero che, insieme al rapper genovese, ci illustra i lati invisibili, ma che segnano, di una fama arrivata dopo un vissuto così travagliato. Concetto, quest’ultimo, che risulta centrale anche in Diluvio a Luglio, seguito di Ombrello per la pace, brano fondamentale di Aspettando Orange County. Al suo interno, in collaborazione con Marracash, assistiamo a un vero e proprio sfogo di un Tedua che si mette a nudo e chiarisce che il buio raccontato finora non lo ha portato all’accettazione del proprio stato di malessere ma, anzi, gli ha dato la forza necessaria per cambiare la propria condizione, per “guarire davvero” nonostante il male fatto.

L’album prosegue con un’altra collaborazione illustre: i Bnkr44, vero fenomeno musicale di questi ultimi anni, curano ritornelli e outro di La Verità. Con questo brano, l’alter ego di Mario si sfoga contro gli ignavi, ovvero contro chi non ha mai preso posizione e si è di conseguenza sempre posto in maniera distaccata rispetto ai problemi del prossimo, e che dall’alto di un piedistallo che non merita giudica quella che definisce una retorica da “finto intellettuale” ma che in realtà è semplicemente un simbolo della genuinità del rapper, e quindi un suo punto di forza.

La fine del viaggio, ovvero la ricerca del paradiso

Con Anime Libere ci avviciniamo verso la fine del disco, con quella che è a tutti gli effetti una traccia per certi versi prevedibile ma anche innovativa per come è stata realizzata, in quanto riunisce per la prima volta Tedua, Rkomi e Bresh sulla stessa produzione, in questo caso ad opera di Sick Luke, nonostante tutti loro abbiano più volte collaborato insieme. Sono gli ultimi due featuring dell’album prima dei saluti finali avviati con Lo- fi for U, con cui viene steso il tappeto rosso a quell’aria di nostalgia che ci entra nelle cuffie e negli impianti stereo quando sentiamo i versi che ci ricordano dei “fuochi a Cogoleto” e della “città ad agosto senza il mare”, e che continua quando menziona la villa di Seguro in cui Chris Nolan e Mario si sono conosciuti, la maglia rossa Ralph Lauren tarocca che indossava in Mercedes Nero, il tetto su cui Izi dormiva a Genova e i film visti nei blocchi insieme a Rkomi. Bagagli (Improvvisazione), poi, è lo sfogo con cui, ancora una volta, Tedua ci ricorda di essere ancora “quel ragazzo di Orange County”, che addosso ha ancora i drammi e “la fame di quegli anni”, che ci credeva così da tanto da emergere nonostante non rispettasse i canoni della stessa musica che realizzava e a cui, a suo dire, mancava di rispetto.

A coronare quanto detto finora, l’Outro (Purgatorio) prosegue nel ricordarci le tracce iconiche che hanno caratterizzato l’inizio della sua carriera: nell’introduzione della traccia vengono infatti richiamate Outro Orange County e Forte come non lo avresti detto mai, rispettivamente ultima e prima traccia di Aspettando Orange County. Il testo è un altro sfogo che stavolta tocca argomenti molto intimi come la depressione e il blocco della scrittura sperimentati durante il Covid, che lo hanno portato a rimandare il disco, il suo rapporto con la madre malata di tumore, già ampiamente trattato fin dall’inizio della sua carriera, le sue storie d’amore finite male, i suoi amici e la sua zona, mai traditi nonostante il successo. La fine, poi, è una dichiarazione di intenti: se finora sono stati raccontati l’inferno e il purgatorio, il prossimo disco sarà il paradiso, perché dopo un percorso di crescita travagliato e sofferto, è naturale fermarsi per rifiatare godendosi il frutto di ciò che si è prodotto fino ad ora, soprattutto se intervallato da un’attesa lunga e stremante come quella della Divina Commedia, ma lo sguardo dell’artista deve sempre ambire verso nuovi orizzonti, in cerca della consacrazione. Staremo a vedere, quindi, se superati i gironi infernali e scontate le proprie pene nel purgatorio, DanTedua riuscirà finalmente a raggiungere il suo paradiso, e soprattutto quando lo farà. Per ora, i suoi fan attendono come sono sempre stati abituati a fare, speranzosi di poter condividere con il sommo rapper la visione di Dio, anche se non sono sicuro che raggiungere l’Empireo basterà ad un animo vulcanico e incontentabile come quello di Tedua.