Michael Sorriso e le sue “Parole Sante”

“Le parole hanno un costo”  –  Firmacopie 

Voglio cominciare con questa semplice, ma in fondo, fondamentale citazione al nuovo EP di Michael Sorriso: Parole Sante. Michael ha dimostrato una volta di più di avere barre e flow a quintali, quindi abbiamo deciso di fargli qualche domanda sulla sua ultima uscita e chissà che presto non si torni presto a parlare di lui…
Questa è la nostra intervista tra ironia, autoanalisi, ma soprattutto rap genuino sia musicalmente che liricamente. Ancora una volta lo ribadiamo: ascoltate la bella musica e ascoltate Parole Sante!

Ciao Michael, un saluto da BUGzine!
Ciao regaz, innanzitutto grazie per lo spazio e l’attenzione.

Il tuo nuovo EP si chiama “Parole Sante” ed è composto da 7 tracce in cui non ci sono
ritornelli e con un solo featuring. Decisamente in controtendenza, no?
Si l’EP è decisamente più di sostanza che di forma; la scelta di non mettere ritornelli e focalizzare
l’attenzione sul rap, il flow e il contenuto è stata ponderata a inizio lavorazione. In un paio di tracce
li ho anche scritti, ma durante la registrazione mi sono accorto che non avrebbero aggiunto valore
alle tracce e si sarebbe un po’ persa l’idea originale del progetto, che è per l’appunto incentrato
sul rap e l’interpretazione.

“Parole sante” è un titolo già eloquente di per sé per un EP rap, perché dà alle parole un
tono sacro, quasi da preghiera. Ci sono altri possibili significati dietro?
Il titolo è stato scelto dall’artista visivo Woc, con cui ho fondato Italia90. Ho pensato da subito fosse
perfetto, perché il leitmotiv filosofico dietro le tracce è un dialogo surreale tra me e l’altissimo. Non
sono credente, ma sono molto affascinato dalla simbologia e dal valore storico/culturale della
Chiesa. Non ho fatto il conto di quante volte abbia espressamente citato un qualche Dio, ma in
tracce come “Pro e contro” o “Dura Lex Sed Lex” è presente quanto il classico nemico immaginario
dei rapper.

I beats si ispirano al boom bap classico, ma anche ad atmosfere più contemporanee. Il
mood generale dell’album è cupo e riflessivo. Spiegaci quali sono state le scelte che hanno
guidato la creazione delle basi.
Le strumentali sono tutte di Luke Beats, già noto come Bassista Sabaudo (bassista di Willie
Peyote) e fondatore di In da Funk. L’EP è nato da un paio di pomeriggi in studio a fare ascolti;
Luke ha iniziato ad aprire cartelle con i beats e ogni traccia ascoltata mi ha lasciato a bocca
aperta. Avevo già diverse strofe appuntate che si amalgamavano alla perfezione, mentre altre le
ho scritte direttamente in studio o appena tornato a casa. La prima stesura è nata in modo molto
spontaneo e veloce, poi abbiamo rifinito il tutto in studio con Frank Sativa. L’idea musicale di fondo
è stata quella di esplorare le varie sfaccettature del rap dei primi 2000, di cui io e Luke siamo
cultori, rivisitandole a modo nostro e contestualizzandole al 2023.

“Cui prodest” deriva dal latino e significa “a chi giova”; in questo pezzo parli, tra l’altro, di
divario tra ricchi e poveri e lotta di classe. Credi che il mainstream accoglierà mai questo
tipo di istanze?
Credo che il mainstream possa accogliere certe istanze e fare sue certe tematiche, solo nel
momento in cui sarà possibile pubblicizzare e vendere qualche prodotto correlato alla lotta, che so,
tipo degli accendini brandizzati per accendere le molotov o delle tende della Quechua per
picchettare davanti all’uni. Cazzate a parte, credo che nessuno abbia interesse ad approfondire,
né il pubblico, atrofizzato dai baci multipli di Annalisa, né gli addetti ai lavori, così abituati a
commentare canzoni d’amore che non hanno più gli strumenti per comprendere l’odio. In questo
preciso momento storico poi, la paura di esporsi e bruciarsi la carriera ha appiattito del tutto il
dibattito e mettersi contro il sistema può mandare all’ufficio di collocamento. Non è l’olio di ricino, ma molti preferiscono riprendere degli hashtag scontati che sporcarsi le mani e rischiare del loro. Per chiudere, se i ricchi ti finanziano il disco e ti fanno vivere come loro, forse ti passa la voglia di criticare lo status Quo.

L’ironia è un tratto tipico della tua scrittura, sia quando racconti le contraddizioni che vivi
intorno a te, sia quando le punchlines sono puramente autoreferenziali. Che rapporto hai
con l’ironia?
L’ironia è l’unico strumento utile per affrontare le cose certe della vita, tipo sofferenza e morte.
Non so se sia assimilabile alla pulsione di vita, ma nel mio caso è stato davvero l’unico argine alla
disperazione e credo sia anche l’unico modo possibile per far capire agli altri quanto “Il re sia
nudo”. Senza ironia certi concetti sanno di frustrazione, dietrologia, invidia e rabbia. L’ironia è il filtro che mi permette di non tralasciare nulla, senza caderne vittima. Insomma, se l’ironia fosse
una persona le vorrei molto bene.

“Paradosso” è la traccia più intima del disco e si sente la sofferenza, lo sfogo, che sta
dietro ogni singola barra. La scrittura ha una funzione catartica o serve più per
autoanalizzarti?
In questo caso specifico è stata assolutamente catartica. Durante tutto il lockdown ho convissuto
con mia madre e il suo Alzheimer, dopo la dipartita di mio padre. Se non avessi scritto sarei
impazzito, avrei fatto una cazzata e non avrei più fatto questo disco. In altri casi la scrittura aiuta a
comprendersi, ma ci vuole in primis tanta onestà intellettuale bisogna mettere da parte un po’ di
ego.

Il disco è prodotto da ITALIA90, il collettivo che hai fondato con Woc, con il quale
promuovete eventi d’arte, musica e moda. Come è nato il progetto? Cosa avete in cantiere
adesso?
Ci siamo conosciuti nel 2017 grazie a un amico comune, siamo partiti realizzando custom e le
prime t-shirt e siamo arrivati nel 2020 a sviluppare la nostra prima collezione. A oggi stiamo
realizzando eventi importanti, abbiamo varie partnership in giro per l’Italia e abbiamo deciso di
muoverci anche nell’ambito musicale. Il concetto di fondo è che siamo una factory di artisti,
illustratori, grafici, musicisti, autori, fotografi, videomakers ecc, uniti dalla Mission di sviluppare le
cose nel modo più bello possibile, siano esse collezioni di vestiti, videoclip, eventi, compilation.
A breve uscirà il nostro primo mixtape, disponibile solo in formato fisico ai nostri eventi o negli
stores partner, assieme ad altri prodotti di una nuova capsule collection.

E musicalmente?
Io sono già in studio a lavorare alle tracce nuove e credo che alcuni dei nuovi testi appena scritti,
abbiano già alzato di molto il mio livello personale. D’ora in poi uscirà tutto in tempi brevi e ci
saranno svariate collaborazioni.