Trap VS HipHop pt.1: Il suono a confronto

La trap è stata uno dei trend più discussi degli ultimi tempi: in TV cani e porci si sono lanciati nel dibattito, da Fazio a Saviano, dimostrando di non averci capito assolutamente una mazza. Sui social invece la discussione è arenata nello scontro tra vecchia e nuova scuola: da una parte i “puristi” e dall’altra i “rottamatori” che sputano su tutto ciò che non fa tendenza.

Ma trap ed hiphop sono davvero due generi così contrapposti?
Nella speranza di chiarire le idee e portare la discussione su un piano un po’ meno infantile andiamo a analizzarne l’evoluzione e le differenze, a partire da quelle sonore.

Prima di tutto va detto che l’hiphop, avvalendosi di basi campionate, è sempre stato aperto a suggestioni di altri generi, divenendo un terreno fertile per la nascita di nuove sonorità. In secondo luogo l’hiphop è cresciuto fino a diventare un fenomeno estremamente massificato e commercializzato, da ciò nasce l’esigenza di introdurre più melodia e più ballabilità.

La differenza che si può notare al primo ascolto è quella ritmica: il boom-bap della vecchia scuola va dagli 80 ai 95 bpm (battiti per minuto) mentre la trap sta intorno ai 70 o 140 bpm circa. Un ritmo più lento e sincopato che trova un precedente nella dubstep e non solo.

Uno dei punti di forza per l’affermazione della trap è stata l’introduzione di sonorità più ballabili ed un uso massiccio del TR-808: un sequencer molto noto ai producers, già ampiamente utilizzato per produzioni old-school da artisti come Africa Bambataa e non solo. Questa rinfrescata sonora ha portato il rap a tornare nelle discoteche e nelle piste da ballo. 


Roland TR 808

Anche il modo di rappare è cambiato radicalmente e non solo per conseguenza del nuovo ritmo.
Il rap è per definizione “Rythm And Poetry” e in quanto tale si compone principalmente di capacità ritmiche e liriche come andare a tempo, incastrare le rime e scrivere versi ad effetto (o punchlines).
Con l’avvento della trap hanno avuto sempre più importanza il timbro vocale e la melodia, così la musicalità ha acquisito più importanza del contenuto o della tecnica.

“Il liricismo nell’hiphop di oggi, per me, non è così importante,
anche se è quello che so fare […]
ho imparato ad apprezzare stili più giovani.”
-Pusha T

Questa tendenza melodica ha introdotto un uso massiccio dell’AutoTune, un correttore di intonazione usato per supplire alle mancanze dei rapper o per creare melodie particolari.
Onnipresente in tutta la produzione commerciale degli ultimi 10 anni, l’AutoTune ha ormai assuefatto il grande pubblico: la sua introduzione ha portato i rapper giocare sullo stesso campo delle pop-star.

Questa nuova prevalenza di melodia e fonetica sulla rappata ha portato un uso ancora più massiccio di inserti vocali detti anche sporche, come “eskere”, “skrrt”, “gang” o simili, nient’altro che la versione odierna del più classico “yo”.

Rappers come Young Thug, Future e Lil Yachty hanno portato alle estreme conseguenze questo fenomeno, creando un nuovo stile fatto di parole mangiate, testi al limite del non-sense, versi gutturali e voci filtrate fino ad essere irriconoscibili. La forma ha sostituito il contenuto completamente: se nel rap non importa cosa dici ma come lo dici, nel cosiddetto mumble-rap (rap sbiascicato) conta come lo pronunci.

“Io non voglio spiegare. Io odio spiegare,
ma posso sicuramente mostrare .”
-Young Thug

Qualcuno ha paragonato questa rivoluzione musicale a quella delle avanguardie artistiche del ‘900; accostando l’uso delle sporche alla poesia futurista e la tendenza non-sense al dadaismo di Duchamp. Per quanto forzati possano apparire questi accostamenti non sono poi così assurdi: si potrebbe dire che l’hiphop sia passato in qualche modo da una fase “moderna” ad una “contemporanea”.


“The ting goes skrrrahh / Pap, pap, ka-ka-ka / Skidiki-pap-pap” Big Shaq – Man’s Not Hot (2017)

Insomma, trap e hiphop sono due generi molto differenti, ma non contrapposti; si tratta semplicemente di un evoluzione. La trap è figlia dell’hiphop a tutti gli effetti. Nonostante le differenze portate dall’inevitabile gap generazionale, altrettanti sono i punti in comune: chi non fa lo sforzo di conoscere questa “new wave” rischia di sputare su una tela di Picasso, come fecero i critici più ottusi di quei tempi.

Ma come è nata la trap? Come si è svolta questa evoluzione?

A questa domanda risponderemo nella seconda parte di questo articolo