nazca sidstopia

Sidstopia nel deserto del Nazca

I grandiosi disegni dei Nazca nelle pianure del Perù rappresentano disegni di animali tipici dell’ecosistema delle zone: balene, colibrì, pappagalli, condor e altri. Si ritiene che i disegni della pianura del Nazca siano stati tracciati dalla antica civiltà omonima in un periodo compreso tra il 300 a.C. e il 500d d.C. Proprio da quel luogo e da quei simboli grandiosi viene “Nazca”, il nuovo pezzo di Sidstopia, rapper ravennate classe ’98, che ha un approccio alla scrittura simile a quello attraverso cui i Nazca creavano i loro “disegni”.

I disegni vennero ricavati direttamente nel suolo della pianura rimuovendo le pietre superficiali, che contenendo ossido di ferro di colore scuro, creano un contrasto cromatico chiaro-scuro con il pietrisco sottostante. Eliminando la superficialità e svelando ciò che sta al di sotto, questi uomini con la sola forza delle loro mani hanno creato delle vere e proprie opere d’arte a cielo aperto visibili ancora oggi. Sid fa esattamente questo: scava all’interno e rimuove ciò che superficialmente nasconde qualcosa di speciale. Donando la sua intimità, i suoi drammi, il suo amore per la musica appare un grande disegno, un’opera che colpisce dritta e chiara. La penna scalfisce il foglio e lascia impresso il suo tratto sulla produzione di Mattia Mennella e Natty Dub, una delle due metà del progetto Funk Shui Project.

Nazca è il singolo che anticipa il suo prossimo progetto “Asma” e già promette tanta introspezione e tanta ricerca anche dalla cover del pezzo, in cui è rappresentata un’ombra davanti all’ingresso di un labirinto. Sid entra nell’intrico di questa nuova analisi di sé raccogliendo le proprie esperienze pregresse con un’amore passato che toglie il respiro come fa l’asma. Steso a terra e ormai privo di forze, atterrato dall’ennesimo colpo, ha un momento da dedicare a sé stesso e a questo amore tossico che lo ha incastrato come in un labirinto. Eppure nemmeno questa lei è intoccabile e cammina “sola e fragile lungo le linee del Nazca”, quasi come se fosse confinata al confine tracciato da quel disegno nella terra. Come se non potesse essere diversa da questo, così imperfetta che però la sua natura si combina perfettamente, si incastra quasi, con quella di Sid. Per entrambi è stato un fallimento, ma finalmente la direzione è un’altra e di questo rimane un ricordo forte e pervasivo inciso nella memoria come nella pietra.

Ho scoperto Sid quest’estate in apertura al concerto di Davide Shorty in quel di Lugo (Ravenna) e sono rimasto veramente colpito dai testi del suo Ep “Brenso”: un progetto di sette tracce che viaggia su varie lunghezze d’onda differenti, unendo suoni più classici dell’hip hop alla trap e ad atmosfere jazz. Un lavoro che merita decisamente più di un ascolto e un artista che merita di essere ascoltato e visto quando performa.