klen sheet intervista interview

KLEN SHEET: il rap italiano ha una famiglia del Mulino Bianco, ma più matta – Talk

Li avevamo già ascoltati nel 2020 con il tape KLENTAPE VOL. 0 pubblicato su Soundcloud durante il primo lockdown e con il singolo LALA GANG disponibile su Spotify. KLEN SHEET, la crew di underdogs trapiantati a Milano formata da maggio, Ngawa, Tanca, GIUMO, Goldreick, Ratematica e Monoryth è tornata con SEI CON ME.

Definirli con una sola parola è impossibile ma il concetto più vicino alla loro realtà è quello di famiglia: tanti amici che si sono trovati in una città nuova, si sono scelti e hanno iniziato a dare vita a pezzi essenzialmente per necessità. Caratteristiche singolari del KLEN SHEET sono infatti la foga e l’irrequietezza di chi vede nell’espressione artistica una valvola di sfogo, un “foglio bianco” su cui banalmente scrivere, o da accartocciare e fare a pezzi, un antidoto alla brutalità della realtà; ma anche l’amore verso chi condivide le nostre stesse frustrazioni.

Non a caso i loro pezzi non chiedono di essere etichettati in nessun modo o di raggiungere determinati risultati, e SEI CON ME ne è la dimostrazione: definita dalla stessa crew come la quintessenza del KLEN SHEET, il brano è appunto un manifesto del collettivo in cui ascoltiamo maggio, Goldreick, Tanca e Ngawa rappare dei loro deliri, ognuno con il proprio stile, su una base elettronica, che diventa appunto il “foglio bianco” da cui partire.

Noi di Futura 1993 abbiamo parlato con i ragazzi del nuovo singolo, di Milano, dell’importanza del conflitto, di collaborazioni e progetti futuri.

 Ciao ragazzi, come state? Iniziamo subito parlando del vostro nuovo singolo: SEI CON ME. È un brano che nasce una notte d’estate in una casa in Puglia: GIUMO ha in testa Where is my mind dei Pixies e crea una base su cui iniziate a rappare uno dopo l’altro. Questa immagine mi porta a pensare che le vostre idee vengano fuori in contesti rilassati ma allo stesso tempo un po’ casuali e anche molto caotici. Se doveste dirmi un posto, una situazione o una dimensione in cui la vostra creatività si esprime al meglio, quale sarebbe? E soprattutto, quanto è fondamentale che ci sia casino?

GIUMO: “Ciao, stiamo bene! Il posto ideale per noi è una casa a tre piani in cui viviamo in otto. Che poi è appunto dove sono nate SEI CON ME e LALA GANG. Il casino è fondamentale in misura sufficiente a non prendersi troppo sul serio… ma esagerare è d’obbligo”.

Nessuno di voi è di Milano, ma vivete quasi tutti lì. Pensate che l’essere in qualche modo estranei alla città vi abbia portato a unirvi così tanto? Sentivate l’esigenza di avere una famiglia scelta lontano dalla vostra? Come vivete il momento in cui ritornate ognuno nella propria città?

Tanca: “Non essere di Milano ci ha portato a vedere le cose in maniera diversa, ad avere una fame collettiva che nasce dal sentirci tutti un po’ orfanelli in questo posto che non è il nostro. Tornare a casa è sempre un pugno nello stomaco che, però, ci prendiamo in maniera cosciente ogni volta”.

Durante il primo lockdown avete pubblicato su Soundcloud il KLENTAPE VOL. 0 che contiene pezzi nati proprio in quei giorni. Quanto hanno influito sul vostro processo creativo l’isolamento e l’impossibilità di ritrovarsi tutti in quella dimensione ideale di cui parlavamo prima?

Maggio: “È stato un banco di prova per tutti. A marzo 2020 ancora non ci conoscevamo da troppo tempo, perciò sia lavorare al KLENTAPE, a distanza e in un periodo in cui non avevamo neanche un’idea precisa su cosa fare, sia andare d’accordo e capirsi è stato complesso ma anche giusto così. Ci ha rafforzato e ci ha messo alla prova: essere in tanti e in remoto richiede comprensione da parte di tutti per non rompere troppe cose. A distanza di due anni da quel progetto siamo sicuri che ci abbia dato l’esperienza necessaria per affrontare con più concretezza il presente, artisticamente e non solo. D’altronde quando si rimane un po’ da soli l’unica cosa utile da fare è conoscersi meglio”.

La vostra crew si contraddistingue proprio per l’eterogeneità: siete creativi sotto vari aspetti e avete, in alcuni casi, influenze molto diverse.  Se doveste usare una sola parola per definire il vostro collettivo, sia dal punto di vista musicale che grafico, quale sarebbe?

Ngawa: “Penso che l’aggettivo più adatto sia ‘intuitivi’. Ognuno di noi ha capacità e riflessi rapidi e chiari nel proprio ambito. In questo modo ognuno mette mani nel progetto da diverse prospettive, e tutti si muovono di conseguenza, fidandosi dell’altro e seguendo il suo passo”.

Ratematica: “Non posso usare una sola parola per descriverci, spiegherebbe solo una sfaccettatura del gruppo. Se però mi obblighi con la pistola puntata ti dico ‘mostri’, perché KLEN è come un esperimento da laboratorio. Non sei mai sicuro del risultato”.

Curate in maniera indipendente ogni aspetto dei vostri progetti, dalla produzione alla distribuzione alla grafica, e, anche per la natura intrinseca della crew, la vostra produzione artistica non si limita solamente alla musica: mi viene da pensare alla fanzine La famille è sempre la famille curata da Ratematica. Com’è nata l’idea? Avete mai pensato a una vera e propria graphic novel con illustrazioni di Rate e testi di tutti gli altri?

Ratematica: “Il fotoromanzo è nato da un impulso. L’idea mi balenava in testa da un po’, ispirata da quei fotoromanzi delle riviste anni ‘80 che ora non si legge più nessuno. Avevamo un sacco di foto dello stesso shooting (quello di SEI CON ME e delle maglie fatte in collaborazione con FAMILIA POVERA), quindi maggio ha pensato di stamparle, io poi ci ho fatto i balloon e i dialoghi con un bianchetto e un pennellino, costruendoci una storia, e alla fine le abbiamo ri-scannerizzate e ristampate in delle fanzine. Una graphic novel di gruppo prima o poi la faremo”.

Nella scena italiana c’è un altro collettivo che è riuscito a far parlare di sé, ovvero i Thru Collected. Erano presenti il 27 novembre al Ringhia live show, il secondo live che ha visto il KLEN SHEET al completo sul palco. Possiamo sperare in una collaborazione con i ragazzi?

Maggio: “I Thruco spaccano. Con loro ci siamo trovati subito bene quando li abbiamo beccati a Milano. Qualcuno di noi li aveva già sentiti, visto che ci piace reciprocamente la musica che facciamo. Scambiarsi un palco e qualche giornata di vita ci ha fatto prendere bene, ed è una cosa che ha aperto a nuove variabili”.

Tanca: “Per quanto riguarda le collaborazioni, direi che possiamo sperarlo, sì! Saremmo la versione aggiornata degli Slipknot”.

Oltre a quello con il KLEN SHEET, tutti portate avanti dei progetti da solista che coinvolgono in maniera più o meno diretta gli altri membri. Quanto è importante la loro opinione in questo caso? Quali sono le differenze tra il lavorare per se stessi e per la crew?

Monoryth: “Per noi ogni progetto solista è un tassello che si aggiunge al mosaico del KLEN SHEET. Tutti siamo nei progetti di tutti, che sia per grafiche, strumentali, feat, cose scritte insieme, strategie o contenuti. Poi ovviamente c’è chi decide di stare più per le sue, e chi invece chiama a raccolta tutto il resto del collettivo, dipende dai casi. In generale, nei progetti solisti il “direttore artistico” è soltanto uno, e filtra quello che arriva dagli altri in base alla propria visione. Nei progetti firmati KLEN SHEET, invece, non è mai solo uno a decidere: tutti mettono del proprio e alla fine esce fuori un mostro a sette teste folle e imprevedibile. Che è quello che rende impossibile la gestione equilibrata delle cose ma è anche quello che ci fa prendere aria e divertire un botto”.

Vi piace litigare: lo vediamo anche nel video di Sei con me in cui raccontate un pranzo di famiglia finito male. Come iniziano le vostre liti? Finiscono sempre con un pezzo nuovo?

GIUMO: “Non ci piace litigare, ma non ci piace neanche fingere. Spesso siamo troppo diretti, è un concetto di brainstorming un po’ hardcore. Un pezzo, una maglia, l’idea per un evento: sono tutti frutti del brainstorming-core. E nel lanciarsi degli input finisce sempre che qualcuno non è d’accordo. Fortunatamente al nostro interno abbiamo personalità che permettono di incanalare creativamente e positivamente tutto questo”.

Goldreick: “Sì, ci piace molto litigare. Di solito le nostre liti iniziano con qualcuno che propone qualcosa e gli altri che commentano. Ma la democrazia non esiste quindi non appena si accende la discussione e diventa incandescente, chi ha fatto la prima proposta si punge il dito con un ago. Se riesce a riempire un ditale di sangue la proposta viene accettata e nessuno può opporsi”.

Ngawa: “Le nostre liti cominciano sempre per le cazzate, siamo un po’ tutti dei grandi rosiconi e finisce sempre con la pace. Al 30% delle volte con un pezzo”.

Tanca: “Siamo sette teste calde, CALDISSIME ed è inevitabile che succeda. Quando una lite finisce di base neanche lo sai, non ci pensi più tanto poi ne inizia un’altra ahahah”.

Monoryth: “Noi diciamo sempre che siamo tutti diversi perché è vero. L’effetto collaterale di questa cosa è che andare d’accordo, specie in un progetto artistico/musicale che è composto da mille sfaccettature diverse e in cui nessuno ha un ruolo definito, è difficile per non dire impossibile. Te ne accorgi pure dalle risposte folli e contraddittorie che abbiamo dato a questa domanda. Ma è bello così”.

Da qualche settimana avete aperto un canale Twitch che avete inaugurato commentando la prima serata di Sanremo. Secondo voi quali sono e quali saranno le conseguenze dell’utilizzo delle piattaforme in streaming per l’industria musicale? E soprattutto che contenuti dobbiamo aspettarci dalle vostre dirette?

GIUMO: “Twitch, personalmente, è un mondo divertente e curioso da scoprire con i suoi pro e i suoi contro e, in ambito di comunicazione, tutto sta a come lo usi. Penso che possa far bene a tante cose, per questo sono subito stato pro all’iniziativa e mi piacerebbe portare altri format: dal gaming alle reaction a session di composizione/scrittura con pubblico o altri artisti. Sarebbe un ottimo modo per ampliare le proprie idee confrontandosi con un pubblico potenzialmente ampissimo”.

Goldreick: “Sicuramente la previsione è che gli stream saranno sempre più numerosi anche dagli artisti del settore della musica, ma nulla può sostituire un vero concerto. Il nostro obiettivo col KLENTWITCH è mostrare quanto siamo diversi e caotici quando ci riuniamo”.

Monoryth: “Il dilagare di Twitch anche nel mondo della musica non fa altro che rendere sempre più palese l’assottigliamento del confine tra arte e contenuto, e tra artista e content creator. Per molti questo rappresenta un dramma, o la fine dell’arte. Per me invece rappresenta l’apertura a potenzialità infinite di interazione col proprio pubblico, innalzamento della qualità del dialogo e abbassamento di quella ‘soglia di intoccabilità e inarrivabilità’ dell’artista che ormai abbiamo capito tutti che è una roba vecchia e senza senso, e che soprattutto non sentiamo per niente nostra. Twitch avvicina, quindi spacca, quindi è KLEN”.

In un’altra vita, chi sareste oggi senza KLEN SHEET?

Ratematica: “Uno scappato di casa. Quindi uguale a mo’ ma con molto meno sugo”.

Ngawa: “Senza KLEN oggi forse farei musica ma molto probabilmente in un’altra parte del mondo”.

Goldreick: “In un’altra vita sarei un barboncino gigante rosa”.

Tanca: “Metaforicamente un cane randagio, Artisticamente un musicista senza uno strumento. Umanamente un’anima sola meno forte di quanto ognuno di noi lo è stando insieme”.

Maggio: “Starei immaginando di fare qualcosa per chiamarla KLEN SHEET”.

Giulia Nucifora

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