Il mondo di Zollo, tra creatività ed esperienza: l’intervista

Zollo è lo pseudonimo di Carlo Zollo, produttore, compositore ed ingegnere del suono classe ‘87. Carlo è originario della provincia di Benevento ed inizia a lavorare molto giovane alla produzione di dischi di vario genere, tra cui jazz, metal, punk, stoner e punk. Grazie alla lunga esperienza durata ben 10 anni come fonico di sala di artisti come Calibro 35, Cosmo, Calcutta e Diodato, Zollo riesce a farsi notare come musicista e produttore, portandolo a collaborare negli scorsi anni a numerosi progetti. Uno degli incontri più importanti sia per la sua esperienza lavorativa che per l’amicizia instauratasi è stato quello con la Love Gang, in particolare ha dato un contributo importante alla produzione e realizzazione di due album, quali Romanzo Rosa di Pretty Solero e Kety di Ketama126, oltre che ad EMORANGER di Generic Animal.
La vasta rete di rapporti umani e professionali che Zollo è riuscito a creare negli anni lo ha portato anche a suonare live con numerosi grandi nomi della musica indipendente italiana. Ha partecipato ai tour L’ultima festa di Cosmo e Mainstream di Calcutta.

Tutte queste importanti influenze gli hanno permesso di crescere molto sotto tanti aspetti e lo hanno portato nell’ultimo anno alla creazione di SPERMATOZOLLO: una collana discografica che è stata presentata al pubblico a partire da venerdì 10 aprile, con l’uscita ogni settimana di un brano con uno o più featuring, chiaramente firmata Zollo, autore di tutte le produzioni. Si tratta del suo primo progetto discografico solista che vede tra le collaborazioni i nomi di Ketama126, Tauro Boys, Lil Jolie, Pretty Solero, Garage Gang e i BLISTERZ, band di cui è anche chitarrista.
Le sonorità di questi brani sono uniche, in ogni collaborazione Zollo cerca sempre di unire i suoni che più si addicono ai featuring, con i propri punti di forza che rendono la sua produzione riconoscibile e distinguibile. Si tratta di un progetto molto ambizioso, dove il ruolo del producer viene messo in primo piano. Il progetto è tutt’ora in corso e nell’attesa di poter ascoltare nuovi brani, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Zollo.

SPERMATOZOLLO: una collana discografica che ha avuto inizio venerdì 10 aprile con l’uscita ogni settimana di un brano con uno o più featuring. Com’è nata quest’idea dal principio? Cosa vuoi trasmettere al pubblico?
Quest’idea non ha un vero e proprio principio, non c’è una data o un periodo ben preciso in cui posso dire di aver ideato SPERMATOZOLLO. È stato un percorso, un susseguirsi di incontri, di avventure e di esperienze con vari artisti, che mi ha portato a dare vita a tutto ciò. Degna di nota è la sera in cui, al ritorno da una data del tour di Ketama126, io ed il Sergente, Miguel Navarro Parres, eravamo euforici, ed è proprio lì che, parlando per ore sulla sua terrazza nel centro di Roma, lui ha battezzato una parola che uso da tempo per scherzare, SPERMATOZOLLO, come un contenitore di esperienze e di collaborazioni sincere che avremmo dovuto mostrare al pubblico.

Durante la tua carriera hai fatto una lunga esperienza in campo musicale come fonico di sala di artisti come Calibro 35, Cosmo, Calcutta, Diodato e tanti altri. Quanto ti ha arricchito? Senti di essere stato in parte influenzato nelle tue produzioni da tali artisti?
Sicuramente mi ha arricchito molto, sono comunque esperienze di vita o lavorative. I Calibro 35 e numerosi altri progetti dell’underground mi hanno dato tantissimo, sono i miei maestri Miyagi; ho iniziato a 21 anni e sono rimasto con loro a stretto contatto per 10 anni. Assieme abbiamo girato il mondo e, soprattutto, ho capito che cosa li spinse a fare musica in quel modo, fino ad arrivare a studiare i loro strumenti, per poter interagire ad un pari livello. Di conseguenza, con gli altri artisti, dopo anni di background acquisito, mi sono trovato a riuscire a trasmettere più facilmente le mie idee. Non mi sono mai sentito un tecnico e, anche quando non richiesto, ho sempre lavorato alla direzione artistica utilizzando i tecnicismi come mezzo e non come fine.

Qual è, secondo te, la chiave per ottenere un prodotto di qualità? Pensi che il lavoro di producer sia sottovalutato in Italia, rispetto che all’estero?
Stiamo parlando di creatività. La chiave, secondo me, è una questione di eventi personali, visioni, contesto sociale, cultura, sensibilità, periodo storico e tanti altri fattori. Di solito l’atmosfera che evoca il tuo stato d’animo arriva magicamente in studio mentre stai buttando giù le idee. La qualità è una questione di punti di vista. In questo periodo storico per me è riuscire a rappresentare sinceramente quello che si è. Ho prodotto vari dischi e, in generale fino a qualche anno fa, a parte un paio di super note eccezioni internazionali, il produttore è sempre stato accreditato sulla tipografia dell’uscita fisica e solo i veri nerd arrivavano a voler sapere chi fosse. Ma ciò non era sminuente. Comunque stiamo parlando di produzione, la sfida è fare in modo che l’artista prodotto arrivi ad esternare con forza, emozione e senza imbarazzi. Se il risultato è il fatto che sia più degna di nota la produzione, può anche essere soddisfacente, ma il goal non c’è stato.

Nel corso degli anni e in primo piano durante il progetto SPERMATOZOLLO hai collaborato con tantissimi artisti del panorama italiano. Con quale di loro senti di aver maggior affinità? Quale invece ti ha sorpreso di più durante il processo creativo?
I Calibro 35 con un centinaio di concerti l’anno sono stati una famiglia. In particolare, con Enrico Gabrielli continuiamo a collaborare tantissimo, in particolare con un’etichetta discografica di musica contemporanea da lui fondata che si chiama 19’40”. La sua mano è presente anche in SPERMATOZOLLO con clarinetto basso, sax e flauto. Con Ketama126, invece, mi accorgo in alcuni momenti che abbiamo dei tratti caratteriali molto simili, ma che riesce sempre a sorprendermi durante il processo creativo; come d’altronde anche Pretty Solero. Ketama, quando meno te lo aspetti, prende il controllo della situazione creativa e trascina tutti verso qualcosa di forte. Solero invece ha la capacità di capire al volo alcune mie pazzie melodiche e di tuffarsi senza paura.

Hai uno strumento o un suono specifico che preferisci in modo particolare all’interno delle tue produzioni e che ami utilizzare? 
Ho approfondito tantissimi strumenti da quelli musicali ai più tecnici per plasmare il sound. Ho iniziato da adolescente con la chitarra, che poi ho messo in pausa per anni per poter accrescere esperienze con tutto il resto e l’ho ripresa in mano in questo periodo. Sentirla nelle canzoni è bellissimo e suonarla dal vivo nel “Kety 2020 tour” è una cosa incredibile. Spero che il tour possa ricominciare presto!

Stai facendo digging, su quale decennio ti soffermi per più ore? Quali sono le tue influenze artistiche?
Difficilissimo dare una risposta. Ho sempre attraversato tantissimi generi, approfondendoli tutti. Solo per la morte di Tony Allen di qualche giorno fa mi sento in dovere di citare l’afrobeat che, grazie all’Angelo Mai, teatro romano dove ho vissuto 3 anni e mi ha permesso di fare esperienze con svariati artisti senegalesi e nigeriani e mi ha insegnato un approccio alla musica privo di strutture, convenzioni e metodo tipiche dell’approccio occidentale.

Quali sono le differenze principali tra sviluppare un progetto con un unico artista e uno con diversi interpreti? In base alla tua esperienza, quale delle due possibilità ti intriga maggiormente e permette di valorizzare la tua musica nel miglior modo? Per quale motivo?
Nel primo caso la difficoltà principale è il fatto che è necessario arrivare ad avere un rapporto intimo e di fiducia molto stretto con l’artista con il quale passerai un sacco di tempo a confrontarti. Nel secondo caso, invece, la difficoltà è di tipo organizzativo-manageriale. Non puoi pretendere che tutte le persone che hanno voluto collaborare a un pezzo del tuo progetto si ritrovino poi nel momento giusto a sentirsi a proprio agio con l’uscita, per mille motivi diversi.

Quali consigli daresti ad un giovane ragazzo alle prime armi con la produzione?
La tecnologia per produrre musica ai livelli del mercato musicale è ormai alla portata di chiunque. Tutta la formazione su come applicare la tecnologia per produrre musica è a disposizione online, per esempio su YouTube. Se vuoi fare la differenza devi andare oltre questo esercizio e fare esperienze molto più significative che stare al PC, sia nella musica che nella vita.

A cura di Stefano Rizzetto per Futura 1993, il network creativo creato da Giorgia Salerno e Francesca Zammillo che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Segui il network su Instagram e Facebook.