Andrea Opretti – Illustro chi illustra

Con un po’ di libertà ripristinata e forse qualche nervo meno teso, vi presento Andrea, artista della settimana su “Illustro chi illustra“, che compenserà chi è ancora teso e farà compagnia a chi si sta rilassando.

Ciao, sono Andrea, sono nato a Carrara nel 96 ma vivo a Torino da 5 anni. Per metà settimana lavoro come grafico e illustratore in un agenzia di comunicazione con un sacco di regaz presi bene, mentre l’altra metà scarabocchio fumetti.

Che musica ascolti mentre disegni? Consigliaci un pezzo. Ascolto un casino di musica ambient o comunque strumentale che mi mandi un po’ in “loop” mentre lavoro. Penso che “Wetland” di Hiroshi Yoshimura dovrebbero ascoltarlo tutti.

Quali sono il tuo materiale preferito su cui disegnare e il tuo strumento preferito con cui disegnare? Lavoro moltissimo in digitale e su carta uso spesso la china. Però, il momento più divertente è quando usi qualcosa che non sei abituato ad usare, ti liberi un po’ da quelle che sono le tue abilità, quindi anche dalle tue aspettative o pretese.

Qual è la tua aspirazione di carriera più alta? Che cosa può facilitare la sua riuscita e che cosa può ostacolarla? Vivo momenti in cui il disegno è un lavoro/servizio per terzi (che sono felice di poter fare). In altri momenti, invece, è un mio modo per metabolizzare o esprimere opinioni. Una bella aspirazione credo sia quella di riuscire ad avvicinare questi due momenti senza far morire nessuna delle due cose.

Hai un piano fisso per lavorare entro una scadenza o ogni volta è una rivoluzione? Per rispettare le scadenze, quando sono sotto pressione o ci sono tempi stretti, ho un gioco imbarazzante che mi aiuta a rilassarmi: devo fare una torre con sei piccoli solidi di legno e un dado e finché sono agitato la torre cade. Quando riesco a farla tutta so che sono abbastanza concentrato e sereno per mettermi disegnare senza fare le cose male per chiudere in fretta. Paradossale ma, se sei molto di fretta, prenderti del tempo aiuta a chiudere bene alla prima, anziché rifare tutto mille volte nel panico.

Quanto è cambiato il tuo sguardo sulle cose da quando lo hai finalizzato alla riproduzione di ciò che vedi? Non so se centra con quello che disegno, ma mi soffermo sulle distorsioni dei riflessi, sono tipo i glitch della vita vera. Per esempio, a casa di un amico c’è un armadio che al posto del vetro ha del plexiglas tutto bombato, quando chiudiamo le finestre il plexiglas riflette la luce (che passa a righe dalla persiana) e il risultato pare un lavoro di Franco Grignani.

Quale è stato il tuo più grande flop inaspettato? E il tuo più grande successo? Più grande flop decidere di prendere la patente, più grande successo non aver ancora imparato a guidare.