sir prodige ti volevo dire intervista

Sir Prodige: intervista dopo il suo primo EP Ti volevo dire – Talk

Abbiamo conosciuto Sir Prodige grazie al brano Locked, contenuto nel mixtape Bloody Vinyl, curato da Dj Slait; subito dopo, invece, è stata la volta di Aries, feat. Ariete, suo singolo d’esordio. Dopo i primi successi, lo scorso dicembre, l’artista e producer siciliano, classe 2006, ha pubblicato finalmente il suo primo EP, ti volevo dire. Nell’opera, nata durante l’estate, dopo una serie di eventi che l’hanno particolarmente colpito, l’artista riesce a esprimere le emozioni che si provano nel periodo dell’adolescenza a pieno.

Tre tracce in grado di toccare tematiche diverse tra di loro, ma con un unico filo conduttore: la confusione. L’elemento ritorna in ogni singola parola dei brani: la melodia che li accompagna accentua ancora di più il senso di frastuono che l’artista vuole far trasparire dalla sua musica. Grazie a questo nuovo lavoro possiamo leggere i suoi pensieri personali, scoprendo, nota dopo nota, chi è veramente Sir Prodige. Dopo l’uscita dell’EP, abbiamo fatto una chiacchierata direttamente con lui, per farci raccontare meglio il suo nuovo progetto e ciò che l’ha portato ad essere chi è oggi. Ecco cosa ci ha raccontato.

A soli 15 anni hai realizzato un EP maturo e ben fatto. Com’è nata la tua passione per la musica e da quanto scrivi pezzi tuoi?

Intanto grazie, sono contento che vi sia piaciuto il mio progetto. Ho iniziato a scrivere quando avevo circa 11 anni, ma la mia passione per la musica è nata in modo molto naturale. Poi, circa 3-4 anni fa, ho deciso che avrei preso quest’arte e l’avrei resa parte integrante della mia crescita.

Come ci si sente ad aver pubblicato un EP che riesce a dar voce alla tua generazione?

È davvero emozionante poter pensare che effettivamente tanti miei coetanei si sentano come me, crea connessione tra di noi. A volte in questi periodi di crescita, soprattutto nel più delicato di tutti, l’adolescenza, quando si affrontano situazioni scomode o difficili non si parla tanto, e sono pochi i ragazzi che si aprono e si confrontano tra loro. Ci chiediamo spesso “ma sta succedendo solo a me o anche ad altri?” scegliendo di tenerci tutto dentro. Produrre questo EP mi ha aiutato a capire che non sono solo perché altre persone hanno vissuto gli stessi momenti che sto passando io, e nonostante tutto, sono riuscite ad andare avanti.

In Un milione scrivi “Vorrei andare via di casa, spegnere il cell e essere libero”. Dove andresti per sentirti veramente libero?

Se potessi sicuramente andrei lontano da casa, dal posto in cui vivo attualmente. Probabilmente direi Milano, che a livello affettivo – e ovviamente professionale – per me è come una seconda casa.

Scrivere di emozioni personali non è mai facile, ma nei tuoi brani ci sei riuscito, buttando fuori tutto ciò che ti ha fatto stare male. Bene è la canzone che più mi ha colpito, nonostante abbiamo alcuni anni di differenza sono riuscita a farla mia e a collegarla a un periodo personale vissuto anni fa. Cosa hai provato nel girare il video di questo pezzo?

Girare il videoclip di Bene è stata un’esperienza diversa dal solito, ma comunque estremamente naturale. Mi sentivo a mio agio davanti alla videocamera e non c’è mai stato un momento in cui mi sentissi a disagio.

Le tre tracce che compongono l’EP ti hanno portato nel giro di pochi giorni a chiudere un intero mixtape con all’interno circa venti brani. Ne pubblicherai qualcuno prima o poi?

Chi può dirlo! Sarebbe bello perché vorrebbe dire esternare tutto quello che ho vissuto quando ho scritto quei testi, ma non è ancora il momento. Vorrei far scemare i sentimenti che ho provato e far calmare completamente le acque. Ora come ora sono ancora troppo dentro al contesto delle mie parole.

Com’è stato lavorare per questo progetto con i tuoi amici e producer Young Miles, Keiden e Cripowski?

Lavorare al mio primo progetto insieme ad artisti che rispetto tantissimo e che sono anche miei amici, è stato come trovarsi a una riunione di famiglia.

Fare musica in un periodo come quello che stiamo vivendo è difficile: ci sono tantissime sfide e molti artisti in ballo che vorrebbero arrivare al grande pubblico, molte volte non riuscendoci. Avresti mai pensato di arrivare a ciò che sei oggi?

Non ho mai pensato dove sarei potuto arrivare in futuro, perché il mio unico scopo è sempre stato fare musica. Solo ora sto iniziando a capire i miei veri obiettivi fissandoli in un percorso artistico da seguire. Ho tanta strada ancora da percorrere, ma sento di aver fatto un piccolo passo in avanti. Sono molto razionale e determinato, voglio diventare il migliore e non mi farò fermare da nessuno.

Hai in programma un tour quando la situazione lo permetterà?

Pensare a un tour ora come ora non ha molto senso, è meglio muoversi con la logica dello “step by step”. Partire con qualche live e poi, quando avrò una discografia più ampia, si potrà pensare a organizzare un vero tour.

Di Martina Nardoni

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