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The Showdown: i Browbeat sono i pesi massimi dell’hardcore

I Browbeat sono una di quelle band che mi accompagna fin dall’adolescenza, cioè da quando, pischello, iniziai a frequentare il giro underground bolognese e zone limitrofe.

Visti parecchie volte a inizio 2000 in supporto a “No Salvation” e “Audioviolence” prima che, nel 2007, mettessero il progetto in stand by per esplorare soluzioni sempre iper violente ma di grande valore (The Modern Age Slavery e Keep The Promise), sono tornati alla carica nel 2017 con “Remove The Control” e oggi siamo qui per parlare del nuovo EP: “The Showdown”, uscito il 22 Gennaio 2022 per Distrokid.

L’assoluta certezza del binomio impatto/protesta viene riconfermata e, se possibile, raffinata; ci troviamo davanti a una realtà mai stanca di sbattere in faccia al mondo in cui vive il profondo senso di rabbia e dolore, attraverso una musica senza compromessi e con il coltello tra i denti. Cocco Aka Luca Cocconi (chitarrista) e Simone Sighinolfi, sono gli artefici del muro sonoro stampato sull’incudine degli Audiocore Studio, riuscendo a trovare un onesto quanto greve equilibrio tra le sonorità HC metal americane moderne (Lionheart, Hatebreed e First Blood) e la scuola di metà anni 90, sicuramente presente nella scrittura e in certi arrangiamenti strumentali che ricordano da vicino Machine Head e Soulfly.

Fabio MV al microfono produce una delle migliori performance vocali di sempre, calcolando 24 anni di attività con tantissimi live dentro e fuori lo stivale la longevità di questo progetto è fuori discussione.

“The Real Face”, uscita anche come singolo apripista, spazza via tutto e mette subito in chiaro che i pesi massimi dell’HC metal nostrano hanno ancora qualcosa da dire. Rallentamenti alternati ad improvvise accelerazioni e doppia cassa ci travolgono riportandoci immediatamente dentro al pit; da subito notiamo la capacità innata della band di condurci in una dimensione oscura, soffocante e pericolosa. Qualità che non hanno mai perso negli anni e che trasuda in ogni singola nota di questa troppo breve produzione.

“The Showdown” è la traccia più hardcore del lotto, con l’incedere granitico della strofa che duetta con le mazzate metalliche del ritornello, in cui Fabione esprime chiaramente il mindset contrario ed avverso che permea il concept del progetto dal giorno zero: “Fuck you! I won’t do what you tell me!” Cit. Zack De La Rocha.

“The Call Of Falldown” preme sull’acceleratore innescando la marcia thrash metal adatta al circle pit con un ritornellone bouncy che non stonerebbe sull’ultimo disco dei Madball. Qui la tematica si sviluppa sullo sfruttamento indiscriminato del pianeta, culminando sul rallentamento finale spezzaossa.

15 minuti scarsi ma di spessore che si concludono con la cover di “Slave New World” dei Sepultura, traccia iconica scelta non a caso da Chaos A.D., album che creava il ponte tra il passato e il futuro di una band leggendaria e di sicura ispirazione anche per i modenesi Browbeat, ed infine l’outro “Bleeding Age”.

Il mini album cattura l’epoca storica in cui viviamo, in cui l’informazione è diventata l’ennesima arma a favore dei potenti, ma i Browbeat non ci stanno e, come storicamente ci hanno abituato, usano la loro musica per lanciare un messaggio inequivocabile: avete rotto i coglioni!