suarez antieroe 3 the punisher

Suarez: antieroe del rap italiano

Roma, 1 marzo 2022. Ultimo avvistamento di uno dei vigilanti dell’hip hop italiano: Suarez, classe ’85 alfiere delle rime e protettore del rap romano. Lo riconosci per la maschera dal teschio bianco e “per il serpente a forma di S”.

“Antieroe 3: The Punisher” è il nuovo disco di Suarez che pubblica un altro capitolo della saga dell’antieroe con il suono hardcore, le liriche taglienti come le unghie di Logan, la “R moscia” che ancora lo contraddistingue e la fotta che spacca i muri e difende un’idea. Suarez, rapper e producer romano, membro dei Gente de Borgata (GDB) e del crew Nacapito, ancora rifiuta gli schemi di ciò che funziona e di certo non rappresenta un modello di come fare rap per fare qualcosa che possa funzionare a livello commerciale. Come l’antieroe rappresenta in letteratura il personaggio portatore di disvalori o idee non eticamente cristalline, così Suarez torna con una carrellata di rime, con l’hardcore crudo, per mostrare ancora una volta che se anche c’è chi cambia rotta per convenienza, non sarà lui di certo a mascherarsi. Se tutti sono i supereroi della musica di plastica, dei soldi e di un generale meccanismo funzionante allora lui sarà per sempre l’antieroe.

Suarez convoca i suoi amici e compagni come fosse l’Avergers Assemble – dove “avenge” indica la vendetta come strumento di difesa di chi non ha gli strumenti per potersela procurare da sè – in nome di un unico modo di fare hip hop, che è quello di essere autentici: paradossalmente supereroi senza maschera. Le loro forze si uniscono e l’album, come gli altri suoi lavori, vede coinvolti i rapper più importanti dell’underground romano tra cui mostri sacri di quest’arte, come Danno dei Colle der Fomento, Metal Carter del Truceklan, Supremo 73 e Il Turco dei GDB. Tutti uniti insieme a Suarez per l’unico ideale, cioè quello del rap fatto con integrità, fatto hardcore, ma soprattutto reale. Il tema della fedeltà all’hip hop attraversa trasversalmente tutto l’album e sprigiona la sua energia come un raggio propulsore contro i suckers.
Questo disco deve tanto all’immaginario dei fumetti e dei film dell’universo Marvel che viene usato attraverso i suoi personaggi più celebri per raccontare tutti i colpi ricevuti, tutta la fatica della gavetta; tutto l’orgoglio, giustificato però non da un’identità costruita e pseudo-criminale, ma da un vero rispetto conquistato con: lealtà, punchlines e contenuti spessi. Come Thor, Tony Stark aka Iron Man e Peter Parker aka Spiderman – solo alcuni dei supereroi citati – Suarez sente che da un grande potere come quello del rap, deriva una responsabilità non declinabile in una semplice mascherata di facciata, ma compatibile solo con un apparato di rime, di beats, di live e di fotta che rendano giustizia all’hip hop.
In questo modo la penna e il microfono diventano un’armatura per i paladini che grazie ad essi si sollevano da terra e mostrano abilità eccezionali, ma allo stesso tempo sono anche un fardello che non può essere portato se non da chi sia tanto forte e devoto all’hip hop da poterne reggere il peso – come Mjiolnir, il martello di Thor: un’arma dal potere così devastante che può essere impugnata solo dal guerriero più degno.

“Da solo con la squadra in battaglia
Finché ce regge
Gente De Borgata, Nacapito, Roma Rap avengers” –   Iron Man

“Sul palco meglio se non ci ritorni
Aspetta due giorni, che dopo di me quel microfono pesa per chi non è degno
Non lo sollevi: Mjiolnir” –   Mjiolnir feat Danno

 

Gli eroi del famosissimo universo subiscono una mutazione inquietante in pieno stile romano e  hardcore tra le parole di “Marvel Zombies” – in cui si scatenano anche Royal Damn e Pacman XII. Questo pezzo proietta uno scenario apocalittico, dove Suarez interpreta un uomo ragno non-morto impossessato da una furia assassina che attende di essere sfogata contro i fake, sue nemesi giurate. Questa è una delle tracce in cui il tema del rovesciamento da Eroe ad Antieroe tocca il suo apice mentre, lentamente, come una mano scheletrica che riemerge dalla terra di un cimitero, l’amichevole eroe di quartiere è morto ed è diventato un famelico antieroe di borgata.

“Non vanno più le ragnatele
Ho il corpo decomposto
Riflesso su sti vetri adesso vedo un mostro” –   Marvel Zombies  feat  Royal Damn & Pacman XII

Dissacrante, violento e mai scontato, Suarez morde e ferisce con le rime come un serpente velenoso, ma la sua idea di scena rap che non è quella di un covo di vipere, piuttosto di una fratellanza eticamente unita sotto la bandiera dell’hip hop e dell’odio per lo Stato e per le sue ipocrisie.
La meschinità degli opportunisti viene accartocciata e buttata – insieme coi loro testi vuoti – per essere sostituita da rapporti genuini e da testi rap fatti per essere di nicchia, non per le radio: non per la massa di non-ascoltatori. I suckers e gli opportunisti sono l’altra faccia della medaglia di una popolarità acquisita dal genere, alla quale non corrisponde una reale comprensione della realness e del messaggio sociale, che nasce e cresce insieme alle barre.

“Se nel crew c’è uno che fotte gli altri
Il crew è un crew solo agli occhi degli altri
Nel crew vero si vince e si perde insieme 
Se pensi solo a te non si rimane insieme” –   Time Bomb  feat  Metal Carter & Grezzo

“Tocca fa i contanti” dice Danno nella sua strofa in “Mjiolnir”, dove attacca disgustato la logica economica preponderante diffusa, che spesso va a sostituirsi alla musica, con la quale non ha nulla a che veder. Il tema e l’immaginario dell’hip hop legati al riscatto della propria condizione finiscono per trasformarsi in pura e semplice ostentazione che alimenta ed è alimentata da un vissuto romanzato. Tutto poi finisce per essere una scusa per inventarsi un personaggio, dentro il quale si rimane intrappolati perché è irreale: come l’uomo ragno che rimane invischiato nelle sue stesse tele.

La missione dell’antieroe è solo una: essere il Terminator, il Punitore dei fake anche a costo di essere allontanato e di non ottenere i loro stessi risultati. La sua giustizia lentamente dilagherà fino a che “pagheranno, tutti, dal primo all’ultimo!!”. E mentre la sua vendetta si consuma le sue armi si affilano e diventano sempre più potenti.
L’antieroe che ancora desidera coltivare il proprio stile, la propria cifra, anche in mezzo alle influenze della moda e del qualunquismo travestito da poesia incompresa, è l’ultima linea di difesa dell’hip hop italiano.

“Di certo non salverò il mondo e manco salverò me stesso
Ma ci proverò lo stesso
Averci un abiettivo e aver uno scopo anch’io nell’universo
Mi permette di essere diverso, mi dà un senso
Lo faccio per questo”  – Iron Man