sace rapper intervista

Sace: l’anello di congiunzione tra vecchia scuola e trap – Talk

Ho conosciuto Sace al live di DJ Fastcut questo autunno insieme alla Setta dei Poeti Estinti e fin da quando ha messo piede sul palco ho visto in lui una carica e una tecnica invidiabili ma soprattutto la capacità di spostarsi dal “boom bap” a suoni più vicini alla trap con una facilità pazzeschi. Così dopo aver preso i contatti con lui dopo il live ho deciso di fargli qualche domanda e conoscerlo meglio.

Ciao Sace, presentati, chi sei? Da dove vieni?
Ciao a tutti, innanzitutto grazie per lo spazio. Vengo da Aprilia, una città vicino Roma. Gia da piccolo grazie a mia madre e ai miei fratelli ascoltavo fiumi di musica, tutti generi differenti tra loro. Il primo brano di rap italiano che ascoltai è stato “Dentro una scatola” di Mondo Marcio che nel 2006 passava spesso in tv. Quella è stata la prima volta che ascoltai un brano con un linguaggio ed un vissuto molto in linea con il mio, riuscivo a rispecchiarmi in ciò che diceva e questo mi colpì profondamente. Un anno prima nacque Youtube e successivamente grazie ad esso scoprì una valanga di artisti.
Nel 2008 ho approcciato concretamente alla cultura Hip Hop tramite i graffiti e nel 2009 scrissi il mio primo testo. Inizialmente era solo uno sfogo su carta con qualche tentativo di registrazione uscito solamente su Myspace, poi nel 2012 a seguito della vittoria di un contest nazionale organizzato da Honiro, ho confezionato il mio primo vero e proprio progetto e da li in poi nacquero collaborazioni e contratti di vario genere.

Questanno è uscito il tuo primo EP dal titolo “ME”, un biglietto da visita del tuo stile, sonorità nuove con unapproccio ai testi molto curato. Raccontaci la genesi di questo lavoro.
Inizialmente i brani presenti in “ME” dovevano essere tutte uscite cadenzate mensilmente e quindi improntate più a singoli, solo che più passava il tempo e più sentivo un filo conduttore tra le prime quattro tracce che avevo. Mentre quei brani erano in fase di mix e master, scrissi altri due pezzi: “Persi nel mondo” e “24K” e da li a poco il cerchio si è chiuso e insieme ai miei collaboratori nasce l’idea di racchiudere tutti i brani in qualcosa di più concreto come appunto un EP che poi abbiamo deciso di stampare in tiratura limitata con una t-shirt rappresentativa della mia città che accompagnava il singolo “04011”. Il progetto parla principalmente ai giovani ed il fine è proprio quello di rappresentarli tramite i miei vissuti ma non solo, anche raccontando squarci di vita quotidiana.

Pensi che ci possa essere dialogo e collaborazione tra la vecchia e la nuova scuola?
Assolutamente, sono già diversi anni che moltissimi esponenti del mainstream collaborano con le nuove leve. Nell’underground uno tra pochi che ha sempre coinvolto i giovani nei propri progetti è stato Bassi Maestro, dando costantemente prova della sua trasversalità e voglia di mettersi in gioco.
Nei miei confronti sono quasi sempre stati tutti disponibili e lo testimoniano i vari palchi che ho condiviso con i Colle, Kaos, ecc. in svariate città d’Italia. Già nel 2014 all’interno del mio terzo volume di “Giovane e Forte” ebbi la fortuna di ospitare all’interno personaggi come appunto Bassi Maestro, Dj Shocca, Primo Brown (rest in peace), Amir ecc. ecc. tutte persone che hanno dato e continuano a dare un grande contributo alla cultura.

Sarai presente allinterno di Dead Poets III di DJ Fastcut, come vi siete conosciuti e cosa vi ha portati a collaborare?
Con Fastcut sono anni che ci conosciamo, ci siamo visti spesso in svariati eventi a Roma e c’è sempre stata stima reciproca ma poi non abbiamo mai avuto modo di lavorare insieme. Durante il lockdown, ho rincontrato sia lui che Sgravo in una lobby di Call Of Duty e da poco era uscito il mio ultimo EP, “ME”, dopo svariati props da parte di entrambi, tra una partita e l’altra mi propose di partecipare al disco ed accettai senza indugio.

Pochi giorni fa hai pubblicato il quarto capitolo della tua saga di #GDAMN nel quale riprendi il ritornello di Toka di Sofiane, quali sono i tuoi artisti preferiti?
In Italia Marracash, con l’ultimo disco è riuscito nuovamente ad alzare l’asticella e a rimettere il focus sui testi e sulle sonorità, mai scontate. All’estero uno tra i miei preferiti è SCH, trovo che abbia una scrittura ed un flow sempre originali e profondi.

Progetti per il futuro?
Sto confezionando proprio in questi giorni un nuovo progetto, un po’ particolare rispetto ai requisiti canonici, il tutto vedrà la luce ad inizio anno, oltre questo non mancheranno delle sorprese.