marracash noi loro gli altri recensione

Marracash a mente lucida

Quando come Marra ti ritrovi ad avere un bagaglio di esperienze non indifferente e sei nella posizione di essere sempre osservato ed attaccabile, ragionare senza pensare alle conseguenze mediatiche, ma anche avere una prospettiva critica personale nell’affrontare i problemi diventa complicato. Per questo ho deciso di chiamare questo articolo “A mente lucida”: perché sento ogni riflessione di Marra come genuina e autentica, ma frutto di un grande lavoro su sé stessi.

La guerra dell’io

Considerando l’esposizione mediatica  di “Persona”, “Noi, Loro, Gli Altri” arriva inaspettatamente e come sempre entra “a gamba tesa” contro la società e il rapgame. E’ interessante che nonostante il successo Marra abbia ancora voglia di essere polemico, di esprimere il suo punto di vista in modo cristallino. Non è importante che ciò che dice sia condivisibile da tutti o meno, sia perché l’intenzione è fare riflettere, sia perché tutto quello che Marra ha scritto è frutto di un lavoro  fatto in primis da lui su sé stesso, con sofferenza e difficoltà.
Questo disco è stato scritto e pubblicato durante un periodo difficile per tutti noi, che ci ha cambiati e ha fatto lo stesso col mondo in modo irreversibile. Ma in primo luogo le differenze si notano dentro e Marra lo sente.

“Io che non sono più io” – IO

La consapevolezza di Fabio è quella di essere cambiato in questi 2 anni e nel disco rapporta quest’ultimo periodo al suo intero percorso di maturazione. Ma analizzarsi non è semplice, e le maschere che mettiamo in pubblico si rivolgono direttamente contro di noi, filtrando la vera realtà dei nostri pensieri e delle situazioni che viviamo in modo distorto.
Da una profonda conoscenza di sé nasce la possibilità di saper comunicare cosa si ha dentro, che poi nel caso degli artisti va ad unirsi al talento. Marra, da sempre tanto intimo quanto diretto, alterna momenti più legati all’introspezione e altri più critici nei confronti della società, anche in questo album.
Ma per quanto ci affascinino le liriche, le citazioni e le punchlines ciò non toglie che tutto quello che lo ha reso il liricista che è proviene da un travaglio interiore affrontato, conosciuto e forse non sempre domato del tutto. D’altronde lo stesso Marra racconta che questa consapevolezza non viene in modo indolore e che percepire sempre un conflitto con sé stessi non è di certo piacevole; in più che la verità, una volta conosciuta, non rende più facile affrontare la vita e può rivelarsi un peso, per noi stessi e per gli altri.

“Scusa se sono profondo solo quando sono triste, chi non finge?” – IO

Questa è la guerra dell’io: un conflitto sia fuori che dentro, profondo e su più livelli, che Marra ha cercato di raccontare in “Nemesi”: brano insieme a Blanco, in cui indaga il profondo antagonismo tra le varie parti di ognuno di noi, sempre impegnate ad ostacolarsi a vicenda, sono la causa principale del nostro autosabotamento. Come se una di queste fosse alla continua ricerca di un nemico da combattere, e se questo non è disponibile fuori, allora lo cerca dentro e si ritrova a scontrarsi con la sua nemesi, ovvero con quella parte di noi che ricerca la catarsi, l’equilibrio interiore.
Ognuno è l’acerrimo nemico di sé stesso. La battaglia, sembra dirci Marra, è destinata a continuare insaziabile di sangue fino a quando uno dei due contendenti non sarà sconfitto, il che diventa, di fatto, una sorta di omicidio/suicidio di una parte di sé alla ricerca di pace, di equilibrio, di libertà sempre temporanei. E quando finalmente lo scontro ha termine Marra lancia un grido liberatorio, ma è consapevole che sarà solo la calma prima della nuova tempesta.

“Tregua col nemico, cerco l’equilibrio” – NEMESI  ft. Blanco

In tutto questo l’incertezza è la compagna infida dello scontro: quasi come una cantilena accompagna ogni mossa delle fazioni duellanti, mettendo in difficoltà ora l’una ora l’altra parte semplicemente perché ama il caos. Il caos generato da una situazione di stallo che ci corrode interiormente forse più di quanto faccia la nostra parte guerrafondaia.
La traccia più intima del disco è “DUBBI”: un racconto della storia personale di Marra che delinea le incertezze psicologiche, affettive, ma anche pratiche, in cui ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza. E proprio quando i dubbi legati al suo passato si ritirano, ne affiorano altri, come scogli con la bassa marea, legati alle conseguenze della fama e al suo percorso artistico, che lo ha sottratto per certi versi, a quella che considereremmo una vita “normale”.

“E sono rimasti i dubbi, dubbi, dubbi
Martellanti dubbi, dubbi, dubbi, dubbi” – DUBBI

Ci sono questi dubbi insistenti, “martellanti”, che Marra nel ritornello cita in modo ossessivo, rendendo alla perfezione la situazione di una mente vittima e carnefice di sé stessa. Questo “Overthinking” mostra di essere una lama a doppio taglio, per cui sulla fine del pezzo Marra si chiede se non sia il caso di mettere a tacere queste voci interiori, ma sa anche che è impossibile.
Io credo che faccia parte del nostro essere umani: non possiamo ignorare questi dubbi, perché sono e saranno sempre parte di noi, e chi sembra essere sempre convinto e fermo nelle sue decisioni, mostra probabilmente una delle tante maschere che indossa.

La strada in Noi

“Vedrai che andrà, vedrai che poi
Chissà che ne sarà di noi
Lo sai non va mai come vuoi
Chissà che resterà di noi” – NOI

Questo è il ritornello di “NOI”, dove Marra analizza uno dei topics più importanti del disco: “chi siamo noi?”. E’ interessante la scelta che ha preso in questo testo: “NOI” fa riferimento a 2 storie: quelle di Nico e di Dario, due amici di infanzia e adolescenza di Marra. I ragazzi sono cresciuti nelle case popolari della Barona, un quartiere di Milano, tra spaccio, droghe, piccoli crimini e la gerarchia della strada. La parola “noi” indica una cerchia, un gruppo, da cui sono esclusi gli altri, proprio perché Marra ha più volte espresso il senso di esclusione sintomo della povertà. Non è solo un’esclusione legata alla compagnia che si frequenta, ma un’esclusione sociale a tutti gli effetti: infatti il ritornello vuole proprio esprimere l’incertezza dei ragazzi nel guardare al proprio futuro. Dalla prima barra del ritornello si ha un climax discendente dove la speranza si affievolisce sempre di più, lasciando di sé solo una pallida luce.
L’umore e la vita dei ragazzi oscillano tra l’essere sopraffatti dalla negatività del contesto in cui vivono e la spinta interiore che hanno verso qualcosa, di cui Marra sostiene che fossero sempre alla ricerca.
C’è una sorta di malinconia in questo “noi”, nonostante Marra si senta ancora parte importante di questo rapporto come se una volta cresciuti e non avendo più quel legame i ragazzi non potessero più farsi forza tra loro.

 

La differenza tra Noi e Loro

C’è un altro aspetto, che è quello della “Street Credibility”: ovvero il rispetto meritato, preservato ed eterno che si conquista per la strada, con il proprio comportamento leale e rispettoso nei confronti delle altre persone che vivono il contesto. Questo concetto è chiaramente legato anche alla “realness”, sarebbe a dire che ciò che si racconta di sé proviene da un background di vita vissuta, non inventata, soprattutto perché se si stratta di vita criminale, non la si ostenta in modo plateale.
Marra in “PAGLIACCIO”, usa un campione di Pavarotti che interpreta l’opera lirica omonima, per deridere i rapper che si atteggiano a criminali, ma che altro non sono che personaggi costruiti, anzi mascherati. Il cerone sta ai pagliacci come i tatuaggi sul viso, l’ostentazione fine a sé stessa e l’attitudine costruita stanno ai rapper che fanno il rap per moda e senza neanche particolare abilità.

“Porta fino in fondo questo inganno se no sarà lui ad affondare te” – PAGLIACCIO

Un primo aspetto che caratterizza il divario tra Noi e Loro sarebbe quindi riscontrabile tra Marra, che incarna assieme ad altri l’idea dell’uomo e del rapper vero, e i cosiddetti “fake”, nient’altro che costruiti, destinati a colare a picco con la loro nave fatta di menzogne e apparenza.

La differenza tra Loro e Noi

“Il denaro parla chiaro e, no, non discrimina
Non gli importa sesso, razza o della fedina” – LORO

Chi ha seguito la carriera di Marracash sin dal primo album sa che il rapper milanese non ha mai avuto problemi a parlare dei soldi e di tutto il loro lato oscuro, ma desiderabile. Chiaramente ora il rapper ha uno status e un benessere decisamente positivi, ma, come quando parla di “NOI”, ancora si sente parte di quelli che hanno vissuto la strada e ne racconta le storie attraverso la propria o quella altrui. A pensarci bene lui ha vissuto i due estremi: dalla povertà e dalle mancanze al lusso, per cui ha visto entrambe le facce del denaro: quella che ti limita in ciò che puoi essere, e quella che ti vincola a sé stessa.
Nella citazione che ho riportato sopra, tratta da “LORO”, Marra dice che i soldi a volte sono meritocratici e non vanno sempre ad avvantaggiare “LORO”, che magari hanno già avuto tutti i mezzi per farcela, ma che si schierano in modo disinteressato con chi invece può contare solo sulle proprie forze. Quest’espressione è condivisibile in parte, a mio parere: ad esempio, è vero che non solo le persone oneste poi si arricchiscono, il denaro non ha morale, ma è anche vero che il 99% della ricchezza mondiale è concentrato tra pochi paesi, che il potere economico di alcune cosiddette “razze” è molto minore rispetto a quello di altre e che relativamente al gender gap vi sia un problema anche economico molto importante.

“Riesco a immaginare più la fine del mondo, sì
Che la fine della differenza sociale” – LORO

Il rap e la cultura hip hop in generale si sono sempre spesi per le minoranze, per gli emarginati, i rifiutati, i ghettizzati. Marra certamente ha parlato tanto di disuguaglianze sociali, sia nel nostro Paese che oltreoceano, portando quel messaggio di denuncia e di impegno politico che fa parte dell’hip hop.
Marra è cresciuto, ma ancora si spende per parlare di differenze e di come sotto gli occhi di tutti ancora ci sia chi lotta ogni giorno contro la sopravvivenza e persino contro la fame, che non si sa perché in Italia è avvertita come una cosa da terzo mondo, “esotica”. Il disagio di persone che non possiedono i “generi di prima necessità”, come se chiamarli così li rendesse pubblici e disponibili, gli è sempre stato a cuore e anche da persona che “ce l’ha fatta” si pone in prima linea.

“Preferiscono spezzarci che recuperarci” – LORO

In queste barre si percepisce lo sconforto e la rabbia, come se provvedere alle classi sociali più deboli per aiutarle fosse scomodo, un impedimento, oppure come se riconoscere l’esistenza della povertà significasse poi doversi occupare della stessa, invece che rimanerne indifferenti. “LORO” sfoga la rabbia contro un mondo che è preoccupato a salvare le apparenze e a produrre per il consumo, ma che non riesce a preoccuparsi dei suoi abitanti se questi non sono fonti di guadagno.

 “Li odio perché riescono ad andare su Marte
Ma non a far la cura alla sclerosi al mio amico” – LORO

Gli altri: tra cosplayer e ipocrisia

Il rap è un mezzo estremamente potente per la denuncia, così Marra non si ferma alla polemica sulla differenza sociale, ma scende anche dentro le battaglie sociali del nostro tempo.
I social hanno sollevato un grande polverone intorno alle barre di “COSPLAYER”, uno dei pezzi che più mi ha colpito del disco, perché secondo me mostra la doppia natura dei social nei confronti delle proteste sociali. Da una parte la grande possibilità di far conoscere un’ingiustizia o una battaglia sociale, ma dall’altra quella di specularci sopra, travestendosi da qualcosa che non si è solo per apparire, cosa che Marra sintetizza usando l’immagine del cosplayer in senso negativo.
Marra senza peli sulla lingua addita influencers e opinionisti superficiali, perché sfruttano la loro sovraesposizione mediatica per monetizzare su problemi sociali reali, accusandoli tra l’altro, di non conoscere nemmeno l’argomento e di sposare cause un po’ per moda, un po’ per guadagno. Al di là del beef personale con Fedez, che finisce per diventare la cosa più importante, ciò che è importante sottolineare è l’ipocrisia di una società che non riesce a cambiare perché è ignorante, in cui persone che voltano la faccia ogni giorno in una direzione diversa, si pongono a baluardi di difesa della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza.