La Primavera di Bologna si prepara alla Serie A

Bologna sta dimostrando di essere un ambiente prolifico in cui tanti artisti emergenti, alcuni più talentuosi di altri, nascono e crescono nel modo giusto: le potenzialità sono tante e le qualità per farcela ci sono. Negli ultimi giorni sono usciti due brani che, in modi diversi, rappresentano questa crescita.

Nientexniente di Broke e Kalla è uno storytelling sussurrato e malinconico in cui i due mettono in rima ricordi, rimpianti e prese di coscienza riguardo a eventi passati. Entrambi rimangono fedeli al proprio stile: Kalla parla della confusione che ognuno attraversa intorno ai 20 anni (“Z“) e che inevitabilmente distrugge le certezze che ognuno si crea, portando anche a rivedere i sentimenti e le priorità.


Broke fa riferimento a un periodo passato della sua vita, di una relazione finita male e della consapevolezza che “alla fine si sa, my slat non dà niente per niente“: proprio questa considerazione fornisce il titolo al brano, in cui molti si possono rispecchiare.

Il caos interno e le domande sul futuro, spesso senza risposta, sono il tema centrale anche del brano Giovane di Lockjaw. Questo, così come Nientexniente, è un brano decisamente conscious in cui l’artista prende consapevolezza di alcune verità scomode e mette in luce contraddizioni e quesiti senza risposta in cui tutti i prima o poi si imbattono. Anche lui lo fa con uno stile che ormai ha consolidato attraverso i vari brani che ha pubblicato, costituito da una scrittura dettagliata e mai scontata e da un timbro deciso e cupo.

In particolare mi hanno colpito tre riflessioni: con il verso “piani del successo diventano catene“, sembra che faccia riferimento al fatto che spesso ci si trova ingabbiati nelle proprie ambizioni e nei propri successi, una volta che si sono raggiunti. La frase “lotti con te stesso ma non sai neanche chi sei” allude alla confusione interiore che sconvolge quasi tutti prima o poi e alla continua ricerca del vero se stesso tra le molteplici identità che ogni persona assume. Infine il verso “non vogliono Edo, vogliono quello che vendo” rappresenta la classica paura delle persone che hanno un minimo di notorietà: essere cercati non per la persona che sono (Edo è proprio Lockjaw, che all’anagrafe si chiama Edoardo) ma solo per quello che rappresentano o per quello che hanno, in questo caso la musica.

Sono entrambi brani in cui tanti giovani ragazzi possono rispecchiarsi poiché mettono in luce domande, dilemmi, difficoltà e rimpianti comuni a tante persone, e lo fanno con un linguaggio semplice ma dettagliato che descrive le situazioni rappresentate. I quattro artisti in questione, Broke, Kalla, Lockjaw e Pietro Berchiatti, hanno, al pari di altri emergenti, buone potenzialità per essere conosciuti e apprezzati non solo in tutta Bologna ma anche a livello nazionale (e, chissà, anche fuori). Nonostante al momento facciano meno numeri di altri rapper che però -secondo me – non lasciano la stessa impronta, sono convinto che riusciranno con il tempo ad ottenere l’attenzione che meritano, continuando ad affinare il proprio stile rendendolo ancora più caratteristico e definito.