comeback kid heavy steps recensione review

“Heavy Steps” il nuovo album firmato Comeback Kid

Arrivano dal boschivo Canada e sono oramai consolidati come una colonna portante dell’hardcore new school. Subito dal loro primo album “Turn it around” del 2003 hanno dato vita a quella che sarà successivamente una delle linee guida per una intera scena.

Riff tiratissimi, spezzati da parentesi melodiche, ma senza uscire mai dal selciato, mantenendo sempre a gamba tesa una sorta di ponte di collegamento con l’hardcore della vecchia guardia. Come urla che squarciano la notte questo quintetto canadese nel corso degli anni sforna altri sei album, ognuno con le proprie personalità.

“Heavy Steps” e le sue metamorfosi.

Il tutto parte con la canzone che da il nome all’album, “Heavy steps”, il basso di Kevin Call e la batteria di Profeta sembrano scaricare tutto quello che hanno da dare in pochi secondi per poi evolversi in una traccia anthematica che diventerà per certo il preludio di delirio sotto al palco.

Segue a ruota libera “No Easy Way Out” con un ritornello che sembra un mantra, contornati da stacchi calcolati al millimetro senza lasciare tregua in questi 2.35 minuti di costante cambiamento tra un ritornello e l’altro.
Avanti con “Face the Fire”, una puntualissima strizzata d’occhio ai lavori precedenti per quanto riguarda la stilistica. Con un messaggio inserito nel verso della canzone, che probabilmente diventerà la bandiera della way of life di questa band e del suo futuro ”We’re still banging that drum and we’ll see what happens”.

“Crossed” canzone spartiacque da quello che abbiamo sentito finora, con protagonisti breakdown brutali che sembrano dire “No, nel profondo non siamo cambiati neanche un po” e per non farsi mancare nulla lanciano un favoloso Joe Duplantier (frontman dei Gojira) come rafforzativo sui cori facendo tremare il basso ventre a chiunque lo ascolti.

Le collaborazioni non si risparmiano ed ecco che nel mezzo di tutto questo troviamo la seconda grande partecipazione, ovvero JJ (Deez Nuts) in “Everything Relates” dando una specie di pausa , che sembra lasciare leggermente indietro la durezza raggiunta con i titoli ascoltati fino ad ora, dando spazio ad una traccia dal sapore malinconico, con sonorità skate-punk ma che puntualmente ti riporta coi piedi per terra non appena Andrew Neufeld inizia a screamare attraverso il microfono come solo un esperto addetto ai lavori come lui può fare.

Per tutta una buona parte dell’album si è di fronte a tracce che lasciano ben poco spazio a fraintendimenti, tracce come la granitica “Dead On Defeance” o come “True to form” e il suo “rock n’rolleggiante” intro

Si può dire che questi ragazzi non l’hanno mai mandata a dire dimostrando sempre la loro personale “costanza hardcore” se così vogliamo definirla, con tutte le sue sfaccettature e tematiche.
Quindi in poche parole, si può dire a mani bassissime che questo album si possa definire la loro ciliegina sulla torta, la ciliegina che consolida uno stile maturato per anni e che merita di essere valorizzato al massimo.

Sperando di vedere presto il risultato di questo lavoro in un bagno di sudore, di lacrime e nelle voci rauche del pubblico il giorno dopo il più presto possibile.