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Il ghiaccio di Cali e Aleaka – Paura e Liberazione

Nell’immobile gelo del ghiaccio due grigi esploratori vagano senza meta, persi solo come possono esserlo due uomini bloccati in una tormenta, circondati da una distesa di ghiaccio.
Mentre sono in questo limbo freddo e desolante sono presi dalla paura. Paura di non fare ritorno, di rimanere bloccati lì in quel deserto. Lentamente si stanno perdendo nei lati più reconditi della loro interiorità dove si nasconde la paura che attacca fulminea non appena trova campo libero. L’unica soluzione per loro sarà cercare di comprendere sé stessi e il proprio compagno, in modo da unire le forze come un corpo solo in questo pellegrinaggio mortale diretto verso la liberazione.

“So quando è il tempo di levare le tende,
Levare le bende
Preparo lo spirito è il gelo perenne” – Corri feat Zeno TDM

All’ascolto di “Paura e Liberazione” di Cali & Aleaka è come se si entrasse con loro in un viaggio che personalmente ho immaginato come un cammino in una landa ghiacciata. La metafora del ghiaccio non indica, per quanto mi riguarda, un luogo inospitale, ma un paesaggio esotico, fuori dall’alienazione solita del nostro mondo asfaltato e rumoroso. E’ però un luogo che ti imprigiona se non riesci ad uscirne. Un passaggio, una transizione che porta a vedere le cose da un’altra prospettiva per poi uscire ed essere diversi fuori; con gli altri, con sé stessi.
19 minuti e 52 secondi di profonda concentrazione è quello che serve per essere trasportati in questo mondo; quasi come Dante nell’ultima bolgia infernale (la landa ghiacciata dei traditori) guidato da Virgilio, la guida che per l’occasione ha due anime: quelle di Cali e di Aleaka.

“Darti le chiavi dell’inferno per tornare e non badare all’orario” – Quanto dista  

Cali (Simone Davanzo), che viene dall’esperienza di Unlimited Struggle, si unisce al produttore Aleaka (Alessandro Cirulli da Torino) per creare un progetto di sei brani, a sette anni di distanza dall’altra loro collaborazione “La Malattia”, uscito nel 2014. Il 2021 ci ha regalato tanti bei lavori e questo nella sua dimensione è perfetto: le produzioni di Aleaka si intersecano con le liriche di Cali, che sul beat si lancia in incastri elaborati e profondi. Sono presenti anche diversi featuring che sono Zeno (che ha ispirato la metafora del ghiaccio di cui ho parlato), Brattini e Dargen D’Amico.
L’atmosfera cupa e profonda raggiunge il suo apice alla terza traccia, che esprime l’angoscia di una corsa che toglie il fiato, per poi discendere, come una parabola fino a distendersi; fino alla liberazione.
Eppure rimane come qualcosa di irrisolto, forse perché passare per il ghiaccio una volta non è garanzia della catarsi definitiva, sicuramente però il freddo tempra le ossa.

Limbo & Paura

La direzione non è chiara quando si cerca di comprendersi e prima si procede a tentoni, poi invece inizia una corsa feroce in preda alla fretta di arrivare, come se accelerando il passo la distanza diventasse più facilmente percorribile; ma allora la paura si sta rinforzando perché viene nutrita col panico. “E’ un test, non una gara” perciò il fattore tempo è essenziale tanto quanto la consapevolezza della meta che si vuole raggiungere. L’ansia di riuscire prende il controllo della mente; il tempo scivola veloce sotto i piedi che corrono all’impazzata e il sudore scivola lungo le tempie, mentre raggiungere l’obiettivo sembra sempre più difficile. Un’unica domanda riecheggia: “Quanto manca alla fine?”

“Da qui alla fine quanto dista?
L’ansia di riuscire, fa tanto l’uomo ladro quanto arrivista” – Quanto dista   

E il limbo si fa sempre più oscuro e profondo; le sue pareti si stringono e tolgono l’aria mentre nutrono lo sconforto e la rabbia. A volte però la reazione migliore può essere quella di accettare la propria situazione di crisi proprio per quello che è: un momento nero, che sembra eterno, ma può dare un altro risultato.
Mentre sei all’ascolto, Cali & Aleaka ti guidano attraverso questa strettoia, ma quando cadi ti invitano a rimanere a terra, per un attimo, come in contemplazione della difficoltà, perché potrebbe non esserci nessuno ad aiutarti in quel momento; sta tutto sulle tue spalle.

“Ascolta un povero stronzo, respira a fondo e poi” – L’inizio

“Ginocchia stanche, crampi, crisi
se non hai fiato e non hai gambe non alzarti, easy” – Corri feat Zeno TDM”

Nel momento più cupo non c’è altro da fare se non osservare le cose capovolte, fuori dal tracciato, perché forse è proprio dove non sono state cercate che si nascondono le vie di uscita. Non sempre è possibile fare questo, è necessario che il limbo della vita quotidiana sia così nero e opprimente da desiderare una landa desolata dove appartarsi, in cerca di un luogo catartico dove veramente lo “struggle” possa arrivare al suo discioglimento.  Andare oltre il testo, leggere tra le righe, è la chiave di volta di tutto: cercando proprio negli spazi di quelle pagine più tristi e intricate, che sembrerebbero solo da cancellare, si può comprendere chi si è, da dove si è passati e come ci si possa evolvere.

“Se non tutto torna ora, beh tornerà presto
Il tempo corre stagli appresso
anche se affanni e sembra che condanni al buio pesto” – Quanto dista

“Chi si rifiuta di seguire il testo impara ad amare sé stesso” – Quanto dista

Liberi & Schiavi

Un bellissimo ossimoro che rappresenta l’instabilità interna all’essere umano e all’ambiente che lo circonda. Cali e Dargen sono i poeti di questa traccia potentissima che nelle strofe e nel ritornello analizza la polarizzazione interna alla realtà nel suo essere (a volte così incomprensibile). Sia l’uno che l’altro articolano nelle loro liriche ossimori e antitesi fino a raggiungere quello più potente che dà anche il nome alla canzone.
L’uomo libero che rimane imprigionato nella sua stessa natura, nella marea di possibilità che gli vengono offerte, perfino in una pelle che non sente più sua, nel momento in cui non riesce a mettere d’accordo il mondo con sé stesso. Nel tentativo di cercare una concordia nella contraddizione, Cali e Dargen si scontrano con la natura dell’uomo che, mentre cerca di comprendersi, inganna sé stesso come meccanismo di autodifesa. Il tentativo è quello di governare il timone che dà la direzione alle cose, impedendo che questo sia lasciato in balia dell’inerzia, con la quale si rischia di familiarizzare nei momenti di solitudine.
Non credo che immaginino un uomo senza contraddizioni (impossibile), ma che forse la dimensione della libertà può unirsi a quella della prigionia, se riescono ad incontrarsi lungo il percorso.

“Figli dello stesso tempo, liberi e schiavi nel contempo
Sotto ad un cielo che sembra debba cadere giù” – Liberi e Schiavi feat Dargen D’Amico