noyz narcos virus recensione

Il Virus ha reso Noyz più truce (di nuovo) – Recensione

Togliamo subito il dubbio che potrebbe porre il titolo: Noyz non ha mai perso un briciolo di cattiveria nella sua rappata, è sempre stato aggressivo e con Virus, il suo ultimo album, ha tirato fuori di nuovo una grinta che fa pensare ai tempi del TruceKlan.

Diciamo che Enemy poteva essere un disco di sperimentazione, era il periodo in cui la nuova scuola esplodeva e iniziava veramente a spingere forte sulle vendite e sulla popolarità, un disco che lo vedeva entrare nel roster di Thaurus e con un contratto serio in major, strizzava l’occhio sia ai vecchi fan, sia ai nuovi ascoltatori giovanissimi, con ospiti come Achille Lauro, Rkomi e Capo Plaza.
Da quel disco, che doveva essere l’ultimo, sono passati ormai quasi quattro anni e in mezzo c’è stata una pandemia globale che ha colpito duramente tutto il settore musicale, soprattutto una bestia da palco come Doppia N.

Virus è proprio il progetto figlio di un periodo di rabbia e frustrazione, un periodo nel quale un rapper di più di quarant’anni non è riuscito a lavorare nella maniera che avrebbe voluto. Dopo una ventina d’anni di carriera, e allora perchè non tornare proprio un po’ alle origini, un po’ di violenza, marciume e zombie?
Da questo viene fuori un album coerente e coeso nei suoni e nelle liriche, con una scelta dei feat molto più in linea con lo stile di Noyz, ma anche molto più maturo e vario rispetto a lavori come Guilty o Non Dormire, un disco adulto ma senza l’accezione qualitativa, è semplicemente diverso da un disco di un Noyz Narcos ventenne, che già all’epoca sapeva far emozionare tanti rappusi.

Dentro Virus, infatti, trovano anche spazio alcune canzoni d’amore, certo non è più la My Love Song di Monster ma sicuramente non una lagna da pop italiano, è un Noyz che ha raggiunto una certa stabilità, da quella economica a quella sentimentale con la sua compagna, con la quale ormai divide la sua vita già da qualche anno.
L’album ha una parte di nostalgia importante, come sempre è pieno di citazioni, ma se solitamente negli album del Noyz queste erano spesso riferimenti a cultura cinematografica underground o a casi di cronaca nera e violenza, in Virus ci sono molti rimandi a sue vecchie canzoni, ai compagni del TruceKlan o di suoi grandi idoli, si sprecano quelle ai Diplomats e al Wu Tang Clan (guarda caso le crew dei due ospiti internazionali del disco Cam’Ron e Raekwon).

L’album dalle due anime: se, da un lato, si è ritornati a sentire un Noyz Narcos molto più aggressivo e incazzato rispetto al lavoro precedente, anche a causa della situazione pandemica, dall’altro lato è un disco molto legato al presente dell’artista che ha raggiunto la sua maturità, dando vita ad un album che spazia dai pezzi più aggressivi tipici dei suoi primi anni, a brani più lenti con i quali ha imparato a dialogare più recentemente.

Bisogna poi dare a Cesare quel che è di Cesare facendo un plauso a tutti i producer che hanno lavorato alla realizzazione dell’album: il direttore d’orchestra con più spazio sul disco è Night Skinny, ormai colui che tira i fili di un po’ tutta la scena, che, come al solito, fa un lavoro magistrale nel servire sempre la giusta base e il giusto mood per ogni canzone, lo segue il fidato compagno di Doppia N ovvero Sine. Ma il plauso più grande va fatto a Greg Willen, produttore degli ormai sciolti FSK, che dimostra ancora una volta tutto il suo valore, riuscendo a non tradire le aspettative del pezzo forse più importante del disco: il terzo capitolo di Verano Zombie, lavoro non facile per uno che, quando è uscito il primo brano dei tre, era ancora parecchio giovane, riuscendo così a legare due generazioni distanti di rap. E poi diciamocelo: sentire “Greg Willen, NON DORMIRE”, il producer tag in un pezzo di Noyz assume tutt’altro sapore.

Virus è un disco che ha polarizzato le opinioni in giro sull’internet, tra chi l’ha amato, come il sottoscritto, nonostante ci siano piccole sbavature qui e là, e chi ne è rimasto cocentemente deluso, e, per quanto qui si entri nella dimensione del gusto personale, bisogna ammettere che questo potrebbe essere uno dei migliori modi di chiudere una carriera da studio, anche perchè dal palco sappiamo che sarà difficile togliere il re di Roma.