Everybody move to the back of the bus

Oggi, come ogni primo febbraio, ha inizio il Black History Month ricorrenza osservata negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito benché quest’ultimo lo celebri in ottobre.

Ma che cos’è il Black History Month? E come è nato?

Black History Month

La storia del BHM trova le sue origini circa mezzo secolo dopo che il tredicesimo emendamento della Costituzione americana aveva finalmente sancito l’abolizione della schiavitù avvenuta nel dicembre del 1865. Questa ricorrenza vuole essere un momento per ricordare, riconoscere e celebrare il ruolo centrale dei neri nella Storia degli Stati Uniti.

Oltre che ad una celebrazione di avvenimenti storici però, il Black History Month vuole festeggiare i contributi artistici dei neri nella musica, nella letteratura e nell’arte tutta. Il suo ideatore Carter Woodson, ricordato anche come il padre della storia dei neri, voleva costruire un senso di orgoglio tra la popolazione nera e contemporaneamente contrastare i discorsi razzisti sulla supposta inferiorità dei successi da essa ottenuti. Woodson dedicò la sua intera vita alla ricerca storica ed ebbe modo di constatare che i contributi degli afroamericani spesso venivano trascurati, ignorati se non addirittura soppressi dagli scrittori di libri di testo. Ne concluse che ciò fosse dovuto “All’inevitabile risultato di un’accurata istruzione secondo cui il nero non ha mai contribuito in alcun modo al progresso dell’umanità”.
A seguito di questa riflessione nonché all’escalation di violenza razziale verificatasi nel 1919 in quella che viene ricordata come la Red Summer in cui morirono circa mille persone nere tra maggio e settembre, Carter lavorò duramente per migliorare la comprensione della storia dei neri e negli anni ’20 ci fu un crescente periodo di autocoscienza. In seguito nella seconda settimana di febbraio (in concomitanza con i compleanni di Lincoln e Douglass) venne istituita la Negro History Week con l’obbiettivo di Enfatizzare non solo la storia dei neri, ma i neri nella Storia.”

L’idea di questa settimana ebbe immediatamente molto successo e per onorarla venivano organizzate parate, letture di poesia, conferenze e mostre.
A seguito di questa grande partecipazione si volle ampliare il tutto e dal 1976 l’intero mese di febbraio venne designato come il Black History Month.

Carter Woodson

A seguito di questa breve introduzione vorrei dunque analizzare quello che secondo me è un primo brano che, nello spirito della celebrazione di questo mese, ben si presta nel coniugare meriti artistici ed avvenimenti storici da non dimenticare: Rosa Parks degli OutKast.
Terza e nota traccia dell’album Aquemini (1998) con il suo ritmo incalzante ci ha sicuramente accompagnati in più di una serata facendoci saltare e divertire tuttavia c’è di più di quel che appare.  È infatti emblematica la frase:

everybody move to the back of the bus

ripetuta più volte nel corso della canzone, ma perché proprio un invito a spostarsi nel retro dell’autobus? Chi è Rosa Parks, la donna il cui nome fa da titolo al brano, ma che poi non viene più direttamente nominata?

Rosa Parks

Alabama, primo dicembre 1955

Una donna salì sull’autobus 2857 diretta verso casa dopo una dura giornata di lavoro e si mise in un sedile della fila centrale. Successivamente l’autobus si riempì ed il conducente le chiese di alzarsi per cedere il posto. Nei fatti appena riportati però mancano alcuni particolari che sono fondamentali ai fini di questa storia. Nel 1955, a Montgomery in Alabama, una donna nera salì sull’autobus 2857 e si mise in un sedile della fila centrale. Poche fermate dopo l’autobus si riempì ed il conducente le intimò di cedere il posto a un passeggero bianco, ma lei si rifiutò di farlo. Quella donna era Rosa Parks, un’eroina dei diritti dei neri, colei che diede inizio alla battaglia non violenta.

A quei tempi il codice della città di Montgomery imponeva una severa separazione tra bianchi e neri in tutti i luoghi pubblici perfino sui mezzi di trasporto: i posti davanti erano riservati ai bianchi, quelli dietro ai neri, mentre quelli centrali erano “misti” ma la precedenza spettava ai bianchi qualora non ci fosse altro posto disponibile. Infatti, nonostante l’abolizione della schiavitù, gli stati meridionali si portavano ancora appresso gli strascichi di quest’ultima continuando a perpetuare una politica separazionista.

Rosa Parks, foto iconica

È in questo clima che crebbe Rosa Parks: un clima di emarginazione, umiliazione e discriminazione ed è per questo che quel fatidico primo dicembre non volle cedere il suo posto, era stanca. Ma la sua stanchezza, come ebbe da dire lei stessa in un’intervista, non era dovuta alla sola fatica del suo lavoro da sarta: Rosa Parks era stanca di subire.
Privare il suo gesto della componente psicologica, cosa che venne inizialmente fatta quando fu riportata la notizia, equivale a depotenziarlo poiché Rosa, insieme al marito, era un’attivista del movimento dei diritti civili ed era ben conscia di quanto il suo rifiuto ad alzarsi avrebbe avuto un deciso impatto sociale. Venne incarcerata per “condotta impropria”, ma già solo dopo poche ore fu rilasciata grazie all’intervento di Clifford Durr, un avvocato bianco vicino alle cause dei neri, che pagò la cauzione. Di lì a pochi giorni, dopo il processo di Rosa, prese il via una mobilitazione straordinaria, ci fu una risposta decisa ma pacifica: l’intera popolazione nera di Montgomery iniziò a boicottare i mezzi pubblici. La rimostranza durò dal dicembre del ‘55 fino al dicembre ‘56 per un totale di 381 giorni in cui i tassisti neri, per sostenere anche loro la protesta, abbassarono le tariffe dei taxi al livello dei biglietti dell’autobus. Il boicottaggio diede i suoi frutti: senza i ricavi dei biglietti acquistati dalla comunità afroamericana l’azienda dei trasporti andò in rosso ed il 13 dicembre 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale la segregazione sui mezzi di trasporto.
Gli eventi di Montgomery passarono alle cronache, nonché alla Storia, come la più importante manifestazione non violenta per i diritti civili e questo fu possibile grazie al coraggio di una donna di dire “no”.

L’autobus 2857 sul quale Rosa si rifiutò di cedere il posto

Tornando quindi a parlare del brano vorrei riportare un fatto che credo possa prestarsi come conclusione di questo breve excursus.

Nel marzo del 1999 fu intentata una causa per conto di Rosa Parks contro gli OutKast e l’etichetta discografica LaFace Records. Il consulente legale sostenne che l’uso di parolacce e volgarità fosse irrispettoso per l’eredità della donna e che il suo nome venne utilizzato senza consenso della signora Parks. La causa passò da un tribunale all’altro, ma finalmente venne risolta nell’aprile del 2005 (sei mesi prima della morte di Rosa). Nell’accordo che venne stipulato gli OutKast e l’etichetta accettarono di lavorare insieme al Rosa & Raymond Parks Institute for Self Development per aiutare a ideare programmi educativi destinati ai giovani per tenere in vita la memoria di Rosa Parks ed affinché la sua lotta pacifica che la portò ad essere considerata la madre del moderno movimento per i diritti civili non venisse dimenticata.