dj fede suono sporco intevista

Dj Fede racconta “Suono Sporco”

Ho fatto a Dj Fede una serie di domande su “Suono Sporco”, il suo nuovo album uscito a gennaio 2022: ecco le sue risposte per questa intervista. A seguire un mio breve punto di vista su questo lavoro:

1) Com’è nata l’idea del disco?
Dalla solita voglia di fare musica, di produrre beat. Man mano ho messo insieme i primi pezzi e il progetto ha iniziato a prendere forma. Quando è arrivato il pezzo de Il Turco, che si chiamava Suono Sporco, sono rimasto folgorato; lì ho capito che sarebbe stato uno dei singoli e il titolo era perfetto anche per l’album, e così è stato.

2) Il tuo nuovo album si chiama “Suono Sporco”. Come definiresti l’aggettivo “sporco”?
Il titolo è legato ai sample presi da vecchi vinili, “sporchi” perchè un po’ polverosi, un po’ per l’età, un po’ perché i dischi che campiono spesso erano fatti con budget bassi e non suonano benissimo. Il titolo quindi non poteva essere più calzante di così. Questo aggettivo credo che possa essere associato alla maggior parte dei testi che accompagnano le mie basi: così si chiude il cerchio.

3) Parlaci dell’intro: la traccia ci sta dando delle “Istruzioni per l’uso”. Da dove provengono e a cosa si riferiscono?
Ho trovato questo vinile che spiegava come funziona un impianto stereo, l’ho fatto sentire a DJ Pandaj e abbiamo scelto delle parti che poi sono state inserite per dare forma all’intro stesso. In un attimo ha preso forma e il risultato è quello che si sente sul disco.

4) “Dopo tutti questi anni/ ancora l’animo ribelle”, rappa Il Turco in “Suono Sporco”. È cambiato qualcosa nel modo in cui vivi la tua fase creativa?
No, assolutamente, sono cambiate alcune macchine con cui la produco, ma la voglia fare musica, mettere insieme progetti non è mai cambiata, credo sia una dei miei punti di forza. Suono Sporco è fuori da 3 mesi e ho già quasi terminato un altro album, che sarà sicuramente un doppio disco, visto che i brano sono circa venti. Intanto ho fatto un album con Dafa che uscirà tra un paio di mesi. Poi ho in lavorazione un EP con Dope One e uno con Nardo Dee, ho dato anche una decina di beat a vari MC per i rispettivi album, alcuni anche con dei super feat. A breve se ne saprà di più. Sono spinto dalla passione per questa musica, passare tanto tempo in studio quando si suona nei club 5/6 sere a settimana non è una passeggiata, almeno non lo è alla mia età. Lo si fa solo per piacere e per passione.

5) Il campione e lo scratch rimangono una matrice costante dei tuoi dischi. Cosa ti affascina di più di queste tecniche?
Il sample come lo scratch stanno alla base della musica che produco e della cultura da cui proviene. Non vedo un altro modo per ottenere certe sonorità, un certo gusto, se non con questi imprescindibili elementi. Questo è il gusto, il mood che amo.

6) I rappers nel roster di questo album vanno da Milano a Roma; dalla vecchia scuola agli emergenti; rappano in italiano e in inglese. Trovi che ci sia una caratteristica che li accomuni tutti tra loro?
Sì, certo, è il gusto e il mood di cui parlavo prima, il denominatore comune arriva da lì. Ognuno porta il suo stile, il suo “modo”, ma se l’ho chiamato è perché ho sentito che ha un certo gusto e una buona cultura di fondo legata a questa musica.

7) Il sodalizio con Dafa non si interrompe e suona ancora molto forte. La tua “devozione alla doppia acca” ha mai vacillato?
Faccio più un disco rap l’anno dall’inizio del 2000, quindi direi di no. Poi ho sempre prodotto anche altra musica, ho fatto dischi di vari generi. Uno funk, reggae, dub e rocksteady, produco musica house, mi concedo spesso del tempo per staccare un po’ e esplorare altre sonorità che mi ispirano e con cui ho piacere di provare a confrontarmi. Proprio in questo periodo stanno uscendo una serie di miei brani jazz dance. Mi piace anche fare altro, ma poi torno sempre alle origini, qualcosa vorrà pur dire…

Spendo qui sotto due parole su questo album di Dj Fede, classe ’74, nome d’arte di Federico Grazziottin: dj, beatmaker e produttore torinese in attività dagli anni ’90 che il 14/01/2022 è uscito col suo nuovo album. Ho intervistato Dj Fede, e da ogni lettera di queste risposte trasuda l’esperienza e la knowledge di un king della produzione e dello scratch. Suono Sporco è l’ennesima prova di una fiducia ben riposta da parte del pubblico rap italiano.
Nonostante la grande frequenza delle uscite la qualità è sempre altissima sia da parte di Fede e degli MCs che corrono sui suoi beat a pugni chiusi.

Consiglio a tutti gli ascoltatori di soffermarsi sui campioni italiani e stranieri inclusi nelle varie tracce che, attraverso le voci degli MCs più importanti del rap, in un certo senso raccontano una storia parallela ad ogni canzone; molti di questi campioni fanno parte di una knowledge di base per chiunque ami il rap.
Senza compromessi Fede continua a raccontare l’hip hop, l’Italia della periferia e dei quartieri con un gusto per i beat che trova ogni volta nuove ispirazioni dalla musica black, ma non solo, come si può leggere dalle sue risposte sopra.
Le atmosfere che stanno in ogni canzone sono diverse: dalla malinconia, alla spocchia autoreferenziale, all’amicizia, ma sono sempre storie la cui verità straripa fuori dalle righe e dalle batterie.
Uno dei temi affrontatati maggiormente è quello della droga che la fa ancora da padrona in tutte le città grandi e piccole, nel centro e nelle periferie, con l’intento di creare più consapevolezza dietro le dinamiche oscure dello spaccio e del consumo delle sostanze. Gli stilemi e i tecnicismi di ogni MC tagliano come coltelli: sono le armi bianche del rap, per sfogare una rabbia e un desiderio di rivalsa che va ben oltre la semplice celebrazione: sono parte di un mezzo artistico che permette a chiunque di mostrarsi, di restare. Di esserci.

I giovani rapper come RollzRois e i veterani come Dafa sono i cantori di un racconto musicale che crea una connessione tra passato e presente, tra Nord e Sud, tra musica e barre.