Building Stories arriva finalmente in Italia!

La notizia è di quelle che nel mondo del fumetto genera scalpore e attesa. Grande attesa. Coconino Press pubblicherà nel 2022 il capolavoro di Chris Ware “Building Stories”.

La graphic novel è sicuramente uno dei casi letterari più importanti degli ultimi anni tanto da meritarsi alla sua uscita, nel 2012, un posto tra i cinque migliori libri di fiction per il New York Times. Un posto prestigioso e sorprendente. Infatti, questa classifica tanto attesa è considerata una delle più autorevoli e influenti del globo. Tanto per fare un esempio in quell’anno accanto a Ware c’erano i libri dei lanciatissimi Dave Eggers e Zadie Smith oltre all’allora astro nascente Kevin Powers che con il suo “Yellow Birds” aveva da poco sfiorato il National Book Award. In mezzo a tutto questo talento Building Stories si è intromesso come un pugno nello stomaco a tutti gli integralisti che amano mettere paletti ed ergere steccati tra alto e basso, letteratura per eruditi e prodotti di consumo.

Non era successo prima d’ora che una graphic novel potesse trovarsi in questo contesto di “letteratura dei piani alti”, senza per altro sfigurare.

Il merito è sicuramente del suo autore, Chris Ware, che ormai da anni sforna un capolavoro dietro l’altro, a cominciare da Jimmy Corrigan”, l’opera che lo ha introdotto nel pantheon dei migliori fumettisti di ogni epoca. Sembrava davvero difficile dopo un tale successo di pubblico e critica potersi ripetere. Eppure, l’autore nativo di Omaha si è superato proponendo un’opera complessa e di notevolissima fattura che in molti hanno avvicinato per complessità e gusto per la sperimentazione al capolavoro di Cortazar “Il gioco del mondo” e addirittura all’”Ulisse” di James Joyce. Paragoni che a prima vista possono sembrare irriverenti ma che a ben pensarci, immergendoci nella profondità del testo, sono assolutamente coerenti.

Di cosa parliamo quando parliamo di Building Stories?

Già a partire dal formato, un cofanetto di pregio, notiamo delle atipicità, e non è una questione di estetismo fine a sé stesso. La protagonista è una ragazza senza nome e senza una gamba e ad essere narrate sono le sue storie, in varie fasi della sua vita. La vediamo da giovane ventenne artista in cerca di una collocazione nel mondo dopo una storia finita male che l’ha costretta ad un aborto che si è appena trasferita una palazzina di tre piani in pietra arenaria che sorge in quel di Chicago. Con montaggi dialettici in cui l’ellissi temporale può essere presentata nella continuità tra due tavole la ritroviamo madre frustrata che sente la sua creatività bloccata. Inoltre, incrociamo la vita degli altri abitanti della palazzina, una coppia sempre sull’orlo della rottura e un’anziana signora. Aprendo il cofanetto ci accorgiamo che l’offerta narrativa è multiforme. Infatti, troviamo quattordici opere che si dividono in libri rilegati in tela, giornali, grandi fogli e libri a fogli mobili. Non c’è un ordine preciso che dobbiamo seguire per le storie, secondo una logica tipicamente post-moderna in cui la cultura del frammento ha preso il sopravvento sulla narrazione lineare e cronologica.

Un’opera, insomma, fuori dagli schemi che si staglia come un unicum nel mondo pur variegato della fumettistica. In cui il senso di perdita e di vuoto è continuamente evocato, all’interno di storie che non sono mai pacificanti e sdolcinate. Il tutto riesce al meglio grazie ai tratti della matita di Ware, con la sua lucidissima attrazione per i dettagli, le citazioni dei ritrattisti olandesi e la stilizzazione geometrica delle figure.

Un mondo proposto all’interno di colori tenui e mai invadenti che conferiscono alle tavole un senso di irrefrenabile malinconia.