Born In The Bronx, la storia dell’hip hop attraverso gli scatti di Joe Conzo

Nato e cresciuto nel Bronx Joe Conzo si appassionò alla fotografia da ragazzo e ultimò i suoi studi presso la School of Visual Arts di New York. Durante i suoi primi approcci Conzo documentò l’attivismo del South Bronx e il mondo d’avanguardia della scena musicale portoricana. Il giorno prima poteva ritrovarsi alle calcagna di sua nonna Evelina Lòpez Antonetty, attivista impegnata in atti di disobbedienza civile per i diritti educativi delle minoranze, mentre quello dopo insieme a suo padre, confidente di lunga data e biografo del leggendario Tito Puente, dietro le quinte con i giganti della musica latina. Queste due realtà avrebbero per sempre rappresentato un punto cardine nella produzione fotografica di Joey.

Dopo aver recentemente sconfitto il cancro al pancreas e al fegato Joe Conzo è comparso sul Daily News per la sua vicenda legale con la Glacier Equities società immobiliare che nel novembre 2020 ha acquistato l’edificio in cui Conzo vive dal 1991. “Non mollare mai! Questa è la mia chiamata a tutto nella vita” afferma l’artista. Due giorni prima di Natale infatti, Joe e un’altra dozzina di residenti hanno ricevuto una lettera che li informava che sarebbero stati sfrattati nel pieno della pandemia globale di Coronavirus. Ma la Glacier Equities non aveva fatto i conti con Joe Conzo, un vero re del Bronx. Seguendo l’esempio di sua nonna, conosciuta anche come “la signora infernale del Bronx”, colei che ha fatto sapere ai politici: “Io non lavoro per te, tu lavori per me. Prima fai per noi e poi noi faremo per te” Conzo non si è arreso a questa assurda decisione.

Mia nonna è morta combattendo e così mia madre. Io sto ancora combattendo e non per scelta.  È come quella frase del Padrino, proprio quando pensavo di essere fuori mi hanno tirato indietro. Si tratta di educazione e di difendere i tuoi diritti. Non mi interessa quanto possa essere grande Golia.

Le azioni di Conzo si sono concluse con la vittoria: la società di gestione si è scusata e ha garantito che nessun inquilino verrà sfrattato. Tuttavia gli echi del passato risuonano come campanelli d’allarme. Con la rapida gentrificazione di Manhattan, Brooklyn e del Queens, il Bronx rappresenta l’ultima frontiera nella corsa a New York. L’attuale Bronx è ormai molto diverso da quello della giovinezza di Conzo brillantemente documentato nel suo libro Born in The Bronx: A Visual Record of the Early Days of Hip Hop uscito lo scorso 4 Marzo. Eppure quello che risulta inalterato è lo spirito di rivendicazione, la lotta che da sempre caratterizza questo quartiere.

Il libro di Conzo è un omaggio al suo borgo natale. Le sue fotografie ci fanno tornare indietro ai primi giorni dell’hip hop, quando fu creato nei parchi, alle jam e tra quelle strade pieni di edifici rasi al suolo. Negli anni ’60 e ’70 i proprietari terrieri bruciavano gli edifici per riscuotere i soldi dell’assicurazione adesso vengono cambiate le leggi sugli affitti e si sfrattano le persone.
Ad oggi il South Bronx rimane uno tra i distretti congressuali più poveri d’America. Sebbene i tempi siano cambiati le questioni in gioco rimangono le stesse.

Da quando è diventato un distretto ufficiale di New York nel 1898 ci sono state numerosi organizzazioni tra cui Black Panther Party e Young Lords che si sono riunite per servire la comunità, aiutare le persone e difendere i diritti civili. Nel 1971 ben 42 gang di New York firmarono l’armistizio che segnerà la premessa della nascita della cultura hip hop. Nel 1973 Kool Herc terrà il suo storico bloc party in Sedgwick Avenue mentre nel 1974 la Universal Zulu Nation di Afrika Baambaata iniziò a reclutare giovani neri e latini dalle ultime gang rimaste per unirli sotto il nuovo movimento di “Peace, Love, Unity and Having Fun”. Grandmaster Flash perfezionò l’arte di mixare breakbeat e Grand Wizard Theodore inventò lo scratch. Ben presto jam e battaglie iniziarono a diffondersi per tutto il Bronx con DJ sui giradischi, MC che benedicevano il microfono e B-boys che scuotevano il pavimento.  È in questa clima di fermento che Conzo ebbe la sua formazione nei primi anni da fotografo, in particolar modo come fotografo ufficiale dei Cold Crush Brothers suoi compagni di scuola e crew emblematica dei primi anni dell’hip hop conosciuti per i loro memorabili spettacoli teatrali in cui fondevano il Motown degli anni Sessanta con il funk di James Brown.

All’epoca ero un capo della discoteca e sono stato rapito in questa cultura chiamata Hip Hop. Per me allora non si trattava di documentare. Non sapevo cosa fosse un fotografo documentarista. Semplicemente adoravo scattare foto ai miei amici e a ciò che mi circondava.

La maggior parte dei fotoreporter erano estranei che crearono un’immagine del Bronx di devastazione e decadenza ignorando una cultura in erba che di lì a poco avrebbe preso d’assalto il mondo. Le fotografie di Conzo ci riportano alle radici dell’hip hop prima che diventasse un’industria da miliardi di dollari. Con oltre duecento illustrazioni tra rare foto personali e cimeli Born In The Bronx è una raccolta unica nel suo genere che getta uno sguardo intrigante al periodo seminale della musica hip hop dal punto di vista dei primissimi artisti e musicisti.

Il mio sogno era diventare un fotografo professionista, l’ho scritto nell’annuario del liceo. Qualunque sogno tu abbia oggi continua a combattere. Non ti devi arrendere fino a che non te ne sarai andato.