Santiegaz – BOLO Insider

Gli artisti raccontano le città e le città raccontano gli artisti.
City Insider è la rubrica in cui chiederemo ai protagonisti delle scene locali di raccontarsi attraverso tre luoghi che sono (o sono stati) punti di riferimento per il loro percorso artistico e personale.

Episodio 10 – Santiegaz

Nato e cresciuto a Trento Santiegaz, come molti fuorisede, è rimasto incantato dall’atmosfera bolognese tanto da dedicare il suo Insider a tre luoghi per lui fondamentali di Bologna dove tuttora vive. Della sua città natale ha comunque il ricordo degli approcci alla cultura Hip Hop, avvenuti circa all’età di 14 anni insieme a gli amici, i primi giri in regione (in particolare a Riva Del Garda, Bolzano, Rovereto) e poi le varie jam sparse per l’Italia. Da subito ciò che lo ha interessato di più è stato il mondo dell’improvvisazione, del freestyle, il riuscire a coinvolgere la gente. Tra i suoi primi lavori l’EP Monolite con il gruppo Rap’n’Bass (composto con Ares Adami, Ceri e Fresco Fred). Trasferitosi a Bologna all’età di 19 anni per l’Università comincia il suo percorso all’interno di Arena 051 contribuendo alla sua formazione.
Lo scorso 31 Maggio è uscito il nuovo singolo di Santiegaz dal titolo I Figli della Doppia in collaborazione con Trais, Virux e Zesta.

 

Piazza San Domenico

Un luogo ora che ci ripenso veramente pazzesco per tanti motivi e molto formativo a livello pratico. Noi la chiamavamo e la chiamiamo tutt’ora Piazza San Domingo. Ragionandoci un po’ parliamo di un posto underground perché è una piazzetta dove vicino c’è proprio una specie di piccola arena con dei gradini, piena di scritte, di bottiglie sparse in giro: è un contesto molto hardcore. La cosa interessante è che è inserita nella Bologna bene (è vicina a via Farini e Galleria Cavour) per cui trovare un posto del genere in un ambiente simile è affascinante secondo me. Passavamo tutti incappucciati per andare a fare Rap in mezzo alla gente in giacca e cravatta. Ci andavamo spessissimo, ci siamo allenati un sacco lì e i risultati sono venuti fuori. In quegli anni io e degli amici, in particolare Virux, eravamo gasatissimi di freestyle. Gli argomenti erano tutti incentrati sulle battle di freestyle, il Tecniche Perfette, le jam, le serate Rap e l’improvvisazione. Noi non andavamo lì con l’intenzione di essere i più forti a fare freestyle, andavamo cercando di essere quelli con più personalità nel farlo. Non era una cosa solo musicale, ma anche scenica e caratteriale. Ed è una concezione diversa rispetto a quello che c’è adesso.
Ogni sera praticamente ci beccavamo a casa di qualcuno, mangiavamo una pizza al volo, cannette su cannette su cannette (ovviamente) e birre su birre, io cacciavo nello zaino il mio glorioso stereo e uscivamo. Ci allenavamo a fare freestyle a tema e passavano le ore, finivamo davvero a notte inoltrata. Una volta con Virux e Frenkie Turbolenza, che erano quelli con cui mi beccavo di più ma venivano anche altri membri di Arena 051, una badante di un avvocato che abitava lì in zona ci disse con accento polacco che dovevamo smettere di fare casino. Io sono affezionatissimo a quella piazzetta perché molti episodi successi durante questi cypher sono rimasti tutt’ora e anche qualche rima epica. Col tempo io mi sono dedicato più alla scrittura che al freestyle però in quegli anni lì eravamo tutti veramente troppo infottati ed eravamo anche belli rispettati in regione e nel resto d’Italia. Ognuno di noi ha ottenuto i suoi risultati e ha vinto serate importanti. Piazzetta San Domenico rimarrà nel mio cuore per tutta l’atmosfera magica che mi ha regalato e per tutti i momenti goliardici di freestyle.

A Skeggia

Quando vado lì mi sento veramente a casa, lo amo. Ogni volta che ci ho fatto serata ho ricevuto calore da tutto quanto l’ambiente e dalle persone. All’inizio, dirò la verità, non sapevo nemmeno cosa ci fosse perché i posti per suonare a Bologna dopo un po’ sono sempre quelli e sia io che con i miei soci e con Arena nel corso di questi anni li abbiamo calcati quasi tutti mentre Skeggia non lo avevo mai considerato, l’ho conosciuto dopo. Un giorno mi è stato detto che c’era questo piccolo locale vicino allo stadio gestito dagli ultras del Bologna che organizzava serate belle underground (han fatto suonare Aban, Inoki ma anche molti di noi) e ho iniziato ad interessarmi. Mi sono sentito spesso con Giovanni ed Erika, gli organizzatori che per altro sono delle gran persone per cui nutro molto stima, e ho iniziato ad organizzare delle serate. Ho fatto la presentazione del disco Soundclown con Calice, presentato alla serata con Lord Madness in cui a sorpreso arrivò anche Mattak, più altre serate più piccole dove c’erano contest di freestyle a cui facevo da giudice oppure host. Fondamentalmente amo questo posto perché, per quanto fosse meno organizzato e con un impianto più umile, c’era proprio un clima che per me è l’Hip Hop. La cosa che più mi intriga dell’ambiente Hip Hop (e credo sarà per sempre così) è il senso di unione e divertimento: ci passiamo il microfono a vicenda, ci confrontiamo, ci divertiamo, sorridiamo, beviamo, facciamo balotta questo dev’essere per me e non il dover dimostrare e sfondare come purtroppo funziona adesso. Anche dopo una serata che pure può essere stata quella più tosta del mondo trovo inutile tirare fuori il telefonino per caricare subito il video su Instagram oppure andare ad un evento non parlare con nessuno e tornare a casa. Per me sono sempre state importanti le connessioni, instaurare rapporti, instaurare dinamiche, per me questo è Hip Hop. Personaggi come Lugi come Trix, ma anche tanti altri, lì considero veramente Hip Hop perché sono persone così. Il fattore umano è molto importante a prescindere da quanto spacchi a fare Rap anche perché poi è tutto da vedere. E quindi io a Skeggia mi sento a casa proprio per l’atmosfera che ci ho sempre trovato e anche per come è strutturalmente impostato il locale: un piccolo bunker con il barettino, il calcetto, le fotografie delle formazioni del Bologna negli anni etc.
Tutte le serate che ho fatto A Skeggia mi hanno divertito un sacco, sono tornato a casa sempre colmo di gioia anche più di altre serate molto più grosse che ho fatto in giro per l’Italia.

Via Mascarella

Dall’inizio alla fine. La reputo una via molto importante di Bologna: caratteristica e colorata. Un luogo per me veramente importante per la musica, per le amicizie e per la mia vita personale e familiare. Dal 2012 quando mi sono sposato ho sempre abitato in via Irnerio all’incrocio con Mascarella per cui quando esco sono sempre lì volente o nolente. Però questa via me la ricordo fin dal periodo universitario che abitavo in zona San Donato: si andava da Modo piuttosto che L’Ortica, il Moustache o comunque gran locali dove fai quello che ho fatto quasi ogni sera quando studiavo (adesso lo faccio meno ma non mi tiro mai indietro) ovvero bere e divertirsi. Negli ultimi anni ho iniziato a frequentare di più la zona bassa della via più vicino alla porta in particolare il Bolo Art Cafè che chiamo il bar di Brenno perché lui è sempre lì. Brenno è il principe di Mascarella a tutti gli effetti, io quando penso a Mascarella penso a Brenno e sono contento di aver fatto il mio singolo Come Cantona insieme a lui (per altro il video lo abbiamo girato interamente al Bolo Art ed è stata una serata pazzesca). Ultimamente vado meno in zona perché tra figli, lavoro e restrizioni varie è un po’ che non esco però quando posso di norma vado lì perché incontro sempre qualcuno che conosco e con cui posso parlare di Rap. Anche in questo caso si tratta di connessioni, balotta, occasioni di rivedere persone etc.
Sinceramente sono molto orgoglioso di essere del quartiere, non andrei a vivere da un’altra parte.
Il fattore familiare che mi lega alla zona è il fatto che per anni ho accompagnato i miei figli alla materna (uno ci va ancora) in Zamboni e io tutte le mattine dovevo percorrere via Mascarella e vedevo la gente dei bar che preparava il locale per la giornata ( a volte anche il vomito di quelli che si erano distrutti la sera prima). Ho assistito a situazioni belle peso, è molto movimentata via Mascarella e bisogna stare un po’ all’occhio però io abitandoci mi sono abituato. In ogni caso non è una zona più pericolosa di altre qui a Bologna. Per tutti questi motivi io reputo via Mascarella molto importante per la mia formazione umana, di pensiero, ma anche per un fattore di spensieratezza che negli anni è sempre venuta meno. Io sto male se non scrivo, non faccio musica e non incontro gente dell’ambiente però la mia vita non mi permette di dedicare tutto il tempo che vorrei alla mia passione per cui con molta fatica cerco sempre di mantenermi attivo. Mi faccio vedere meno alle serate, produco poco, ma in quel poco ci metto l’anima e si sente.