“Sangò” è il sangue di Louis Dee

L’incontro con la musica di Louis Dee è stato casuale ma indimenticabile. Ascoltando la traccia numero 4 della serie Flow sui Gradini la sensazione era quella di entrare nella casa dove sei cresciuto ma con gli occhi di chi vive lontano da anni: ti senti al sicuro ma c’è sempre qualcosa di nuovo che ti sorprende.

E la musica del rapper palermitano è proprio così, un incontro tra il flow e la scrittura del rap classico e la creazione di immagini nuove. Ad accompagnare ci sono le produzioni di Big Joe, che si conferma un produttore e un musicista unico, ad oggi tra i migliori in Italia.

Una Palermo soul

Sangò è un detto tipico palermitano che significa sangue mio e fa riferimento a una persona cui tieni molto. Il disco, infatti, racconta dei rapporti umani in tutte le loro sfaccettature: è una scrittura adulta e ricercata che dipinge bene certe emozioni legate alla famiglia, agli amici, e all’amore per la musica hip hop e per le sue origini.

Nei suoni si sente tanto soul, un vero e proprio ritorno – ed anche omaggio – alla black music più calda. Percorrendo le tracce si crea un’atmosfera quasi sognante, un po’ fuori dal terreno solido delle ultime produzioni di Big Joe, che sembra persino ritornare ad alcune produzioni dell’epoca Unlimited Struggle, ma che bene accompagnano la scrittura fluida.

Le parole scorrono tra le strade della città di Palermo, riportandoci delle vere e proprie fotografie: scatti di una terra polverosa, antica, madre della sua musica, con la quale vive un rapporto viscerale e senza tempo, di sangue, che riporta senza fatica in rima, riuscendo in un bel gioco tecnico di continui cambi di flow.

Questa capacità di dipingere immagini reali in un’ottica regionale che appartiene veramente al vissuto dell’artista, in cui il pubblico può immedesimarsi senza fatica, cullato da ritmi blues senza tempo.

La nuova famiglia Juicy Music

Louis Dee è reduce dal buon successo della saga Flow sui gradini, che vedeva 10 tracce molto diverse tra loro pubblicate a distanza di mesi l’una dall’altra. Un metodo inusuale rispetto ai classici tempi discografici, soprattutto per un rapper che aveva visto uscire il suo ultimo disco Sto bene all’inferno nel 2014.

Poi l’entrata nella label Juicy Music Factory, fondata da Ensi, che è nata con lo scopo di proporre un sound inedito facendo particolare attenzione all’aspetto creativo. Ascoltando questo disco lo si capisce facilmente.

Nonostante sia un disco che si regge benissimo anche senza featuring, i rapper chiamati a collaborare sono tutti un valore aggiunto. La maggior parte son tutti siciliani: apre il disco la voce calda di Peter Bass che avevamo già sentito ne La pioggia, gli applausi di Johnny Marsiglia. In un disco del genere avere il contributo di Tormento e Davide Shorty è una scelta azzeccata, anche se il feat che più mi ha sorpresa è stato quello con Foe e Spika.

Quando ho visto la traccia con Coez mi sono un po’ preoccupata perché, nonostante io sia una sua grande fan, negli ultimi anni è stato relegato esclusivamente alla sfera Indie. Il rischio che trasformasse un pezzo d’amore maturo in una traccia un po’ adolescenziale era alto, però Coez ha saputo mantenere le sue origini da stornello soul che entra in testa e tutto ciò che tocca diventa una hit.

Un’arma a doppio taglio

È inevitabile affrontare l’argomento verosimiglianza con Johnny Marsiglia: l’ambiente dei due rapper è comune, in una grande città di periferia come Palermo le prospettive sono le stesse, le influenze sono simili… a parer mio però Marsiglia rimane più sul concreto, su una scrittura più cruda e di strada, mentre Dee viaggia nelle emozioni che intrecciano i rapporti tra persone.

Certo, l’aspetto emotivo è sempre un’arma a doppio taglio perché si rischia di scivolare nel rap d’amore adolescenziale che non piace al pubblico più adulto.  Il vantaggio sta nel parlare di ciò che si conosce, e quindi di un tipo amore che riguarda la famiglia, i figli, le amicizie e soprattutto la musica in generale.
Di conseguenza la tipologia di pubblico sarà diversa, più consapevole delle dinamiche relazionali che muovono il mondo e in grado di comprendere meglio il lavoro – anche emotivo – che c’è dietro ad un disco.

Lo svantaggio di avere un pubblico ristretto, in realtà porta il privilegio di un supporto totalizzante per la musica che si fa.

Sarebbe infine interessante vedere come un rap così profondo può essere portato live. Perché il rischio di avere dei testi e dei ritmi così densi è che durante il live l’atmosfera emotiva si venga un po’ a perdere.
La nota positiva sta nel fatto che alle spalle ha una lista di canzoni più ruvide, contenute anche nei vecchi dischi. Guardiamo per esempio i feat con Nerone o con Ensi, con rapper che hanno un flow e un ritmo più serrato, che dal vivo coinvolge maggiormente.

Avere un repertorio così variegato ti dà la possibilità di scegliere quale traccia portare in scaletta e magari le tracce più emotive e più legate alle sensazioni lasciarle dentro alle cuffie dell’ascoltatore.

Mentre noi aspettiamo con ansia un suo live a Bolo, continuiamo ad ascoltare in loop Sangò.