Sabbatico: i frammenti della memoria di Albino

Sabbatico è il nuovo e primo album di Albino: rapper ravennate classe ’97, che ha iniziato a collaborare con il CISIM di Lido Adriano e soprattutto con uno dei suoi protagonisti: Moder, che prima ancora di essere il direttore artistico dell’album è stato il primo a credere in lui. Le produzioni del disco sono affidate a KD-ONE, Dj West, Tony Lattuga, Muchomacho, Phil Gori e Talcbeats, mentre i featuring sono lo stesso Moder, Arianna Pasini e Giovane Werther.

In questo album sono presenti produzioni più hip hop, come quella di Dj West in “Pezzi di me”, e beats più melodici che creano un terreno dove i colori più vivaci si scontrano col grigio e con il nero, che spesso finiscono per farla da padrone portando con loro una malinconia stanca, ma anche consapevole del proprio percorso, decisa a lottare per esso. Proprio i colori spesso servono a definire i mood delle canzoni e molte sono le metafore a sfondo cromatico come quelle usate in “Nebbia” per descrivere la coltre grigiastra e confusa che “copre tutto”.

“Volevo cercarmi e trovarmi, ma non so più chi sono
Il tempo passa e ripassa, ma non passa quello che provo” – Nebbia feat Arianna Pasini 

Scrivendo questo articolo vorrei parlarvi del filo conduttore che attraversa il disco: i ricordi e con essi le emozioni che racchiudono; l’oblio in cui talvolta vengono relegati e la lunga e difficile odissea per recuperarli. Tutto questo attraverso le parole e le barre di un ragazzo che alla luce di questo primo progetto ha mostrato il suo talento nella scrittura, nel rap e nell’introspezione.
La sua scrittura è andata a scavare nella grotta della sua anima così in basso da scoprirne tutti gli antri più bui: quelli dove manca l’aria. Albino indossa il suo elmetto, accende la torcia e va a fare luce proprio in quei luoghi, senza sapere cosa vi potrà trovare. Tutto l’album ruota attorno alla sua storia e alla ricerca della propria identità all’interno di essa, tanto che in “Ti Ricordi”, l’ultimo segmento di questo percorso musicale, scrive: “Parlo solo di me stesso, per il resto non parlo“.
Ascoltando, canzone per canzone, facciamo un passo indietro nei suoi ricordi perché è lì che sta la radice di questo desiderio di identità. Il rapporto con l’immobilità della provincia, le relazioni conflittuali, le lacrime e il sudore versati, sono solo alcune delle sensazioni e dei momenti che vengono descritti al nostro orecchio durante l’ascolto.  E’ appunto in “Ti ricordi”, in un dialogo con un amico dell’adolescenza, che troviamo la consapevolezza delle ore e dei giorni in cui il tempo sembrava eterno. Ci confessa, e forse Si confessa, di aver sempre cercato di compiacere gli altri, ma che forse sarebbe stato meglio se lui si fosse piaciuto di più; di aver dedicato loro tanto tempo, più di quanto ne abbia potuto riservare a sé stesso. Questa canzone è una delle più belle perché scende in modo genuino e con parole semplici dentro i ricordi più fragili e confusi e anche dentro i momenti adolescenziali della scuola, delle uscite con gli amici con il tramonto sullo sfondo.
Sento un forte legame tra “Ti ricordi” e “Pezzi di me”: entrambe scendono giù a toccare i ricordi, che sono proprio pezzi della memoria, quasi tangibili tanto sono incisi in essa anche se rimangono lì fermi dov’erano, mentre la vita prosegue e vorrebbe lasciarseli indietro.  Spetta ad Albino recuperare i pezzi staccati dalla sua vita, tornando a ritroso lungo la sua strada, per ricomporli e ricostruire per intero la propria storia. Ma per quanto io possa cercare di descrivere questa sensazione, le barre e la musica faranno sempre meglio e infatti Albino scrive: “Mi sei scivolata dalle mani troppo fragile, ti sei frantumata e ti ho ricomposta in pagine“. E’ la musica stessa che ricuce i frammenti sparsi di questa storia quasi in lotta con l’uomo cui essi appartengono: in certi momenti lo attira a sé e lo lascia senza parole; in altri lo allontana e lui si strugge nel desiderio di starle accanto perché lei è la sola che possa incollare tra loro quei frammenti di vita.

“Questa musica parla e non posso sentire
Proprio adesso che mi vuole io non so cosa dire” – Carillon prod. Phil Gori

Insieme al suo mentore e compare Moder, in “Scuse”, prodotta da Tony Lattuga, in uno storytelling di un’intensa storia d’amore fatta non solo di contatto ma anche di distanza, di graffi e di carezze, Albino scrive quella che per me è la sintesi del processo di scrittura e introspezione di questo album: “Non mi sono mai buttato per paura dell’abisso/Adesso ci sono dentro e finalmente mi capisco”.