Recensioni 4×1: Drimer; Tyler The Creator; DJ Khaled; Samuel Heron

Questa settimana c’è stata una vera impennata di qualità tra la uscite d’oltreoceano, tanta roba interessante oltre ai colossi come Tyler e DJ Khaled di cui stiamo per parlarvi, trovate tutto nella nostra playlist settimanale. In Italia invece ci siamo fatti prendere dalla superstizione del Venerdì 17: tra i coraggiosi che hanno pubblicato lo stesso ci sono stati Drimer e Samuel Heron.

Drimer – La Prova Vivente

Se parliamo di Drimer parliamo indubbiamente di uno che “sa farlo”. Forse non è ancora giunto al livello di fama e riconoscimento a cui può ambire ma ha già dimostrato quello che doveva in anni di freestyle, palchi e registrazioni.

Questa premessa per spiegare che Drimer, in questo suo terzo disco solista, non aveva nulla da dimostrare ma ancora tutto da conquistare. Per questo non ha bisogno di sforzarsi, “scrive semplice” ma d’impatto e il suo rap è la prova delle sue capacità, lui stesso è “la prova vivente” che si può fare bene anche nel 2019, anche su una base trap.

Menzione doverosa anche a Ric de Large che ha creato un ottimo tappeto musicale, variegato al punto di permettere a Drimer di esercitarsi in molti stili diversi.

Tyler, The Creator – IGOR

“Non basate le vostre aspettative sui miei vecchi dischi, alzate il volume al massimo e ascoltatelo tutto di un fiato” questa è in sintesi la raccomandazione di Tyler The Creator per ascoltare il suo nuovo disco.

Tyler è un matto e lo amiamo per questo, sia nei suoi dischi più controversi e brutali che nei più floreali è evidente il suo incommensurabile genio artistico e musicale. IGOR è forse l’apice della sua lucida follia e non è facile da descrivere, il rosa e il nero che troviamo nella cover però lo rispecchiano bene: bassi grattati e suoni in “overdrive” fanno da contraltare a una musicalità caramellata e luccicante, trap ed hiphop pestati si incontrano col synth-pop più leggero.

Liquirizia e fragola, catrame e glitter: lasciate che Tyler mescoli il dolce e l’amaro di questo mondo per voi.

DJ Khaled – Father Of Asahd

DJ Khaled è il capocannoniere degli “hitmaker” americani, il suo ultimo disco lo ha dedicato al figlio Asahd Khaled ed è (ovviamente) un raggruppamento impressionante di superstar, per citarne alcune: Cardi B, Post malone, Travis Scott, Jay-Z, Nas, non solo rappers ma anche gente del calibro di Chris Brown,  John Legend o J Balvin.

Che dire, con una scaletta del genere si farebbe un festival colossale, figuriamoci un disco. Forse però è proprio questa abbondanza la vera pecca dell’album: 15 hit commerciali insieme sono decisamente troppe, anche i beat sempre maestosi e pieni di suoni alla lunga stancano. Presi singolarmente i pezzi sono fortissimi ma l’ascolto complessivo è davvero troppo sostenuto.

Nota di merito finale per Higher insieme al compianto Nipsey Hussle, una collaborazione nata quando era in vita che oggi rappresenta una degna celebrazione delle sue gesta.

Samuel Heron – Triste

Nonostante quando si pensi a Samuel Heron non venga in mente esattamente la tristezza l’artista è riuscito a stupire, dimostrando che si può parlare dicose “serie” senza prendersi troppo sul serio.

Il nuovo album unisce perfettamente il suo stile che come prerogativa ha sempre avuto la ballabilità con i lati più intimi e personali del rapper spezzino. Una caratteristica di Samuel è sempre stata quella di non avere peli sulla lingua e anche qui si conferma, non si fa problemi a sottolineare i disagi delle generazioni social con provocazioni divertenti.

I feat sono pochi ma efficaci: un pezzo quasi latineggiante con Tony Effe e un altro con lo Stato Sociale, quest’ultimo in particolare, insieme ad fb, esce dalla linea stilistica di Samuel Heron ma è riuscito molto bene.