MY GIRL IS A BOY di Melissa Ianniello

“I would say I’m sorry
If I thought that it would change your mind
But I know that this time
I have said too much
Been too unkind
I tried to laugh about it
Cover it all up with lies
I tried to laugh about it
Hiding the tears in my eyes
‘Cause boys don’t cry
Boys don’t cry”

(Boys don’t cry, The Cure)

 

C’è questo momento ricorrente nella mia vita: subito dopo aver fatto l’amore con qualcuno, appena rimango da sola in casa, fisso il letto e mi chiedo se quella sarà l’ultima volta che farò sesso con quella persona. Non importa se l’abbia conosciuta la sera prima o se io sia in una relazione da anni, lo faccio ogni singola volta.
E’ una maniera che ho di esorcizzare il il pensiero tossico che le persone con cui abbiamo relazioni ci appartengano.
E’ il modo in cui ho imparato a disfarmi dell’ansia di chiedermi cosa sarà in futuro di me e di quella persona con cui ho condiviso il letto.

© My girl is a boy, Melissa Ianniello

Quando ero più piccola, come molti pensavo che l’amore fosse qualcosa da conquistare, da tenere faticosamente in vita e che andasse sempre di pari passo al sacrificio.
Pensavo davvero che l’amore verso un’altra persona servisse a riempire i miei vuoti e che per questo dovessi strenuamente faticare per non perdere tutto e tornare inevitabilmente vuota.
Credevo che l’amore fosse qualcosa che si prova verso il “fuori”, per gli altri e mai per sé.
Poi ho capito che la paura non era quella di dormire per la prima volta con qualcuno, ma semplicemente di tornare a dormire da sola in quel letto ed io che con le paure ho sempre avuto un rapporto conflittuale, ho pensato che la maniera migliore di esorcizzare quella paura fosse gettarmi in quel letto un istante dopo essere rimasta sola.
Una terapia d’urto che mi ha col tempo insegnato, insieme a molte altre cose della mia vita che sostanzialmente l’amore che proviamo per gli altri è solo l’effetto collaterale di quell’amor proprio a cui nessuno ci educa.

© My girl is a boy, Melissa Ianniello

Cresciamo in una società che ci pone in conflitto con la nostra immagine, ci insegnano che siamo ciò che appariamo o meglio siamo l’immagine che la società decide per noi.
Così il gesto più rivoluzionario rimane conservare e aderire fedelmente alla lotta per l’amor proprio, radicalizzarlo dentro di noi al punto tale che nessuna etichetta possa farci vacillare e quando ci visualizzeremo come profondamente stabili, prepararci alla battaglia peri portare quella forma di amore al di fuori di noi, nelle persone che abbiamo intorno, lottando per loro e per la loro comunità.
Mettere il proprio amore al servizio degli altri.

© My girl is a boy, Melissa Ianniello

Aristofane nel Simposio di Platone racconta che gli esseri umani sono ossessionati dalla ricerca della propria anima gemella perché anticamente eravamo un tutt’uno con essa, dalla da questa infatti saremmo stati trucemente divisi e per questo vaghiamo alla ricerca di quella parte che ci manca con cui ricongiungerci.

Scriveva così Platone:

“Tempo addietro – espone il poeta – non esistevano, come adesso, soltanto due sessi (il maschile e il femminile), bensì tre, tra cui, oltre a quelli già citati, il sesso androgino, proprio di esseri che avevano in comune caratteristiche maschili e femminili. In quel tempo, tutti gli esseri umani avevano due facce orientate in direzione opposta e una sola testa, quattro braccia, quattro mani, quattro gambe e due organi sessuali ed erano tondi . Per via della loro potenza, gli esseri umani erano superbi e tentarono la scalata all’Olimpo per spodestare gli dei. Ma Zeus, che non poteva accettare un simile oltraggio, decise di intervenire e divise, a colpi di saetta, gli aggressori.

In questo modo gli esseri umani furono divisi e s’indebolirono. Ed è da quel momento – spiega Aristofane – che essi sono alla ricerca della loro antica unità e della perduta forza che possono ritrovare soltanto unendosi sessualmente. Da questa divisione in parti, infatti, nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le “parti” non fanno altro che stringersi l’una all’altra”.

(Simposio, Platone)

Ma nel tempo si è evoluto il pensiero su cosa e come si rappresenti ciò che é amore.
Ed in quell’evolversi per me ha trovato posto l’idea che la soluzione non risieda nella ricerca di una metà che ci manca cercandola in qualcun altro, ma piuttosto nella lotta costante per abbattere ogni singola etichetta della società, per riappropriarci solo di ciò che conta: ciò che sentiamo di essere.
Il progetto My girl is a boy di Melissa Ianniello nasce dall’esigenza della fotografa di raccontare la storia di Davide, ragazzo trans, all’interno del contesto di una storia d’amore che vive con la fotografa stessa. 

“Capita che se sei una persona trans e hai un aspetto ancora corrispondente al tuo sesso anagrafico, la società ti identifichi con quel sesso automaticamente, senza rispettare la tua autodeterminazione circa la tua identità di genere. Finché Davide non avrà un aspetto canonicamente maschile, la società continuerà a identificarlo come ragazza. Ma Davide non ha bisogno della società per riconoscersi: lui è un ragazzo e lo è sempre stato. Da qui il titolo, che può essere letto anche in un altro senso, complementare; ironicamente, pone l’accento sul fatto che le etichette spesso crollano di fronte alla complessità della vita reale, in un cortocircuito del sistema con cui percepiamo l’amore: io, lesbica, e la mia ragazza, in realtà, è un ragazzo.”

(Melissa Ianniello)

Lavorando a questo progetto la fotografa prova contemporaneamente a documentare l’evolversi della loro storia d’amore ed il percorso di transizione del compagno per vedere dove tutto questo li porterà.
Questa storia non ha però un lieto fine per entrambi e la fotografa decide comunque di trasformare queste immagini in un manifesto d’amore nonostante la dolorosa rottura, un inno alla libertà di amare se stessi, perché solo amandosi  e permettendo all’altro di amarsi per ciò che è, si può amare qualcuno.
Erroneamente infatti tendiamo a pensare che l’amore sia qualcosa che leghi in eterno due persone per renderle complete di tutte le parti mancanti, come nel mito di Platone appunto.

© My girl is a boy, Melissa Ianniello

Ma la storia di Davide, ci insegna che l’unico vero obbiettivo di amore eterno lo si raggiunge completando se stessi, accettandosi come un essere unico composto di tutti i suoi dualismi che non sono così opposti ma complementari:

Esporsi e nascondersi
Il maschile e il femminile
La gioia e il dolore
Il rapporto di amore e sofferenza per se stessi
La necessità di chiudersi e quella di aprirsi verso l’esterno
Apparire (venire alla luce) e scomparire allo stesso tempo

Fino al raggiungimento della consapevolezza che per ogni cosa che acquistiamo qualcosa vada inevitabilmente perso, facendo spazio nel nostro cuore a noi stessi con la consapevolezza che potrebbe essercene meno per gli altri.
E’ la storia di ognuno di noi, ma anche inevitabilmente di tutti quelli che sono al di fuori di noi.
La storia di come non esistano etichette assolute nella propria identità e nelle proprie relazioni, ma esista solo un essere tutto e l’opposto di tutto, senza escludere nulla.
Dove non esistono più errori, perché nulla è veramente sbagliato.
Il perfetto precario equilibrio di tutte queste parti, questo è l’amore.

My Girl is a boy è un progetto fotografico di Melissa Ianniello.
Sito: www.melissaianniello.com
Instagram: melissa_ianniello

© My girl is a boy, Melissa Ianniello