Miopia: una fanzine sfuocata

Se sei su una linea ferroviaria a dipingere treni l’ultima cosa che vuoi vedere è una luce, che sia quella di un flash o peggio ancora di una torcia che ti punta. Questo è un problema considerevole quando vuoi fare foto di notte con una macchina analogica.
Così nasce “Miopia”, una fanzine autoprodotta che attraversa i depositi dei treni documentando le azioni dei writer che li popolano nelle ore notturne. Abbiamo fatto due chiacchiere con l’autore.

Per cominciare sveliamo il mistero: come mai le foto sfuocate?

Miopia nasce per caso, facendo vedere le foto ai miei amici, i quali mi facevano notare quanto fossero mosse. Queste continue osservazioni mi hanno fatto riflettere sull’esistenza di un sottile legame tra le azioni in yard e la realizzazione delle mie fotografie, frutto di specifiche condizioni di scatto.
Mi spiego: fotografare di notte senza cavalletto, senza flash e con poca luminosità costringe a impostare dei tempi di scatto lunghi e spesso il risultato è sfocato e mosso. Involontariamente però sono riuscito a riprodurre quell’atmosfera che ho sempre percepito in yard: le lunghe attese cariche di tensione contrapposte all’adrenalina dell’azione. Il nome mi è venuto sfogliandola: essendo miope so come ci si sente a svegliarsi il mattino e vedere tutto sfocato finché non trovi gli occhiali e ritrovavo le stesse condizioni visive nelle mie foto… Mi perseguita.

Andiamo un po’ più indietro, come nasce il tuo interesse verso il mondo dei graffiti?

Succede che 5 anni fa mi rompo il ginocchio skateando (menisco e crociato) e dovendo rimanere fermo per un bel po’ di tempo dovevo trovare un modo per sfogare le mie energie. Un giorno mia madre mi regalò la mia prima reflex analogica e iniziai a fotografare i miei amici in skate. Dopo un po’ di tempo incontro Toupe che mi porta per la prima volta in yard e lì mi sono innamorato di quell’atmosfera, quelle sensazioni che si percepiscono una volta dentro.
Dopodiché ho incontrato sempre più persone con cui andare a disegnare e a far foto. Sono nate grandi amicizie da questa passione come ad esempio con Crasto, che mi ha spinto a credere sempre in quello che facevo/facevamo.

L’editoria underground è un mondo ancora fiorente, nonostante possa sembrare anacronistico in questi tempi di condivisione virtuale, come mai hai scelto questa strada?

Il mio interesse per il mondo delle fanzine ha influito sulla realizzazione del progetto, infatti reputo la produzione indipendente molto “intima”, ciò si concilia col piacere che provo nel condividere personalmente le fotografie con gli altri, consapevole che il mio lavoro sarà apprezzato da una cerchia più ristretta, ma con cui posso entrare in contatto e confrontarmi. Credo che anche per chi sfoglia le pagine sia un’esperienza più intima rispetto all’oceano dispersivo di foto che si trovano sui social.
Il confronto con gli altri ragazzi poi è stato molto importante, non avendo alcun tipo di social ho cercato di far vedere i miei lavori dal vivo: uscire con le foto stampate e mostrarle di persona mi dà molta più soddisfazione di ricevere un cuoricino o un like.

Come sei passato dall’idea alla realizzazione del cartaceo?

Il processo produttivo parte dall’interesse che avevo per le foto in analogico. Ho iniziato a sviluppare a casa le pellicole, dopodiché le ho scannerizzate e ho raggruppato gli scatti più mossi e sfocati cercando di dare un valore a ogni imperfezione, persino alla polvere depositata sul negativo.
Ho contattato gli amici con cui sono andato a pittare chiedendo loro dei bozzetti per accompagnare le foto ed ho imparato a usare Indesign su un computer molto vecchio che nonostante i suoi anni è riuscito a fare il suo dovere. Infine non poco importante è stato trovare i soldi per la realizzazione di 100 copie che non sarebbero mai uscite senza l’aiuto dei miei amici che hanno finanziato insieme a me il progetto.

Cosa suggeriresti a chi prende in mano la fanza per la prima volta?

La miglior chiave di lettura secondo me è cercare di immedesimarsi nelle foto contenute al suo interno.
Le foto mosse rispecchiano un po’ la carica che si vive in yard: stare nascosti in mille posizioni scomode impostare i tempi e il diaframma al massimo… Non sono foto comode mettiamola così, queste foto son frutto di tanto sudore e tanto tempo. Ora come ora si fanno sempre più foto con i cellulari o con macchine digitali, abituati come siamo ad uscire e vedere subito le foto scattate. Qui no…in questo caso dovevo aspettare di tornare a casa sviluppare e poi stampare o digitalizzare con lo scanner. Insomma tutte le attese e la pazienza hanno fatto si che questi scatti avessero un valore aggiunto per me, anche se mosse, anche se non rispecchiano il canone di foto precisa pulita che siamo abituati a vedere oggi.

Potete trovare una copia di Miopia da The Graffiti Bench Bologna, sia in negozio che online, oppure contattando Concetto40@protonmail.com .
Volevo ringraziare Rob per la sua continua disponibilità e Greg che ha sempre riscontrato un interesse nelle foto che facevo.

Yo, bella raga.