Michael Sorriso veste FUBU nel suo nuovo singolo

Quattro singoli in circa quattro settimane per Michael Sorriso, alias Michael Lorenzelli, che ha iniziato da “CUI PRODEST” il diciassette marzo; poi ha pubblicato “FIRMACOPIE”, a cui è seguito il singolo omonimo “MICHAEL SORRISO” ed oggi, quattordici aprile, è la volta di “FUBU”. Il nuovo singolo, come anche i precedenti tre, sono tutti prodotti da Luke Beats, bassista e beatmaker che sta creando tutti le basi di questa saga di cinque pezzi che vedrà la sua fine con il prossimo singolo: infatti il rapper ha annunciato ogni pubblicazione con la numerazione progressiva di 1/5, 2/5 ecc… 

Forse non tutti sanno che FUBU (“For Us By Us”)  è un noto brand di abbigliamento, che vende magliette e denim in tutto il mondo, fondato nel Queens nel 1992 da Daymond Garfield John. L’azienda si è fatta conoscere per il suo inconfondibile stile che poi è diventato caratteristico anche dell’abbigliamento di molti grandi nomi del rap americano.
La canzone evoca, non solo i baggy e le  t-shirts, ma anche un momento storico del rap americano e mondiale in cui questo brand spopolava tra gli MCs: ovvero gli anni ’90 e i primi ’00.
Michael da fan e da rapper associa questo brand a un momento estremamente florido del rap e anche al fatto che in Italia lo streetwear non fosse ancora così diffuso, così come l’hip hop. Certo, è un bene che il rap abbia conosciuto questa diffusione anche nel nostro paese, ma ciò che questo pezzo vuole riportare alla mente di chi c’era – e far capire a chi non c’era ancora – è che forse il mainstream porta un genere irriverente, sincero e diretto come il rap a doversi confrontare con le logiche di mercato e i compromessi della distribuzione di massa. Michael vuole così rivendicare il suo essere “fuori moda” per evidenziare la sua presa di distanza da un certo tipo di trend commerciali che molto spesso hanno davvero poco a che fare con la musica e con il rap.
Già dalla prima barra si avverte una sorta di eco profonda che ripete le parole del rapper: mi piace pensare che possa essere il giovane Michael che ha scoperto questa cultura e questa musica, che gli fa “le doppie” sulla base per ricordargli che la musica si evolve e che lui deve evolversi con essa, ma di rimanere fedele a sé stesso e a tutto quello che il rap ha rappresentato.
L’atmosfera cupa del beat si accompagna da subito a barre altrettanto oscure che fanno riferimento a momenti bui della giovinezza dell’artista, insomma non proprio la soddisfazione del classico egotrip del rapper. Ma è la strofa con le sue punchlines, che fa emergere la grinta di un vero mastro cerimoniere, come se volesse sottolineare che gli anni 2000 hanno avuto momenti di sano esibizionismo e altri di nera crisi, ma per lui tutte queste fasi hanno in comune la matrice dell’hip hop torinese e dello streetwear, quando ancora portare i pantaloni larghi non era cool. 

Sia FUBU che gli altri singoli sono stati prodotti da ITALIA90: collettivo che Michael ha fondato con Woc, visual artist che ha curato le cover dei singoli sulle varie piattaforme, con il quale organizza eventi legati alla moda, alla musica e all’arte.