Magic Fish, tra immigrazione e discriminazioni di genere

È uscita da poco per Tunuè  una graphic novel veramente interessante, un racconto pieno di armonia che tratta temi impegnativi e politicamente caldi come l’immigrazione e le discriminazioni di genere con un tratto leggero e al tempo stesso profondo e maturo.  L’opera si chiama Magic Fish. Le storie del pesce magico, e l’ha scritta un autore esordiente di cui sentiremo sicuramente parlare in futuro, Trung Le Nguyen.

Nguyen ha iniziato a disegnare dopo il fallimento di uno stage universitario nel corso degli studi in Storia dell’Arte, ritrovandosi con molto tempo libero e troppi pensieri per la testa. Il disegno è stata l’arma su cui ha dirottato le preoccupazioni di questo personale momento di lacerazione per ritrovare una direzione, per riassemblare la sua storia personale e l’autoriflessione sulla propria identità.

magic fish Trung Le Nguyen

Il punto di partenza sono state le fiabe, la cui lettura ad alta voce è da sempre stato un collante che ha tenuto insieme la sua famiglia di origine. Una famiglia di immigrati vietnamiti che si sono trasferiti negli Stati Uniti quando Trung era ancora molto giovane. Proprio dalle radici autobiografiche è nato lo scarto che ha elevato questo lavoro da puro esercizio formale, di ottima fattura, in opera d’arte vera e propria, un testo in grado di affermare attraverso la sublimazione di un realismo sospeso e fiabesco, una visione del mondo personale e coinvolgente.

Protagonista di questa novel è il tredicenne Tien figlio di una famiglia di immigrati vietnamiti che ogni sera si ritrova a leggere ad alta voce ai suoi genitori le favole della tradizione del proprio paese d’origine. Non è solo un’attività ludica questa, ma anche uno dei pochi modi che la famiglia ha di comunicare reciprocamente. Esiste infatti tra di loro uno scarto linguistico che rende l’interazione problematica: Tien parla perfettamente l’inglese ma non il vietnamita, ovvero l’esatto contrario dei suoi genitori. Un’impasse linguistica che rischia di rendere impossibile il dialogo tra di loro, un dialogo che sarebbe in questo momento della vita del giovane ragazzo quanto mai necessario. Infatti, Tien vorrebbe fare coming out, dichiarando loro la propria identità omosessuale. Ma come fare in un contesto in cui le parole, il codice di comunicazione non è reciprocamente accettato? Ecco che a venire in soccorso del ragazzo arrivano appunto le fiabe. Attraverso la narrazione e quindi l’astrazione, la famiglia riesce a trovare un canale di condivisione che il linguaggio quotidiano sembrava dovergli negare. In questo modo si realizza la possibilità di raggiungere una verità altra e più profonda, una conoscenza reciproca che esula da ogni formalismo.

magic fish Trung Le Nguyen

Si realizza insomma il dovere che ogni narrazione dovrebbe avere, almeno programmaticamente e che qui è messa in mostra ed esaltata anche grazie ad un tratto di matita che oscilla tra il realismo e il mondo fiabesco dei grandi classici, usando il colore in maniera significante e funzionale.

Una narrazione dicevamo incentrata sulla fiaba. Anzi sulle fiabe, su questo patrimonio comune che da sempre è uno dei primi e più significativi strumenti in grado di creare e solidificare lo spirito comunitario. Lo sono in quanto portatrici di valori che si fanno condivisi, di racconti che diventano esemplari e come tali esplicativi per rappresentare i movimenti collettivi dell’animo umano. Movimenti dell’animo ma anche movimenti fisici, movimenti che implicano il cambiamento come necessità, come ricerca di un altrove più felice e stabile. Il movimento in questione è appunto quello dei migranti, di coloro che ricercano nell’abbandono della loro terra una spinta nuova e più propositiva per il proprio futuro e quello dei propri cari.

magic fish Trung Le Nguyen

Un tema certamente controverso nelle società odierne, oggetto di speculazioni politiche e di un acceso dibattito nell’opinione pubblica. Un tema che certamente richiama l’ancestrale paura dell’altro, del diverso, e al tempo stesso mette in moto meccanismi di difesa e autoconservazione del proprio, se pur piccolo, privilegio in un contesto in cui il bene privato è diventato uno status essenziale e imprescindibile della narrazione del sé e del rapporto che questo sé intrattiene col mondo. Insomma, un tema in cui troppo spesso è esaltata la distanza e la differenza e in cui viene programmaticamente ignorata la possibilità di un incontro. Un incontro che certamente è reso complicato dalle differenze culturali e dalle barriere linguistiche. Come vediamo tutte queste tematiche sono richiamate da quest’opera che non si limita, come molte altre narrazioni di questi tempi, a rappresentare lo stato delle cose, il presente così com’è, imponendo la sua coltre di denuncia e di accettazione del fallimento ma che cerca di immergersi nel problema proponendo una via di uscita sicuramente originale.

In questa graphic novel edificante Nguyen riesce quindi nel proprio intento di proporre una vicenda così personale e segnante come è stato il passaggio tra due paesi così diversi come il Vietnam e gli Stati Uniti, attraverso un filtro che dona leggerezza alla vicenda, un filtro originale che diventa politico nel senso più alto del termine, senza proporre tesi bellicose o peggio preconcetti ideologici, ma rendendosi trama universale e condivisibile.