leo fulcro il mondo che cambia intervista

Leo Fulcro ci racconta come le nuove generazioni possono cambiare il mondo

1 – Ciao Fulcro, presentati, come nasce la tua carriera artistica?

Bella! Fulcro nasce nel 2018 da tante menti e si sperimenta su varie discipline artistiche, poi negli anni ci siamo sempre più focalizzati sulla musica arrivando al mio primo disco come Leo Fulcro, intitolato “Il Mondo Che Cambia”.

2- Raccontaci la genesi de “Il Mondo che Cambia”.

IMCC è nato subito dopo l’uscita del salmoni EP (che in realtà era nato con l’idea di farne un album). Volevamo fare un disco intero con un inizio, svolgimento e finale, da ascoltare dall’inizio alla fine, non un insieme di singoli.
Siamo partiti da due canzoni che avevo scritto io con la chitarra e le abbiamo praticamente smontate e rimontate con l’aiuto dei musicisti Giuseppe Romagnoli e Giovanni Agosti, il tutto coordinato da Dost. Quelle due canzoni sono poi diventate “Tony Hawk” e “Non Voglio Crescere Mai”, che sono in qualche modo due colonne del disco.

3 – Il Fulcro è sempre stato un progetto dalle molte sfaccettature, quella artistica figurativa è sempre stata molto presente, come è stata integrata in questo album?

Tutto il progetto grafico è stato curato da Timmy O’Tool, un artista che vive in Olanda.
L’idea iniziale era di citare Magritte e le sue illusione ottiche. Alla fine la citazione da Magritte é stata messa da parte, ma l’elemento del cielo un po’ nuvoloso, molto presente nei suoi quadri, é rimasto; in quanto simbolo di una dimensione naturale pacifica in contrasto con quella umana, che invece produce sogni, pensieri, mostri che popolano la copertina sotto forma di disegni.
Come si sente nelle canzoni che citavo prima, il tema del volare, dell’aria è molto presente nel disco.

4 – Domanda di rito: come hai passato la pandemia da Covid-19? Come ha inciso sul tuo percorso artistico?

Il lockdown è stato terribile. Ci annullarono la nostra prima serata il 1 marzo 2020, e ricordo che tutti i primi due mesi sono stato preso malissimo. Poi con l’estate scorsa ci siamo ripresi ma comunque la vita anche quest’inverno non è stata proprio piacevole. Eravamo abituati ad essere precari e senza sicurezza economica, ma quando ci è stata tolta anche la possibilità di stare insieme e quindi di trovare quei momenti di libertà fondamentali è diventato tutto più difficile.
Il disco è fortemente influenzato dalla pandemia, tant’è che può suonare anche un po’ malinconico, ma a tutti gli effetti non ci sentivamo di fare un disco spensierato in un momento in cui in realtà eravamo pieni di pensieri.

5 – Roma ha una lunga tradizione di musica politica, soprattutto nel rap, come pensi possa accogliere il pubblico romano un suono così fresco e originale come quello de “Il mondo che cambia”?

Bhe personalmente sono molto legato al rap romano, e in generale alla musica di questa città. Dall’hip hop alla trap, dancehall e cantautorato. Il mio sogno sarebbe appunto che con il Fulcro riuscissimo ad affermarci come realtà musicale romana valida, quel tipo di artista che a Roma suona una volta al mese e tutte le volte il concerto spacca. Con fan affezionati ma comunque conosciuti anche dall’ascoltatore di altri generi.
Allo stesso tempo però, vorremmo in qualche modo non soffermarci troppo negli ambienti dove ci sentiamo comodi ma scontrarci con realtà differenti e portare la nostra voce. Portare domande ai nostri ascoltatori e sfidare chi non ci ascolta. Un po’ come dice il disco “cambiare noi stessi per cambiare il mondo”.

6 – Il disco ha una forte componente politica e sociale, come si sente un ragazzo della tua età in questo mondo?

È terribile. Siamo circondati da problemi enormi che diventano sempre più grandi senza alcuna speranza di un buon futuro. Riscaldamento globale, pandemie, precarietà. Nessun giovane crede effettivamente in un buon futuro. O se ci crede è perché magari ha una stabilità economica solida e ha abbandonato da tempo il sogno di un mondo giusto dove c’è dignità per tutti e spera solo di salvarsi da solo. Chiudersi in una casa e non pensare alla guerra che scorre fuori.
Io ancora non l’ho persa questa speranza, e questo perché quotidianamente vedo e frequento gente che non accetta scuse. Persone che costruiscono senza chiedere nulla in cambio, persone che combattono con l’ingenuità di un bambino e la determinazione di un adulto.

7 – Tre artisti con cui vorresti collaborare.

Coez, Margherita Vicario, Side Baby

8 – Progetti per il futuro? Porterai il disco sui palchi?

Adesso stiamo già facendo nuova musica, probabilmente faremo uscire qualche singolo, magari qualche feat, ma ancora non annunciamo niente. Oltre a questo speriamo di fare più concerti possibile, Domenica 27 siamo stati live allo Scalo Playground di San Lorenzo, poi ci saranno altre date sia a Roma che fuori. Ci vediamo lì!