last breath vendetta

LastBreath: Cagliari Terror Squad

Un vero schiaffo sonoro il nuovo LP dei cagliaritani LastBreath, che con 13 tracce e poco più di mezz’ora di violentissimo hardcore metal di stampo americano spettinano l’ascoltatore e mettono la bandierina ancora una volta sulla Sardegna.

Ogni canzone gioca efficacemente sull’equilibrio tra velocità frenetica e pesantissimi rallentamenti di stampo beatdown new school americano; la chitarra ha un ruolo fondamentale andando ad impreziosire il muro sonoro con assoli, bending ed armonizzazioni note ai fan di band quali Lionheart, Gridiron, Expire e First Blood. Il middle scream di Matteo domina ogni traccia ricordandomi Ale dei Sentence, gang vocals tattiche piazzate per incendiare le prime fila dei live.

“Truth’s Circle” apre le danze con un lungo intro pieno di campionamenti preludio della guerra imminente che, quando scatenata, sarà poi da cavalcare tutta d’un fiato fino a fine disco. “Number” aumenta decisamente i giri e i Bpm, ospitando il primo dei parecchi featuring di cui il disco è costellato nella voce di xJoshx dei To Kill. In “Hard Strife” troviamo Luke Vacca dei Riflesso e possiede una struttura ben conosciuta dal quartetto: violenza, mosh e pestoni.

“Keep Talking” e “Glory” sono due testate atomiche che non sfigurano di fianco a nomi internazionali del settore, veicolando rabbia e sdegno verso la società moderna e i cliché imposti dai mass media con continui stop’n’go.

In “Strays” e “No Compassion” notiamo come i LastBreath siano decisamente attenti nella scelta degli ospiti da invitare sui loro lavori, modellando la musica verso territori più tamarri e bouncy per Renato (Fury Department/Earthfall) o frenetici e selvaggi per Andrea (Short Fuse), sfornando altre due perle per gli amanti della scena italiana.

I ragazzi si prendono quindi il resto del disco tutto per loro, lasciandosi andare a scariche di pura passione come “Lions from the 90s” e “CAHC part II” che sanno tanto di sano sfogo contro il sacco da boxe, ma anche la strumentale e bellissima “Vendetta”, title track che dona il nome all’LP.

Potrebbe essere scambiata per il classico outro strumentale, ma proprio sulle note in dissolvenza entra “My Brother’s Keeper”, pezzone traino del disco con annesso video sul Tubo.

Un disco con un incredibile balance tra old e new school, downtempo e accelerate inaspettate, tematiche sociali nichiliste e l’amore per la propria terra e l’amicizia sincera.

Un disco che riaccende la speranza e la passione nell’hardcore italiano. 

Intervista LastBreath

1- Ciao Leo, da dove siete partiti per la creazione del nuovo disco?

Ciao Ale! Innanzitutto grazie di cuore per averci ospitato tra queste righe. La creazione di “Vendetta” non nasce che dallo stomaco. Dalla necessità reale di sputare fuori le chimere che ognuno di noi stava attraversando nel periodo post-pandemia, che ha sicuramente portato a ricalibrare luoghi, persone, priorità e/o a frammentare la quotidianità che eravamo abituati a vivere. Potrà sembrare una banalità, però il sottobosco ideologico da cui nasce il disco è proprio questo, un momento di transizione dove tutti noi quattro ci siamo trovati ad avere qualcosa di urgente da dire,  alla quale dare un volto. “Vendetta” è un concept album proprio su quella quotidianità idealizzata che ad un certo punto è sembrata come una cartolina che andava piano piano sbiadendosi, man mano che la vera natura di certe dinamiche o di certe persone si palesava per quello che era sempre stata. Il processo di scrittura non è stato facile. Mirko, il nostro bassista, il periodo era stato forzato ad innumerevoli kilometri di distanza per motivi lavorativi e noi, rimasti qui in città, stavamo cercando di rimettere apposto i pezzi, ma tra una prova notturna ed una videochiamata il disco ha preso pian piano forma.

2- “Vendetta” è un disco molto compatto, pieno di sonorità pesanti e testi che trasudano sia rabbia che unione della scena ed amicizia; avete pensato a un concept dietro il progetto dell’album o è semplicemente un mixtape di canzoni nate durante la pandemia?

Pardon! Mi sono lasciato andare nella domanda precedente per poi rendermi conto che mi chiedevi in questa i contenuti che ho dispiegato sopra ahahah. Allora ne approfitto per aggiungere che siamo parecchio affezionati al concetto del non lasciare al caso i nostri lavori. Infatti possiamo dire che “Vendetta” si è sviluppato quasi autonomamente come un continuum di “Thousand Traitors”, sia dal punto di vista musicale che tematico. Sicuramente sotto il punto di vista lirico in “Vendetta” germogliano certi temi che erano stati seminati con il precedente lavoro sulla medio/lunga distanza ed esauriscono la loro narrazione in una forma sonora che volevamo fosse più varia ed inclusiva di tutte le nostre varie influenze, vecchie e nuove.

3- Tre album in quattro anni: la Sardegna fa bene allo spirito compositivo e/o sentite il peso della difficoltà organizzativa di vivere su un’isola?

I Lastbreath hanno sicuramente un rapporto molto stretto con l’environment che ci ha cresciuto, con la nostra città. Cagliari è una città magnifica, ma come tutte non priva dei suoi chiaroscuri, una città ricca di potenzialità e di band, realtà, iniziative validissime ma le quali purtroppo devono scontrarsi con le barriere ( mentali ) che arrivano ancora prima di quelle geografiche. Queste ultime giocano sicuramente un ruolo gravoso sull’exploit delle band isolane che, per quanto di livello, devono affrontare difficoltà economiche e logistiche sicuramente superiori a chi non ha un mare da guadare, le quali però hanno indubbiamente maturato una fame ed una smania notevoli che si riversano poi sulla musica.

4- Noto con grande piacere la tendenza molto hiphop di farcire i vostri lavori di feat ed unirvi in combo con altri artisti per lavorare alle vostre uscite. A quali ospiti siete più affezionati e quali sarebbero i guest da sogno per un prossimo disco?

Siamo felici che questa nostra venatura legata all’immaginario Hip-Hop esca fuori, che essa sia voluta o, come tante volte è capitato nei nostri pezzi, che essa si palesi spontaneamente. Non potrebbe essere altrimenti! Anche perché, chi più o chi meno, ognuno dei membri della band ha tra i suoi ascolti quotidiani o passati una bella dose di quella roba e sicuramente la scelta di farcire di featuring le nostre produzioni è venuta di conseguenza. Da sempre il nostro intento è cercare di coinvolgere nella nostra musica la realtà che viviamo nel quotidiano e le persone che ne fanno parte. Tutte le collaborazioni all’interno dei nostri brani provengono da persone molto vicine a noi o con le quali c’è un legame diretto, per questo sarebbe difficile sceglierne qualcuno in particolare….anche se una menzione speciale va fatta per Luke Vacca ( ex-A War Inside, Riflesso, The Hurricanes ), primo vocalist della band ed il quale, ormai, è una presenza fissa nei nostri album. Per quanto riguarda dei featuring dei sogni…….beh ce ne sarebbero sicuramente tanti, alcuni anche non propriamente legati al mondo del punk-hardcore. Anche se “Vendetta” è ancora fresco d’uscita le nostre teste stanno già vagando per un prossimo lavoro ed abbiamo già qualche nome in mente che potrebbe dare un tocco diverso alla formula!

5- Tra le tante attività che svolgete sul territorio per portare avanti il movimento DIY underground c’è anche “In Your Face” fanzine, ho qualche numero a casa ed è un progetto davvero valido. Com’è nata questa realtà e quanto è importante per le nuove generazioni scoprire artisti vecchi e nuovi tramite una fruizione più old school ma sicuramente genuina?

L’idea della fanza è nata durante il primo lockdown da una forte voglia condivisa tra me e Claudio di Cagliari Supporting Hardcore di creare un qualcosa che qui non si vedeva da tanto e fortuna volle che avessimo le idee abbastanza chiare sulla veste che entrambi avremmo voluto dare a questa iniziativa. Volevamo creare una piattaforma cartacea che desse voce alle realtà nostrane tanto quanto a quelle nazionali, cercando di creare un ponte generazionale, che qui purtroppo fatica a rimanere in piedi, le quali fondamenta sarebbero state quelle del nostro amore per il punk-hardcore ed i mattoni sarebbero state delle rubriche e dei contenuti i più inclusivi ed appassionati possibile. Purtroppo l’impossibiltà di potermici dedicare quanto meriterebbe mi ha forzato a prendere le distanze da “In your Face!” ma l’iniziativa continua ancora tramite Claudio ed una task-force di prim’ordine di collaboratori che hanno portato ad ampliarla e a migliorarla sempre di più. Per quanto riguarda le nuove generazioni…..l’unico modo per cercare di strapparle alla comodità e alla pigrizia dell’etere, è prenderle a braccetto generando più inclusione possibile, cercare di parlare la loro lingua e cercare di generare e divulgare delle testimonianze tangibili ( come le fanzine ) che spieghino quanto non esista età per catalizzare la rabbia e l’urgenza di cui l’hardcore si è sempre fatto sommario.

6- Per questo nuovo LP siete usciti con “Time To Kill records”, casa di realtà tendenzialmente più metal, tramite cui avete stampato un bellissimo vinile. Come vi trovate a livello di promo ed a livello umano?

Enrico e Time To Kill ci hanno voluto subito appena ascoltato “Vendetta” ed il suo entusiasmo oltre che al suo puntare sulla creazione di un dialogo reale tra noi ci ha piacevolmente sorpreso e catturato da subito. TTK ora come ora per noi è la label più interessante del panorama peninsulare e la nostra collaborazione è solida e trasparente, per  questo stiamo già pensando al futuro.

7- Chiudiamo lasciandovi spazio libero per prossimi live e progetti futuri. Un abbraccione bro!

Ora siamo reduci da un magnifico weekend tra Cesena e Roma, dove abbiamo condiviso il palco con band di amici e fratelli ( Caged, First Brawl, Scheletro, Rainswept, Short Fuse ) e sudato ed urlato assieme a tanti volti vecchi e nuovi, che ci ha ricaricato di una necessità primordiale di riportare il progetto on-the road il prima possibile. Quindi per ora il nostro obbiettivo primario è di portare in giro “Vendetta” anche oltr’alpe e qualcosa di molto interessante a riguardo si sta già muovendo all’orizzonte. Anche se la febbre compositiva ci sta già solleticando i polpastrelli! Grazie ancora dello spazio dedicatoci e del supporto, ci vediamo nel mosh!