Il coraggio di Geolier

Era attesissimo e finalmente è arrivato: Geolier ha pubblicato il suo nuovo disco e questa volta ha dimostrato di fare sul serio. La seconda fatica del rapper napoletano si chiama Il coraggio dei bambini e la copertina richiama proprio questo concetto: è una fotografia di un gruppo di bambini che si mostrano senza paura, con lo sguardo privo della loro tipica innocenza ma carico di responsabilità e di vita vissuta. Anche le canzoni che si possono ascoltare al suo interno fanno riferimento a quei bambini troppo cresciuti, ai “bambini soldato” che popolano le periferie italiane, compresa quella in cui vive lo stesso Geolier, il quale racconta questa realtà cruda e vera.

Già con la intro, Ricchezza si può riassumere il contenuto dell’intero disco: il rapper parla infatti di ricchezza e di povertà (sia economica che di spirito), di famiglia e di attaccamento ai valori che trascendono le macchine e le collane. Geolier non è mai stato un rapper vuoto, che parla per frasi fatte o per concetti non suoi: al contrario racconta la vita vissuta (da lui o da persone che lo circondano), sia nei suoi aspetti positivi che in quelli negativi. Anche in questo disco rimane fedele a quei concetti e quei temi che lo hanno giustamente reso importante nella scena italiana. Non mancano pezzi “love” come Monday (con Shiva e Michelangelo) o la hit Chiagne (realizzata con Lazza sulla produzione di Takagi e Ketra), ma la maggior parte rimane su uno stile più puramente rap in cui si parla in modo intelligente di strada e vita vera.

La capacità di scrittura di Emanuele Palumbo (vero nome di Geolier) è raramente messa in discussione, e infatti anche con questo progetto conferma la sua notevole abilità: rispetto ad altri progetti qui ho anche sentito un uso molto intelligente dell’autotune che viene usato solo quando serve davvero come un vero e proprio strumento a supporto della voce. Sarebbe stato un peccato un impiego troppo invasivo dell’autotune, dal momento che spesso i brani di Geolier vengono impreziositi dallo struggle che esce dalla voce mantenuta pura senza alcun effetto. Le rime dunque ci sono, i flow sono melodiosi e accattivanti al punto giusto e i ritornelli sono cantati bene senza eccessive forzature.

Tra le caratteristiche che rendono sicuramente unico questo progetto è l’uso quasi totale del dialetto: come molti rapper napoletani, anche Geolier ha deciso di usare la sua lingua madre per veicolare al meglio i messaggi che vuole trasmettere. Trovo che sia una scelta azzeccata per due ragioni: la prima è che il rapper stesso si sente più a suo agio nel raccontare nella propria lingua esperienze personali come quelle che ha inserito nel disco. La seconda è che il napoletano è la lingua che si parla frequentemente nel mondo di Geolier, dunque parlare di questi argomenti in questa lingua restituisce la stessa esperienza cruda e diretta. Chiaramente il lato negativo di questa scelta è che le sue canzoni non arriveranno allo stesso modo a chi il napoletano non lo capisce, ma queste persone possono comunque percepire lo struggle e la sofferenza che anima le barre del rapper di Secondigliano. Che forse è anche più importante che comprendere ogni singola parola.

La forza di questo disco infatti sta proprio nei messaggi che – attraverso la buona tecnica e i flow travolgenti – il rapper intende veicolare al pubblico: sono concetti legati alla vita di strada, che però riguardano il lavoro, il coraggio e anche la paura. Non ci sono grosse sbavature: i featuring sono azzeccati e si inseriscono bene nel complesso del disco, le produzioni sono compatibili con quanto viene detto. C’è giusto qualche traccia superflua che, per quanto valida, risulta di troppo se si guarda il progetto complessivo, ma in ogni caso ritengo che ancora una volta Geolier abbia fatto centro. Questo disco è una bel prodotto per i fan che hanno aspettato diversi anni prima di avere un altro progetto e che finalmente hanno ricevuto nuova musica da poter usare per riflettere su certi ambienti e sul mondo interiore di ognuno. Perchè non è solo un disco che parla di strada e di vita vissuta, ma anche di coraggio, di rispetto e di paura. Che tutti provano.