George Sprott è in Italia!

George Sprott 1894-1975. Un racconto per immagini è una graphic novel di Seth, all’anagrafe Gregory Gallant, che da pochi mesi è uscita nelle librerie italiane grazie all’impagabile Coconino press.

Il leggendario fumettista, autore di capolavori come l’autobiografica “La vita è meravigliosa malgrado tutto” e soprattutto il monumentale Clyde Fans”, esce in Italia con un’opera dalla narrazione più compatta e meno rapsodica delle prove precedenti, in cui sono comunque mantenuti i temi chiave della sua poetica. In particolare, il rapporto nostalgico con lo scorrere del tempo e la passione per il collezionismo. Insomma un tentativo ossessivo e inevitabilmente fallimentare, ma al tempo stesso romantico e non banale, di cristallizzare il tempo, interrogandosi su ciò che è stato e sulla carica emotiva che gli oggetti del nostro passato innescano nella nostra esperienza quotidiana.

In questo certamente la storia biografica di George Sprott, ex esploratore e conduttore televisivo di un programma d’intrattenimento su una piccola tv locale, diventa paradigmatica per interrogarsi sul senso dell’identità, su quanto la vita esteriore di una persona corrisponda alla propria più intima realtà interiore. La narrazione in questo caso scorre con uno stile semi documentaristico, dove la biografia di George è scandagliata attraverso ricordi personali ma anche interviste a mezzo busto, aneddoti e ancora interviste di chi gli è stato accanto lungo il suo percorso di vita. Scorre insomma con uno stile frammentario, frammento che però non rinuncia mai ad una sua visione d’insieme, dove l’autonomia di singoli blocchi narrativi non tiene mai indietro l’esigenza di proporre una visione a trecentosessanta gradi della biografia del suo protagonista che scorre per quasi un secolo di storia degli Stati Uniti.

Il meccanismo narrativo, come si può intuire, ricorda molto da vicino quello utilizzato da Orson Welles nel suo capolavoro “Quarto Potere”. Un debito estetico ammesso dallo stesso Seth, che ha dichiarato di aver visto più volte da ragazzo la pellicola di Welles e di essere rimasto affascinato dalla vacuità della ricerca che sta alla base di questo film. Allora, allo stesso modo in cui il tema centrale di Quarto Potere era capire il significato della parola “Rosabella”, l’ultima pronunciata dal protagonista Charles Foster Kane in punto di morte, qui l’indagine ruota intorno al capire chi sia realmente quest’uomo dalle molteplici esperienze. Dall’esploratore di successo (qui alcuni tratti biografici ricordano da vicino quelli del mitico documentarista ed esploratore Robert Flaerty) e poi l’uomo abitudinario e pacioso, conduttore immarcescibile e pacato, fino ad arrivare a un esito enigmatico e profondamente malinconico.

La struttura frammentaria è dovuta anche a circostanze produttive, infatti le tavole di questa picture novel, il termine ironicamente utilizzato da Seth per descrivere le sue opere in opposizione al più in voga graphic novel, sono apparse in puntate sul New York Times Magazine.
La scadenza settimanale ha obbligato l’autore a cercare da una parte di evitare il meccanismo del cliffangher, provando ad offrire pagine che potessero essere gustate autonomamente, dall’altra a proporre uno schema narrativo meno dilatato e quindi più leggero del precedente capolavoro “Clyde Fans”. In quest’ultima infatti la storia dei due fratelli Abe e Simon Martchand si dipanava rapsodica lungo il novecento americano, facendone una sorta di Grande Romanzo Americano a fumetti.

Al contrario George Sprott è un tentativo più accessibile e popolare di entrare nel mondo di un grande autore del nostro tempo, influenzato da Shultz e dai suoi Peanuts e paragonato ad un altro grandissimo genio come Chris Ware con cui condivide la capacità di rendere gli ambienti parti integranti della storia, vere scatole cariche di racconti e di tematiche.