FOTOGRAFIA EUROPEA 2022 2/5: GUANYU XU

Continua la nostra serie settimanale con le 5 mostre del Festival Fotografia Europea 2022  che ci hanno colpito particolarmente e che abbiamo scelto di consigliarvi a cadenza settimanale da qui alla fine del festival. Ecco la seconda delle 5 mostre di cui vogliamo parlarvi:

TEMPORARILY CENSORED HOME di Guanyu Xu

     

Crescendo ho sempre pensato che ogni genitore educhi il proprio figlio mostrandogli un esempio positivo da seguire. Poi però con il tempo mi sono accorta che non funziona sempre così, ed ho scoperto che esistono genitori che educano i figli “per sottrazione”. Ci sono ragazzi e ragazze che imparano prima cosa “non essere” rispetto a ciò che è giusto e passano la loro infanzia immaginando e modellando loro stessi non in base a ciò che hanno accanto, ma piuttosto inseguendo il desiderio di potersi allontanare il più possibile da ciò da cui provengono.

Così per abitudine iniziamo ad immaginare il cambiamento come qualcosa che è contemporaneamente dentro di noi, ma allo stesso tempo lontano, lontanissimo da ciò che ci circonda.
Cresciamo con la promessa di fuggire lontano il prima possibile e mettiamo in pausa ogni desiderio di felicità in attesa di arrivare a quella destinazione.
Così quando ho visto il progetto Temporarily Cencored Home di Guanyu Xu forse per la prima volta ho capito che non sempre occorre fuggire lontano per trovare se stessi, forse alle volte per disinnescare quell’urgenza di evasione non occorre macinare chilometri ma solo rivoluzionare il qui e l’ora.  Partendo da una casa, la propria, infatti il fotografo attraverso immensi collage composti da immagini tratte da riviste occidentali, rompe l’anima conservatrice di quel luogo, l’abitazione della propria famiglia, una delle tante all’interno di un complesso militare residenziale a Pechino; un luogo in cui le condotte non eteronormative venivano quotidianamente osteggiate e represse. Sarà solo infatti esplorando la cultura occidentale, avvicinandosi alla moda, al cinema e alla televisione, che il fotografo sarà in grado di esplorare la propria sessualità ed entrare in contatto con la cultura LGBTQIA+

Qui e ora come la casa in cui cresciamo, una fortezza che può essere anche una trappola, una casa che talvolta diventa una scatola in cui essere costretti ad un modello di vita che qualcun altro ci impone.
Mi chiedo quale sia il momento in cui diventiamo ufficialmente degli adulti, è una domanda che mi pongo spesso ultimamente ed è un quesito che mi unisce ad una generazione, quella a cui appartengo, cresciuta con le promesse di un futuro che non avremo mai, nonostante tutte le regole a cui abbiamo obbedito.

 

Una generazione in bilico tra la generazione di chi, rispettando ogni regola ha goduto dei benefici dell’obbedienza e la generazione, che viene immediatamente dopo di noi, che sa che solo rompendo ogni regola potrà garantirsi un’ipotesi di futuro. E’ così che mi sento spesso, troppo abituata ad un certo modello per rinunciare a convivere con la sindrome dell’impostore: un impostore a cui è richiesto di rispettare le regole e allo stesso tempo rinunciare ad ogni beneficio sul proprio futuro.

Una volta ho chiesto ad una persona se saremo mai in grado di compiere quella rivoluzione (sociale, ambientale ed economica) così necessaria e quella persona sorridendo mi ha detto:
“No, noi no. Noi siamo la generazione che preparerà il terreno a quella rivoluzione che verrà dopo di noi, ma non saremo in grado di vederla con i nostri occhi”.
Così mentre osservavo le immagini di Guanyu Xu, scattate segretamente nella casa dei propri genitori utilizzando ritagli di giornale dando vita ad una casa ogni volta nuova in cui poter essere semplicemente se stesso in maniera libera, potendo finalmente portare all’interno di quei metri di vita quotidiana tutti i riferimenti della cultura queer a cui sentiva di appartenere , mi sono tornate in mente quelle parole: mi sono sentita per un’istante in un futuro già compiuto.
Affacciata su ciò che verrà, sul mondo che saremo in grado di mettere in campo, su un mondo che per noi ha avuto la forma di una scatola conservatrice piena di immagini rivoluzionarie sapientemente allestite per sovvertirne l’ordine e permettere a chi abita quel “qui e ora” di aprire e aprirsi alla produzione di mondi che prima di oggi non sono mai esistiti se non dentro di noi e permettere finalmente loro di esplodere verso l’esterno, farsi desiderio prima, immagine ora e realtà nel futuro.
E’ questo che credo ora, la Rivoluzione è qualcosa che viaggia seguendo un’evoluzione specifica: nasce come un desiderio ed un’urgenza, si fa immagine poi e attraverso quell’immagine, che fino a poco prima era completamente invisibile, diventa finalmente una realtà visibile a tutt*.

Forse è per questo che mi piace la fotografia, perché anche se ho imparato ad accettare che non sarò io a vedere quella Rivoluzione per cui lotto, mi permette di averne un’anteprima.
L’anteprima di un mondo meraviglioso, lo stesso messo in scena segretamente da Guanyu Xu nella casa dei propri genitori.

E si, è un’anteprima meravigliosa. 

“Tra il 2018 e il 2019, l’artista Guanyu Xu, nato a Pechino e residente a Chicago, torna – dopo aver compreso la sua sessualità attraverso la cultura occidentale, in particolare grazie a cinema, televisione e moda – a Pechino e crea segretamente delle installazioni fotografiche nella casa dei suoi genitori, utilizzando immagini recuperate da riviste e dominate da rappresentazioni di uomini bianchi.

Questo denso mosaico di immagini rivelatrici e autoreferenziali distorcono l’architettura dell’intero appartamento, trasformando lo spazio domestico e conservatore della sua infanzia, in scena di rivelazione, protesta e bonifica queer in cui il giovane Xu può finalmente riconoscersi.

Con questo progetto Guanyu Xu mette in scena, così, una performance profondamente intima e politica, fornendo un toccante esame interculturale dei sistemi di potere oppressivi.”