Exem: “Mi affascinava l’alone di mistero e ribellione” – Parte 1

Exem nasce nel 1984 a Verona, dove ha frequentato la scuola di grafica pubblicitaria. Nei primi anni delle superiori ha cominciato a dipingere, un po’ per curiosità, un po’ perché se lo sentiva dentro.

GLI INIZI

Ciao Exem, benvenuto in questa intervista. Vorrei iniziare chiedendoti di introdurmi la tua storia di writer. Da dove vieni? Quando e perché ti sei avvicinato ai graffiti?
Ciao a tutti, io sono Exem, e vengo dalla provincia di Verona. Mi sono avvicinato ai graffiti nel ’97, anche se ho iniziato a dipingere con un minimo di costanza solo nel ’99, durante i primi anni delle superiori alla scuola di grafica pubblicitaria.
Il perché è sicuramente un mix di cose, la principale penso sia che vedevo queste scritte comparire da un giorno all’altro sui muri, colorate e impattanti, era una cosa nuova e mi affascinava un sacco. Poi mi stavo avvicinando un po’ al mondo delle controculture musicali dell’epoca, principalmente hip hop, punk e crossover, avevo iniziato un po’ a skateare, e sui giornalini di skate di quel periodo c’era sempre una pagina dedicata ai graffiti.
Indubbiamente mi affascinava molto tutto l’alone di mistero, illegalità e ribellione che ci aleggiava attorno. Io ho sempre disegnato molto fin da bambino, diciamo che da adolescente mi sembrava un evoluzione interessante, e volevo farne parte.

LO STILE

Potresti dire che il tuo stile rappresenta a pieno il tuo modo di essere? Se si, come mai?
Secondo me, il proprio stile rappresenta per forza il proprio modo di essere. Come dicevo ascoltando molto punk rock, crossover e thrash metal, oltre all’hip hop, ai tempi in cui facevo principalmente lettere mi piaceva usare molte punte e linee tese, che dessero quella sensazione di energia che trovavo nella musica. Poi c’è da dire che non sono mai stato il classico writer che si trova uno stile e lo porta avanti per sempre, spesso ho cambiato, anche se questo andava a discapito della parte fama del graffiti game (di cui a essere onesti in realtà mi è sempre fregato molto poco). Ultimamente, soprattutto da quando tatuo, mi sono legato molto al figurativo, anche se cerco spesso di infilarci comunque qualche lettera da qualche parte, ed è uscita in pieno la mia fotta per tutto quell’immaginario skate punk anni 80/90 che mi fa impazzire da sempre.

Come definiresti il tuo stile e com’è evoluto negli anni?
Il primo termine che mi viene in mente è «californiano», non nel senso stretto dei graffiti ma proprio come influenze. Dalle illustrazioni di Jim Phillips ai pezzi della MSK, dalla musica che ascolto allo skateboarding e i così detti «action sports», la maggior parte di quello che negli anni mi ha gasato e ispirato arriva da la o dal lifestyle con cui lo si vive la, e di riflesso quindi io lo trasmetto in quello che produco.
L’evoluzione è stata prendere un dettaglio piuttosto che un altro da questo gusto californiano e usarlo come ispirazione per quello che nel tempo mi andava di dipingere.

SKATE

I graffiti, i tatuaggi e talvolta addirittura andare in skate in alcuni luoghi pubblici so no visti in modo negativo dalla società di oggi. Avresti un messaggio o un consiglio da lasciare ai giovani che si avvicinano a questo tipo di arte oppure a questo sport?
Io mi reputo l’ultimo dei pirla ahahah, che consigli potrei dare? Divertitevi, sempre , che qua siamo di passaggio e tanto vale goderselo sto trip. In culo a chi vede in modo negativo quello che fate. Quando ti esponi a fare qualcosa ci sarà sempre qualcuno a cui la cosa non va a genio, quindi avanti comunque e bella lì.


SKATESHOP

Della collaborazione con ‘Dear George,’ cosa mi sai dire? Potresti raccontare di questa collaborazione e di come si sia evoluta la tua passione per lo skateboarding?
Lo skateboard è fighissimo, prendi una tavola, ci sali e stai skateando. Stop, super diretto ed essenziale, non hai bisogno di nient’altro. Niente campi da gioco, piste, arbitri, allenatori, puoi farlo in qualunque momento e ovunque ci sia un minimo di pavimentazione. Puoi provare mille trick o (come nel mio caso che sono scarsissimo) goderti le tre cose che ci sai fare. Non si vince e non si perde, non ci sono avversari da battere se non te stesso quando vuoi provare a spingerti oltre, ma come ho appena detto non è una cosa essenziale, puoi anche solo goderti quattro spinte e fine. Finché ti diverti ha sempre senso farlo. La cosa in comune con i graffiti è di spingere a guardarti intorno per vedere sempre nuovi spot, nuovi spazi, nuove possibilità di azione. Penso di poter tranquillamente dire che sia la mia fonte d’ispirazione principale fuori dall’ambito artistico.
La collaborazione con ‘Dear George,‘ è nata tramite Francesco, uno dei tre fondatori dello skateshop. Ci siamo conosciuti con graffiti, anche lui dipingeva, e abbiamo skateato insieme per un periodo. Condividendo la passione per lo skate siamo arrivati a questa collabo, che è nata in modo molto spontaneo. Lui e gli altri ragazzi dello shop mi hanno chiesto una grafica lasciandomi super libero, senza paletti e scadenze. È uscito questo teschione ispirato un po’ alle grafiche di Ric Clayton, artista punk che seguiva i Suicidal Tendencies e Dog Town Skates. Sono contento di poter dire che è andata molto bene, la maglietta è piaciuta parecchio tanto che son state fatte diverse ristampe, e adesso sempre con ‘Dear George,’ abbiamo in programma altre novità belle potenti per l’anno prossimo. Stay tuned.

—>Questa è la prima parte di un’articolo che verrà completato la prossima settimana. Stay Tuned!