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E adesso cosa per Achille Lauro?

Negli ultimi 3 anni, Achille Lauro si è dato alla sperimentazione più sfrenata, ha scandalizzato mezza Italia a Sanremo e ha fatto uscire 3 album in un anno e mezzo, ma ora quale sarà la sua strada?

Achille Lauro si può definire uno dei padrini della trap italiana. Ragazzi Madre è ormai un classico del rap italiano e, insieme a Sfera Ebbasta con XDVR, ha contribuito a portare alle masse un suono e un immaginario che negli States era ormai ben consolidato da qualche anno. Ma le analogie con Sfera, probabilmente, si fermano qui. I loro due album hanno impronte molto diverse (anche viste le origini geografiche dei due, uno scuola Dogo Gang, uno Truceklan), ma ciò per cui differiscono maggiormente sono i percorsi intrapresi dopo questi album.

Non mi dilungherò molto su Sfera, ultimamente è sulla bocca di tutti per il suo ultimo album, il suo percorso è molto più lineare, tendente al mainstream e al puro successo.
Lauro, al contrario, ha puntato tutto sulla sperimentazione e sull’originalità. Le prime avvisaglie si potevano già notare con Pour L’Amour. Disco che, per quanto mantenesse certi stilemi della trap classica d’oltreoceano e riprendesse lo stile dell’afrotrap di MHD, segnava già un’importante punto di svolta musicale ed estetico per Achille e il suo compagno Boss Doms.

L’anno dopo, Lauro stupisce tutti presentandosi al palco di Sanremo con il brano Rolls Royce, un brano dalle tinte rock molto forti, che scandalizza il pubblico dell’Ariston abituato ad anni e anni di musica italiana abbastanza piatta (salvo alcuni casi). La scena è un po’ come quella di Sid Vicious che canta My Way in The Great Rock N Roll Swindle.
Dopo questa performance, Achille Lauro è sulla bocca di buona parte degli italiani. Da un lato, molti fan di vecchia data si sentono traditi dalla svolta di Lauro, dall’altro, molti adulti sono rimasti scioccati da questo ragazzetto delle periferie con i tatuaggi in faccia sul palco più ambito del bel paese. A dare una bella spinta all’indignazione ci si sono messe anche le dichiarazioni di Valerio Staffelli, a Striscia La Notizia, che accusavano il testo di Rolls Royce di essere un inno alla droga.

Subito dopo l’esibizione di Sanremo esce 1969, album che continua a cavalcare questa nuova onda rock presa da Achille, fra ballate di Zucchero, C’est La Vie, le chitarre distorte di Delinquente o la stessa title track. Non è un successo di vendite, ma senza dubbio una ventata di aria fresca per la scena italiana, che riascoltato oggi fa sentire le origini musicali di Lauro.

Poi, per quasi un anno, niente. Fino allo sfavillante ritorno sul palco di Sanremo, ancora più esplosivo e ancora più provocante: si parla di una performance artistica a 360 grandi, che supera i confini di quella musicale. Con Me Ne Frego, Lauro urla a tutta Italia il suo volersi distaccare da tutti i clichè della scena rap e le imposizioni sociali e sessuali che l’ambiente di periferia gli ha imposto fin da adolescente. Non avrà vinto il festival, ma ha fatto una delle cose più sconcertanti degli ultimi anni sul palco dell’Ariston. Gli si può dare sicuramente attribuire il premio di Vincitore Morale.

Siamo al 2020, arriva il Covid-19 due settimane dopo Sanremo, il mercato musicale è sconvolto e non sa come reagire. Saltano i piani, i concerti, ma Lauro è già lì pronto a sconvolgere tutto di nuovo. Così, a luglio, butta fuori un nuovo album: 1990. Continua il suo viaggio nel mondo musicale del secolo scorso, ci porta fra remix di hit storiche della dance anni ’90, anche se chiamarli remix forse è un po’ riduttivo, essendo più vicini a un riadattamento. Gli ospiti dei featuring sono d’eccezione e tutto il progetto assume ancora più senso con gli skit che intermezzano i brani nella versione deluxe, che danno un’aria di ritorno alle origini di Ragazzi Madre.

Siccome tutto questo non era sufficiente, fa uscire anche la Deluxe Version di 1969 con nuovi singoli e una delicatissima versione di C’est La Vie, insieme ad un mostro sacro della musica italiana, Fiorella Mannoia.
Per concludere l’anno in bellezza, Lauro ci porta indietro nel tempo, a inizio secolo scorso e fa uscire il terzo album dell’anno dal titolo 1920. Un viaggio, insieme all’Untouchable Band, di swing e jazz negli anni del proibizionismo, con un disco dall’aria fumosa e noir, ennesimo esperimento di un artista eclettico che porta nello stesso disco Izi e Gemitaiz con Gigi D’Alessio e Annalisa.

Bene, ma dopo tutto questo? Quale sarà il futuro di Achille Lauro?

Non possiamo ovviamente sapere a cosa lo porterà il prossimo album, ma possiamo fare qualche speculazione. Presentando 1920 sui suoi social, ha informato i fan che questo era il capitolo conclusivo della sua trilogia di side-project e che dopo questo cambierà tutto, per sempre. C’è chi ci vede un ritorno alle sonorità più street e trap di Ragazzi Madre e chi invece, come l’autore dell’articolo, non sa bene che aspettarsi da un soggetto come Lauro. L’ultimo anno lo ha portato anche ad un pacifico allontanamento da Boss Doms, ma non ci è dato sapere se torneranno a collaborare già dal prossimo lavoro, anche se c’è da sperarci vista la grande alchimia dei due.

 

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L’unica cosa certa sul futuro di Lauro è la sua presenza, per la terza volta, a Sanremo anche se non più come concorrente ma come ospite fisso, con una nuova performance artistica ogni sera. Rappresenterà 5 quadri, uno per serata, riprendendo in parte quello che aveva fatto l’anno scorso con il San Francesco di Giotto.
Non possiamo fare altro che attendere con impazienza le prossime mosse dell’artista romano.