Alan Moore contro Watchmen

Watchmen, fin dalla sua uscita nel 1986, è stato unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori del genere, una vera pietra miliare che ridisegna in chiave matura e ben poco glamour la figura del super eroe.

Alan Moore contro Watchmen. Detto così sembra un paradosso. Infatti l’autore inglese, un vero mito nel mondo dei fumetti, autore di opere distopiche e indimenticabili come V per Vendetta, Swamp Thing e From Hell solo per citarne alcune, è anche l’autore della suddetta opera.
Il fatto è che Moore si riferisce alla serie tv che è stata tratta, grazie all’HBO, dalla sua opera. Una serie che tra le altre cose ha riscosso anche un enorme successo sia di critica che di pubblico, ricevendo i più importanti premi del mondo della televisione tra cui anche gli Emmy Awards, considerati a tutti gli effetti gli Oscar del mondo del piccolo schermo.

Un successo tra l’altro per niente inaspettato, visto che a guidare il team di sceneggiatori come showrunner è stato chiamato Damien Lindelof, che oltre a far parte della squadra creativa di una vera e propria pietra miliare come Lost è stato anche il creatore di quel piccolo gioiello che è stato “LeftLovers Svaniti nel nulla” che in Italia abbiamo potuto apprezzare negli anni recenti. Eppure come detto Moore non ha per nulla gradito l’adattamento, dichiarando recentemente di essersi voluto subito dissociare dai crediti, disconoscendo di fatto il progetto. Le ragioni le ha spiegate lo stesso autore britannico (che ha firmato l’opera insieme al disegnatore Dave Gibbons) dicendo che secondo lui l’impostazione narrativa data alla serie tv tradiva totalmente le sue intenzioni autoriali. Moore infatti ha immaginato che chi si approcciava a questa storia per la prima volta avrebbe creduto che il fumetto da lui creato fosse qualcosa di oscuro che avesse a che fare con la supremazia razziale. Insomma niente a che vedere con l’originale.

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In generale Moore si è sempre dissociato dagli adattamenti dei suoi lavori sia per il piccolo che per il grande schermo, ritenendo che questi media non fossero in grado di mantenere fede alle sue intenzioni originali. In effetti dobbiamo ricordare che la grande innovazione di Watchmen è stata ridisegnare il mondo dei super eroi, marcando in questo senso una vera linea di demarcazione per chiunque si approccerà in questo genere negli anni futuri.

L’opera ricordiamo  ha un’ambientazione ucronica, siamo infatti nel 1985 negli Stati Uniti che vivono il concreto pericolo di un conflitto nucleare con l’Unione Sovietica. In questo mondo distopico i super eroi sono inseriti a tutti gli effetti nel tessuto sociale anche se ormai in via di declino. Così la trama si dipana in un vero e proprio thriller che prende il via con la morte di Edward Blake. Ad indagare su questo omicidio, oltre alle forse dell’ordine, sarà   Rorschach, l’ultimo eroe in costume ancora in attività. Quando quest’ultimo scopre che Blake altri non era che un suo conoscente, l’avventuriero che si faceva chiamare il Comico, inizierà a sospettare della presenza di un vero e proprio complotto per distruggere gli ultimi eroi rimasti in vita. Ovviamente da qui la trama si dipana come un vero e proprio thriller di grandissimo pregio stilistico. La grande novità è riscontrabile nel fatto che qui i personaggi sono tutti visti nel loro lato umano, depotenziando l’aspetto legato ai super poteri ed innalzando al contrario le loro fragilità.

Quello di Moore è insomma un approccio totalmente opposto rispetto alla tradizione che in America fa capo alla Marvel, imponendo una figura di personaggi che sfugge allo stereotipo, incarnando al contrario un geniale connubio tra le esigenze spettacolari della trama e l’introspezione psicologica. Un’introspezione senza sconti che rappresenta figure frastagliate e problematiche, in cui l’identificazione avviene per un processo di riconoscimento con lo spettatore. Non stupisce quindi che un autore come Moore, sempre pronto a tirare fuori dal cilindro opere spiazzanti e per niente rassicuranti, abbia voluto evitare di associare il proprio nome a una produzione televisiva che, pur se di grande qualità, di certo non può e non poteva mantenere totalmente fede alla poetica con cui è stata concepito questo fumetto. Per la cronaca sembra che visto il grande riscontro avuto, la seria di Watchmen avrà una seconda, attesissima, stagione. Chissà che ne penserà Alan Moore?