Nuovo lavoro dei Black country, New Road: Ants From Up There

Il secondo capitolo della band londinese Black Country New Road , Ants From Up There, è uscito a inizio anno  e segue il primo acclamato lavoro, For The First Time. Ad un anno di distanza il collettivo di musicisti sforna un album innovativo, sperimentale e mai banale, alieno e alienante, dal sapore post-punk e rock sperimentale.

Il gruppo si pone come un progetto ambizioso che, in contrasto ad uno scenario musicale dal consumo veloce, crea pezzi lunghi e audaci. Qui trovano posto testi enigmatici con differenti chiavi di lettura, un cantato che spesso si fa spoken, suoni noise, cambi di tempo e melodie particolari che portano l’album a dover essere ascoltato più volte. Ogni ascolto mostra infatti dettagli differenti che solo un gruppo di musicisti unito e talentuoso può esibire con tanta apparente semplicità.

La formazione del gruppo non è infatti scontata: trovano posto Tyler Hide al basso, Lewis Evans al sassofono, Georgia Ellery al violino, May Kershaw alle tastiere, Charlie Wayne alla batteria, Luke Mark alla chitarra e Isaac Wood alla chitarra e microfono. Questi creano ambienti musicali unici e inaspettati, canzoni accomunate da un inizio delicato  che subisce un crescendo di pathos ed energia, la quale esplode in maniera progressiva come in Concorde, dalla quale è tratto un videoclip.

L’album si apre con Intro, pezzo strumentale che sembra introdurci e prepararci ad una dimensione aliena. Segue Chaos Space Marine, con un inizio caratterizzato da uno stop and go musicale che sottolinea la coesione e l’abilità del gruppo e da un ritornello che suona un po’ David Bowie. Interessantissimo il cambio di tempo finale che rallenta la velocità della traccia, che anticipa Concorde. Questa presenta una linea melodica che esplode dalla calma al rumore intenso e un testo capace di emozionare e colpire duramente: “And I’ll come to like a child / And Concorde and I / Die free this time”.

In Bread Song invece una atmosfera musicale cresce delicatamente e lentamente in modo progressivo, fino a schiantarsi sull’ascoltatore. Good will Hunting è il primo singolo estratto, qui una specie di sirena  introduce la voce quasi parlata di Isaac, accompagnata da un arpeggio di chitarra. Come precedentemente detto, anche questo pezzo subisce un crescendo musicale che sfocia nel secondo ritornello con quel “Everyone will say it was cool”: La voce di Isaac si fa carica di tensione ed esplode un caos noise pestato dalla batteria di Charlie.

Spicca inoltre la dolcezza di Mark’s Theme, che sembra una pausa volta a dare respiro all’album, prima della straziante Show Me the Place Where He Inserted The Blade. A chiudere l’album è invece Basketball Shoes, dodici minuti di traccia. Questa è la più complessa dell’album, divisa in 3 parti intermezzate da altrettante parti strumentali che danno rispettivamente un paesaggio sonoro differente. Le 3 parti subiscono un crescendo di tensione e rumore, il quale si lascia andare nel suo peggior caos con la terza parte. Questo crescendo di disperazione riprende a piene mani dal post-punk e mostra come I Black Country riescano a passare da melodie più serene e pop alla Bowie fino ad una disperazione post-Slint, dove la voce di Isaac si abbandona ed urla mantenendo però una certa speranza e positività.

Per chi è arrivato alla fine dell’album sarà chiaro che un lavoro del genere non possa essere stato scritto se non da un gruppo e un cantante con una sensibilità unica e preziosa, capaci di scrivere uno degli album più interessanti usciti ultimamente. Stupirà invece scoprire che questo album non sarà mai proposto dal vivo: questa è infatti la decisione del gruppo dopo l’inaspettata uscita dal Gruppo di Isaac. Appena due settimane dopo la pubblicazione dell’album, il cantante tramite un post sui social ha deciso di lasciare il gruppo per ragioni di salute personale, spiazzando così i fan dei Black Country.

Il gruppo ha così deciso di continuare a scrivere musica per il futuro senza l’amico, senza suonare le canzoni scritte da quest’ultimo e senza rimpiazzarlo, ma anticipando così ad un nuovo futuro per i Black Country. Un futuro che non sarà certamente lo stesso senza Isaac, ma che speriamo possa riservare nuove sorprese, come questo ottimo album.