Malverde: la crescita di Disme – Recensione

Era il 12 maggio del 2018, Tedua aveva appena pubblicato Mowgli e stava per salire sul palco del Fabrique di Milano dando il via al Mowgli Tour. Quel disco lo aveva lanciato nel mondo dei grandi e io intanto mi trovavo sotto quel palco, schiacciato in una folla di sole felpe firmate Wildbandana cercando farmi spazio per raggiungere l’area il più possibile vicino al palco.
Le luci si spengono e non aspettavo altro che comparisse Tedua. A mia insaputa viene proiettata sugli schermi la scritta Disme e subito dopo sul palco sale un ragazzo che non conoscevo, con un’attitudine molto street e tanta voglia di dimostrare quanto valesse, quasi come se dovesse fare freestyle in piazza.
Disme cantò Messo male e Ho cose, che andranno poi a fare parte della tracklist di Mala Vita, il suo secondo progetto. La sua esibizione mi trasmise un’energia indescrivibile lasciandomi a bocca aperta, quando rappava la carotide e la giugulare sembravano dover esplodere da un momento all’altro. Da quel giorno la voce di Disme non se né mai andata dalle mie cuffie, accompagnandomi tutti i giorni da ormai due anni, due anni passati a consigliare l’artista della Drilliguria a chiunque incontrassi.

Ora Disme è appena uscito con Malverde, il suo terzo progetto, con il quale il valore della sua penna è cresciuto ulteriormente, una delle più tristemente sottovalutate del panorama italiano.

È un mondo sbagliato ma è il solo che abbiamo

Picasso, Disme

Malverde è stato pubblicato sotto Gospel Labels e distribuito da Believe Music. I featuring presenti nella tracklist sono con i compagni di crew Tedua e Bresh e con il machetero Dani Faiv in Frega un cazzo, anche lui come Disme originario di La Spezia.
Il disco completa la trilogia iniziata con Vivo Male Mixtape, progetto di debutto, seguito da Mala Vita pubblicato nel 2018. Tutti hanno tutti in comune quel “mal”, che descrive a pieno lo stile dell’artista ligure.

Una poetica fatta di tristezza e aggressività, voglia di rinascere ma con la costante via della sofferenza e della depressione, consapevolezza ma altrettanta incomprensione verso la realtà esterna e tanto tanto stile e attitudine hip hop.
L’album e si presenta come un disco lungo e talvolta impegnativo, che ci trasporta nel suo stato di malessere, un disco che non è per tutti, come dice lui stesso in Straordinario, che lo vede sulla strumentale insieme a Bresh.

Il progetto, il cui titolo rimanda al santo delinquente Jesus Malverde (come dice Marra in Senza Dio) è stato anticipato dai singoli Matto e Bluff, che sicuramente si presenta come una delle perle di Malverde, con delle barre che non possono di certo non colpire la sensibilità dell’ascoltatore.

Mi hanno detto che la morte non esiste
Ho preso appunti per la mia prossima vita
La verità, guarda, non sempre viene scritta

Bluff, Disme

D’altro canto questo è Disme, un paroliere come si dice in America, un liricista che ti trasporta in un mondo di riflessioni e da un momento all’altro è capace di buttare fuori tutta la sua cattiveria su basi emotional drill o tipicamente cloud trap dalle atmosfere cupe e drammatiche, attraverso l’utilizzo di chitarre, piano e vocal chop. I brani drill presenti nel disco, genere che più di tutti ha caratterizzato il 2020, sono Nervoso, Aldilà e Cosa non va in collaborazione con Tedua. La traccia è il debutto di Tedua su una base tipicamente uk drill e insieme ad altri singoli pubblicati nel corso dell’anno dimostra come questo 2020 è stato ufficialmente la Drilliguria season.

All’aggressività dei brani drill e della traccia con Dani Faiv si contrappone un attenuarsi generale per quanto riguarda la sua attitudine rispetto a Malavita e a Vivo Male.  Anche se Ti maledirò e Ti odierò di Mala Vita anticipano uno stile più chill, nei brani Picasso e Settevite sembra aver raggiunto il suo habitat naturale musicalmente parlando.
Malverde presenta quindi a differenza dei due progetti precedenti toni meno aggressivi e una retorica più consapevole, fatta dialoghi con il destino e con la verità che si cela sotto tutto.

Dio ci guarda, gioca con le nostre vite
Come fossimo pedine, prende azioni decisive
Quello che chiamano destino (Destino)
Per me non è mai stato scritto

Nervoso, Disme

Sul piano delle strumentali troviamo Shune in un evidente stato di grazia, riuscendo ad amplificare il significato si ogni singola traccia attraverso strumentali in perfetta sintonia con la voce e le parole di Disme.
Il distacco con il Disme degli ultimi 4 anni emerge anche in Errori, la settima traccia dell’album, dove si confronta con il vecchio Andrew e con gli errori da lui commessi, che hanno contribuito alla sua crescita.
Nell’album emerge un tema stretto all’esperienza letteraria italiana, la voglia di evadere e di scappare da una realtà sempre più avvelenata e opprimente, un tema che attraversa universalmente i suoi progetti ma qui viene tratto con più maturità.

Dentro questa cella non ci voglio stare (Non ci voglio stare)
Questa strada non so dove va (Dove va)
Vedrò come uscirne, non ti preoccupare (Non ti preoccupare)
Possono toglierti la libertà (La libertà)

Nervoso, Disme

Dopo le prestazioni di Tedua, Izi, Bresh, Vaz tè e Guesan, Disme è il protagonista della Drilluguria di questo dicembre. Nel corso negli ultimi mesi il collettivo che raggruppa tutta la Liguria ha padroneggiato nella scena italiana, ricordandoci l’importanza del concetto di crew nella cultura hip hop e come l’amicizia vinca sui contratti, collaborazioni di plastica e dischi usa e getta.

Malverde non è di certo un disco da classifica, non lo sentirete in discoteca l’estate prossima e fortunatamente nessun brano diventerà virale su Tik Tok. Disme parla in modo diretto all’ascoltatore attraverso un disco che mette le parole prima di tutto andando contro tendenza, contro i clichè e tutto ciò che nel 2020 viene ascoltato come se si stesse mangiando da McDonald, insomma un disco che ha tutte le carte in regola per non essere dimenticato.