Lo storytelling newyorkese della golden age

Se per tutti gli anni ’70 e gli inizi degli ’80 la cultura hip hop era rimasta chiusa in sé stessa, rivolgendosi solamente agli afroamericani, con il concludersi degli anni ’80 riuscì ad uscire dal mondo della Black Culture e dalle aree suburbane per diventare la nascente cultura dominante. Stiamo parlando della Golden Age, la fase in cui il movimento hip hop da un punto di vista estetico, stilistico e musicale diviene un fenomeno di ampia portata. In questo periodo la musica rap si fa sempre più impegnata, con tratti di forte impatto politico e sociale, trattando temi scomodi alle istituzioni.
Nella Golden Age si presentano brani che possono essere definiti vera e propria poesia, in cui il liricismo raggiunge livelli di narrazione importanti, a dimostrazione di come il movimento hip hop sia passato da essere un ambiente festoso e apparentemente futile ad una corrente musicale con finalità sociali e politiche, assumendo di conseguenza una dimensione letteraria.

In questo riquadro si inserisce la funzione dello storytelling, che nel corso dei decenni si è rivelato uno degli stili di scrittura più pungenti e idonei allo scopo di ribaltamento tipico della cultura hip hop. È innegabile come quest’ultimo sia una delle forme espressive più celebri e affascinanti di questo genere musicale. Per storytelling si intende un testo nel quale nel corso delle strofe viene raccontata una storia, con tratti particolarmente d’impatto rispetto ad un testo comune, che si prestano a catturare l’orecchio dell’ascoltatore e a farlo immergere nell’immaginario raccontato. Ciò che conta in uno storytelling, più che il flow o la strumentale, è la storia e il suo sviluppo nel corso delle strofe.

Uno storytelling degno di memoria è sicuramente Brenda’s Got a Baby di Tupac, traccia contenuta 2Pacalypse Now, primo album pubblicato per Interscope nel 1991. Ci troviamo agli inizi della carriera del rapper e attivista, prima dell’ingresso in Death Row, periodo più critico per la vita del rapper. È un disco, come il brano in questione, carico di sfaccettature politiche, considerazioni sociali dell’artista. Tupac, come solo lui sapeva fare, affronta temi come il razzismo, la povertà, le violenze della polizia e la gravidanza adolescenziale, topic centrale di Brenda’s Got a Baby, uno dei brani più rilevanti del progetto.

Pac per la stesura del brano prese ispirazione da un articolo del New York Times, di cui è stato modificato il corso degli eventi con tratti più narrativi. La protagonista Brenda, è una ragazzina di 12 anni residente a New York, in un quartiere non specificato, rimane incinta del cugino, del quale è innamorata, nonostante la sua tossicodipendenza e violenza. La ragazza che è vittima del ghetto, prigione dalla quale non crede sia possibile fuggire. Brenda è abbandonata a se stessa, inesistente per la famiglia, che pare non accorgersi della sua pancia che cresce sempre di più. Viene lasciata sola dal ragazzo e partorisce in bagno all’età di soli 12 anni, per poi gettare la figlia del bidone dei rifiuti. Dopo alcuni istanti di sguardi e il doloroso suono del suo pianto riprende la bambina, essendo così costretta a scappare di casa. Vende crack per pagare  l’affitto, ma viene derubata, finendo per entrare nel giro della prostituzione. Pac chiude il brano scrivendo “Prostitute, found slain, and Brenda’s her name”, lasciando un punto di domanda attorno alla figura del neonato.
Brenda’s Got a Baby è una storia drammatica, che rispecchia un costume diffuso negli ambienti dove le possibilità di sviluppo, istruzione, assistenza giovanile e impiego sono pressoché inesistenti. L’autore di All Eyez on Me mostra una sensibilità del descrivere la ragazza atipica nel rap, caratteristica che dà un il valore aggiunto al brano. Se Tupac viene ricordato come uno dei numero uno di questa arte è anche per brani come questo, nel quale in una solo strofa riesce a ricostruire il circolo vizioso della povertà, andando a toccare argomenti come la violenza domestica, il diffuso alcolismo e la tossicodipendenza.

Rimaniamo a New York per spostandoci nella realtà del Lost Boyz, un collettivo del Queens, composto da Mr. Cheeks, Freaky Kah & K Chrys, attivo dal 1984 al 1999, per poi essere rifondato nel 2019. Non raggiunsero mai un successo esponenziale, ma sono tutt’ora ricordati come figure rilevanti nella storia della East Coast. Renee, la loro più grande hit viene riconosciuta come uno dei migliori brani di storytelling dell’hip hop. Pubblicata agli inizi del 1996, ha raggiunto la 33esima posizione nella classifica Billboard Hot 100 e la terza posizione nella categoria Billboard Hot Rap Tracks. La traccia è all’interno del loro primo album Legal Drug Money.

Come ogni brano Old School che si rispetti si struttura in tre strofe. A differenza del brano precedente, attaccato ad un contesto di critica sociale, Renee è una storia più introspettiva, che racconta della tragica relazione tra Mr. Cheeks e Renee.  Nella prima strofa il rapper di New York racconta di aver conosciuto Renee, una studentessa di legge, presso la The John Jay College of Criminal Justice. Già nel primo ritornello possiamo intuire il finale drammatico del brano, dove appunto Mr. Cheeks definisce la sua relazione con la ragazza come un ghetto love e ricorda la sua ghetto princess chiedendosi perché fosse dovuta morire.

A ghetto love is the law that we live by
Day by day I wonder why my shorty had to die
I reminisce over my ghetto princess everyday
Give it up for my shorty

Nella seconda strofa le loro frequentazioni diventano sempre più intime e viene messo in evidenza la loro diversità socio-economica, lui si definisce all’ascoltatore come un gangsta, ma dice a Renee di essere uno scrittore, una professione sicuramente più accetta di quella del rapper.
Nella terza strofa Mr. Cheeks riporta il contenuto della lettera lasciata sul cuscino, dove la ragazza scrive che si sarebbero rivisti nel pomeriggio e che non avrebbe voluto svegliarlo. Quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti. Si isola nell’alcool, che lo riporta alla vita vuota del ghetto per un periodo in cui si distacca totalmente dalla realtà. Lo storytelling si conclude con l’immagine del narratore, Mr. Cheeks, che, dopo essere corso in ospedale alla notizia dell’uccisione di Renee durante una rapina, versa della birra per terra ricordando la sua ghetto princess. Ghetto love is the law that we live by” è la conclusione della canzone, dove, secondo il protagonista, la violenza di questa realtà porta ad una costante sofferenza, un ambiente dove è impossibile far crescere ogni tipo di cosa e per sempre condannati a rimanere chiusi in se stessi.

Dal Queens ci spostiamo a Long Island per andare a commentare più da vicino un brano storico dei Public Enemy, gruppo che, dagli ultimi anni ’80 sino ad oggi, rappresenta uno dei collettivi più rilevanti dell’hip hop. All’interno del gruppo vediamo Chuck D, Flavor Flav, DJ Lord and Professor Griff e Terminator X fino al ’98.  Black Steel In The Hour Of Chaos, uno dei migliori esempi dello stile dei Public Enemy, pubblicato nel 1988 nel disco It Takes a Nation.

Risultato immagini per public enemy it takes a nation of millions full albumIl testo vede come protagonisti  Chuck D e Flavor Flav muovere una forte critica anti-governativa.  Chuck D scrive i primi versi raccontando che gli è arrivata la lettera ufficiale per il  richiamo nell’esercito per il servizio di leva militare, impegno che non ha minimamente intenzione di svolgere, dato che dovrebbe prestare servizio ad un paese che, stando alle sue parole, “Never gave a damn”, non si è mai importato di lui.

La scena si sposta direttamente nella sua cella del carcere, destino al quale ha dovuto andare in contro per ben 5 anni, dove programma una fuga. Nel corso della seconda strofa descrive la sua situazione carceraria toccando il delicato tema dell’incarcerazione di massa, dicendo che il governo lo ha ingiustamente rinchiuso a marcire. Racconta come in una minuscola cella siano rinchiusi in 4 come se fossero schiavi, sottolineando come il tempo sembri non essere percepibile.

Troviamo poi una frase molto significativa che ritorna al tema della situazione delle carceri negli Stati Uniti a fine anni ‘80:

Between bars, got me thinkin’ like an animal 

Il brano continua con l’alternarsi dei versi di Chuck D e Flavor Flav. Nella quarta strofa assistiamo al triste fallimento della rivolta carceraria organizzata dai due MC, che definiscono il carcere nel quale si trovano un “anti-n**** machine”. Come ci mostra il video pubblicato sul canale YouTube, Chuck D viene giustiziato davanti al sarcastico sorriso del direttore della prigione, così da lasciarci un ingiusto riquadro del sistema giudiziario e carcerario americano. Il brano è un chiaro esempio dell’attenzione dell’hip hop nei confronti  delle ingiustizie sociali e di come la musica possa essere un strumento di critica efficace contro i sistemi istituzionali.

È proprio in queste tracce che emerge il vero nucleo della poetica dell’hip hop, non di certo nei brani che infrangono i record di streaming ai quali ci siamo abituati negli ultimi anni. Brani che destabilizzano, che, attraverso un linguaggio senza troppi filtri, mettono in crisi l’ascoltatore per andare contro tutto ciò che viene socialmente accettato come giusto e per evidenziare ciò che è comodo dimenticare o non vedere.