atarde difetti di forma

I “difetti di forma” nella musica di ATARDE

All’anagrafe Leonardo Celsi, anconetano classe 2001, Atarde è un nome che dobbiamo segnarci da mettere in playlist per il prossimo viaggio estivo.
Lo scorso 6 maggio ha pubblicato il suo primo EP ufficiale per Pezzi Dischi in licenza Island Records, portando la musica spontanea che nasce tra le quattro mura della cameretta ad un livello superiore.

Il punto forte dell’EP sta nel restituire tramite sonorità lo-fi e indie rock delle immagini e delle sensazioni ben precise. Per tutta la durata ci si sente trasportati dentro un viaggio in macchina lungo la costa adriatica, mentre le ultime luci del giorno si appoggiano sul braccio fuori dal finestrino.

Tracklist

L’EP è composto da 7 brani, di cui sei accostati specularmente per sonorità e mood attorno a Passa, brano centrale che costituisce il punto cardine attorno al quale le tre coppie si richiamano.

loml e tias  sono rispettivamente l’inizio e la fine della tracklist: la traccia 1 è stata la prima ad essere scritta, il primissimo singolo che compare su Soundcloud che vede poi la successiva collaborazione di Fudasca nella produzione. La traccia 7 invece è stata l’ultima consegnata in fase di chiusura del progetto.
Entrambe richiamano atmosfere cupe e un po’ invernali, il ritornello in inglese strizza l’occhio ai riferimenti alla nuova corrente indie che vuole prendersi un posto di rilievo dentro al panorama musicale europeo, e ci riesce bene.

bulbi e rooftop sono invece brani più leggeri ed estivi, che vantano della produzione di Duffy per la numero 2 e Millet per la numero 6. I testi sono orecchiabili, la melodia entra in testa e si finisce a canticchiarli tutto il giorno, ma nonostante ciò rimane quel senso di amarezza e disincanto di una scrittura giovane che ha fatto del suo essere acerba un punto di forza.
È molto interessante vedere la partecipazione di Duffy ad un progetto simile, perché ha trovato un punto di incontro tra le sonorità giocose che lo caratterizzano solitamente  e l’ambiente ‘blu indaco’ dei versi di Atarde.

I difetti di forma,
e poi nulla ci porta,
è un’inutile corsa con noi due che si…
che ci siamo nascosti per paura dell’ombra

Seguono città e nastro, al terzo e quinto posto. città è forse la migliore, per le brevi immagini che girano in testa come lampi di luce quando la si ascolta. Le melodie sono pop (il giro di chitarra di nastro è di Baltimora) ma riescono a non suonare mai ‘già sentite’.

Chiude il breve progetto l’ottava traccia “.”, il punto finale di una storia intima e personale che attraverso testi così sinceri viene automatico rispecchiarvisi.
L’ultima traccia è una vera è propria outro, un loop di parole amalgamate dalla musica senza trama narrativa, solo musica e sensazioni.

I difetti di forma

Nonostante sia un progetto di un esordiente è curato in ogni dettaglio e rappresenta un debutto incisivo dentro al panorama musicale urban italiano.

Atarde ha trovato una modalità di racconto efficace, quella di una vita normale e spontanea anche nei suoi momenti di debolezza, senza cadere in frasi preconfezionate.
I “difetti di forma” che racconta sono quelli di una persona incapace di sentirsi nel posto giusto. L’inadeguatezza è una sensazione comune che porta inevitabilmente alla sensazione di non star facendo nulla di utile per sé e per gli altri.

Per 24 minuti si ha la percezione che non sia un disco fatto con delle pretese, ma uno sfogo personale che diventa anche collettivo, tanto che le varie situazioni sono così quotidiane da sembrare da essere già state vissute.
Il punto di forza della sua scrittura è la capacità di creare immagini dettagliate come se fosse un film, fotogrammi di suoni che in testa diventano colori e ricordi precisi.

Atarde è sicuramente una delle rivelazioni dell’ultimo anno. Accompagnato da produttori e più in generale da un team di lavoro capace e giovane, sarà in grado di valorizzarsi e raggiungere un pubblico sempre più vasto. Aspettiamo solo di sentirlo live.