Egreen e Sick Budd ti fanno tornare la voglia di ascoltare rap

Era da settimane che non mi avvicinavo più al rap italiano, non c’era niente che catturasse la mia attenzione in maniera particolare. Poi di colpo, lasciando trapelare alcuni indizi che solo gli iscritti al canale telegram avevano intuito, Egreen pubblica con pochissimo preavviso BELLISSIMO. 

Il nuovo disco del rapper italo-colombiano, interamente prodotto da Sick Budd, è un omaggio a Kaos One, artista fondamentale per una generazione di persone coinvolte dall’impatto culturale dell’hip hop italiano anni ’90.

Un anno fa è uscito Nicolás, e sebbene sia stato accolto benissimo dal pubblico, è stato un album spartiacque per la carriera di Egreen: un disco complesso e adulto, che scava in profondità tra le difficoltà personali dell’uomo e dell’artista.
La domanda che mi sono posta quando ho visto l’annuncio di un nuovo progetto è stata: cosa devo aspettarmi ora?

BELLISSIMO è un disco di un rapper maturo che ha già detto tutto quello che poteva dire, ma nonostante ciò ha ancora la voce, la scrittura e la capacità di rimanere un punto fermo nel rap italiano.
Non sarà l’album numero uno della sua carriera, ma ha qualcosa di veramente speciale: la consapevolezza.

foto di Jacopo Murari

La consapevolezza che, seppur il tempo della scena musicale scorra ciclicamente e si lasci alle spalle (troppo velocemente) ciò che è stato, è importante imprimere nella memoria storica collettiva determinati momenti e personaggi.

A volte è necessario che a compiere questi ‘tributi non autorizzati’ siano gli stessi protagonisti che hanno fatto da giuntura tra un primo momento in cui hanno vissuto da spettatori e un secondo in cui hanno assimilato e reso proprie le varie discipline, adattandole al loro vissuto.

Kaos nella sua discografia ha reso indelebile il concetto di fastidio come una sensazione acuta, più costante nel tempo rispetto al dolore, ciò che ti stimola e ti fa rimanere sveglio. Il fastidio come motore dell’amore verso una cultura è un po’ il leitmotiv anche di Egreen, che in un intervista ad Hotmc del 2016 dice questo:

Ho voluto portare avanti il concetto di odio, in un’accezione molto personale e non letterale. Non si parla di odio in senso stretto, ma di quel sentimento che ho recepito dopo anni e anni di ascolti di dischi come Fastidio di Kaos o Odio pieno dei Colle Der Fomento. Non voglio autoproclamarmi portatore o erede di qualcosa ma, con la massima umiltà e con i piedi ben piantati per terra, voglio far capire a tutti da dove viene quello che faccio. Sono messaggi che ho fatto miei e che voglio riportare in chiave attuale, aggiornandoli a tutte le problematiche che ho io rispetto a quelle che avevano loro ai tempi.

Sick Budd come unico produttore è stata una scelta perfetta; si sente tutta la capacità e lo studio che c’è dietro ad ogni produzione e campionamento. Ha saputo cogliere l’essenza prima della musica hip hop concretizzandola in sonorità cupe, sample sporchi e batterie riverberate.
Il timbro di voce severo di Egreen scorre liscio tra il suono e gli skit, non facendo sentire la mancanza di avere necessariamente dei featuring.

Riportare all’attenzione un suono nudo e crudo per il puro piacere di fare un album rap è un atto di creatività artistica di cui tutti avevamo bisogno.

Avevamo bisogno di svegliarci con un disco in grado di farci riprovare le emozioni dell’identificare le citazioni e i riferimenti. Quanto è bello riconoscere le reference che produttore e rapper hanno seminato in tutto il disco, a partire dallo skit che apre quasi tutte le tracce “E niente, insomma, alla fine siamo riusciti a fare un tot di dischi, alcuni belli, alcuni bellissimi” tratto da un’intervista a Kaos degli anni ’90.

Dall’estratto dalla strofa di Esa in “Lotta armata” dei Gente Guasta in FALLITO, fino a riprendere alcune delle barre più laceranti e significative del Don, passando per L’Attesa e Melma & Merda (quest’ultimo insieme a Sean e Deda).

Egreen ha la grande capacità di trasportarti con intelligenza e ponderazione nel suo percorso di crescita tramite citazioni non sempre di immediata comprensione. Ed è questo uno dei punti di forza: come vent’anni fa, quando non si avevano gli strumenti per identificare al primo colpo un campionamento e allora dovevi spulciare nell’unico negozio di dischi di provincia, qui devi destreggiarti tra richiami a Bufer dei CTO e Lordz of Vetra per capire qual è il terreno su cui affondano le radici di questa cultura.

Ed è anche della provincia che secondo me si parla implicitamente per tutta la durata dell’album. Perché negli Stati Uniti – ad esempio – fare album tributi, creare pezzi attorno a colleghi ritenuti fonte di ispirazione viene vista come una cosa normale, mentre in Italia si fa così fatica ad ammettere che se si è arrivati a questo punto è perché qualcun altro prima ha spianato la strada? Pur avendo dei nuclei attivi nelle grandi città, tutta la penisola intera è provinciale, legata ad un modo di fare musica a mio parere eccessivamente istintuale e poco consapevole.

BELLISSIMO è un disco fuori dal tempo, fuori dalle dinamiche della bolla dei vincitori nella musica, forse uno dei migliori esercizi di umiltà da parte di un rapper italiano. E speriamo che venga tenuto in considerazione da chi nutre un profondo rispetto per “questa cosa”.