testadikiwi – Illustro chi illustra

Abbiamo perso la cognizione del tempo e i nostri occhi sono stremati dalle infinite ore passate davanti a degli schermi, ma quale momento migliore per leggere l’intervista che ho fatto a testadikiwi?

Racconta chi sei, dove vivi, come ti identifichi nel mondo dell’arte e qual è il tuo percorso accademico. Mi chiamo Alice, il mio “nome d’arte” è testadikiwi e viene dal soprannome che mi avevano dato al liceo, per la mia testa rasata. Ho vent’anni, sono di Udine, ma vivo da un anno e mezzo a Bologna. Studio antropologia qui e mi piacerebbe magari in futuro integrare i miei studi con la mia passione per l’illustrazione.

Che musica ascolti mentre disegni? Consigliaci un pezzo. Dipende molto da che cosa sto disegnando. Ciò che disegno è sempre legato a una sensazione, a un ricordo o all’umore del momento, per cui la musica va di pari passo con queste cose. Di recente, il ricordo di me al liceo mi fa molta tenerezza e ho disegnato cose legate a quel periodo, anche ascoltando la musica che ha un po’ segnato quel momento: Tre Allegri Ragazzi Morti, CCCP, the Zen Circus….ultimamente, sento di volermi rilassare e quindi ascolto molto i Mogwai e gli Explosions in the Sky. Vi consiglio Your Hand in Mine di questi ultimi, che mi emoziona sempre.

Quali sono il tuo materiale preferito su cui disegnare e il tuo strumento preferito con cui disegnare? Mi piace disegnare sia su carta che in digitale. Su carta, uso sempre materiali molto cheap, in realtà, anche grazie al mio amico Marcello che mi ha insegnato ad apprezzare i pennarelli Giotto. Ora sto sperimentando molto con la tavoletta grafica e con il software che uso per disegnare, non avendo mai studiato grafica e sempre solo smanettato, ho un sacco di cose da imparare 🙂

Quanto cambia il tuo lavoro se è su commissione? Come lo sviluppi se è un processo creativo forzato? Raramente faccio lavori su commissione, a meno che non sia una cosa in cui creda e a cui tenga molto; vivo il disegno come una cosa davvero molto intima e personale, legata al mio vissuto e alle mie esperienze più profonde. Anche per questo ho scelto di non studiare all’Accademia, sapevo che essere obbligata a disegnare qualcosa mi avrebbe – in un certo senso – fatto passare la voglia di farlo.

Ti piacciono i tuoi vecchi lavori? Ogni quanto vedi un salto di qualità? Alcuni sì e alcuni no. Mi piace riguardarli, perché, oltre  a un miglioramento artistico, vedo la mia crescita come persona, le esperienze che ho fatto e che mi hanno cambiata in qualche modo le riconosco nei miei lavori. Ad esempio, i miei vecchi (di prima che mi trasferissi a Bologna) lavori parlano del disagio della provincia, dell’adolescenza, del sentirsi diversi e anche, sbagliati. Ora che sto qui a Bolo i temi sono ovviamente cambiati.

Quanto è cambiato il tuo sguardo sulle cose da quando lo hai finalizzato alla riproduzione di ciò che vedi?  Più che delle cose che vedo, mi viene spontaneo parlare delle cose che vivo e che sento. Quindi in realtà non saprei.

Chi ti ispira di più? Altri autori, i tuoi amici, i tuoi amori o chiunque. Sicuramente le persone che incontro, in qualsiasi situazione. Le persone con cui arrivo a stringere un rapporto, ma anche qualcosa che può avermi detto qualcuno random, incontrato a una serata. In generale, le cose che mi succedono, i rapporti e il confronto con le persone che entrano in contatto con me. Amori anche, impossibili e non.