Saloni da tastiera: tra la kermesse di Torino ed i festival indipendenti

Succede che una casa editrice di estrema destra (anzi chiamiamola fascista) ottiene uno stand al Salone Internazionale del Libro a Torino, succede che molti autori (tra cui Zerocalcare) si dissociano per protesta, succede che una delle maggiori testate culturali d’italia decide di liquidarli come “i soliti ragazzini viziati”, succede che alla fine il boicottaggio respinge i neofascisti.

Inserirsi in un dibattito già così saturo sarà anche sconveniente ma la situazione sta decisamente sfuggendo di mano, oltrepassando a lunghi passi il limite dell’assurdo. Inoltre tra qualche settimana nella nostra Bologna si terrà Olè, un festival di editoria indipendente fighissimo, e non potevamo starcene zitti.

Partendo dal presupposto che i fascisti non devono avere nessun tipo di spazio (questo non lo diciamo noi ma la storia e se ci tenete anche la legge) sembra assurdo che abbiano uno stand dedicato nel più importante evento editoriale del paese.
La scelta di boicottarlo è più che giusta, ci sta anche che venga messa in discussione (almeno se ne parla e il dibattito può essere positivo) ma che una testata culturale la butti in caciara non è passabile. Liquidare il dissenso di autori del calibro di Wu-Ming, Michela Murgia e Zerocalcare definendoli “ragazzini viziati” è qualcosa che posso aspettarmi da Radio Padania, non da una rivista che fino a ieri ritenevo quantomeno “autorevole”.

Insomma l’intellettualismo snob prende lezioni di comunicazione da Sgarbi e Salvini, benone, non soffermiamoci troppo su questo.

Ripartiamo da Olè e dai tantissimi festival di editoria indipendente che attraversano la penisola, un gigantesco mondo sommerso di autoproduzioni e piccole realtà editoriali che nuotano controcorrente. Cosa c’entrano col salone del libro? Apparentemente nulla però il confine c’è, solo che non è sottile: è talmente evidente che sembrano due cose totalmente distinte.

Il problema del Salone del Libro non è la sua natura di “business”, anche i festival indipendenti sono luoghi di commercio a modo loro, lì però l’arte e la cultura vengono prima. Vi siete chiesti come sono entrati al salone i fascisti? Semplicemente pagando.

 “Materia della magistratura, quindi, è giudicare se un individuo o un’organizzazione persegua finalità antidemocratiche. È pertanto indiscutibile il diritto per chiunque non sia stato condannato per questi reati di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri.”
Salone Internazione del Libro

Se il salone ha fatto un passo indietro revocando lo stand ai fascisti è sempre per la stessa ragione: il boicottaggio stava pesando sul bilancio e le numerose case editrici che avrebbero disertato l’evento sarebbero state un danno economico e di immagine troppo grande. Solo ieri è arrivato il dietrofront, alla vigilia dell’evento, ma lo stand era già pronto per essere montato: se nessuno avesse alzato la testa oggi tra un libro e l’altro troveremmo anche biografie di camicie nere ed altri scarti della storia.

Questa è sicuramente una vittoria ma non giustifica il “lassez faire” del Salone. Quello che sappiamo per certo è che in nessuno dei festival indipendenti italiani qualcosa del genere sarebbe potuto accadere, perchè lì le parole e le immagini hanno un valore che va oltre il loro essere merce: sono la più alta espressione dell’intelletto umano e non possono andare a braccetto con chi i libri li ha bruciati e censurati per anni.

Anche questa volta prendere posizione è stato utile e necessario. Detto questo ci vediamo a XM24 l’ultimo weekend di Maggio per Olè Festival, ci sarà un nostro banchetto insieme a un sacco di bravissimi “ragazzini viziati”.

P.S. non abbiamo nominato nè la casa editrice fascista nè la becera rivista artistica di cui parlavamo, c’è un motivo.