Quentin 40: il nuovo, la fame, la fama – Recensione

Non è per niente facile recensire il primo disco di Quentin40, forse perchè come tanti avevamo un’aspettativa enorme. Quando il rapper romano è apparso sulla scena si è subito imposto come una delle new entry più fresche ed originali e lo sappiamo, siamo tutti affamati di novità.

Oltre a questo effetto sorpresa però bisogna dire che le qualità tecniche di Vittorio (così fa al secolo Quentin) sono assolutamente indiscutibili. Il troncamento delle parole come marchio di fabbrica è geniale e gli ha dato una spinta iniziale considerevole ma le sue capacità non si limitano a questo e col disco d’esordio doveva dimostrarlo, il pezzo di apertura Botti è lì apposta.

Un altro aspetto sicuramente da tenere in conto è quello delle liriche, crude e dirette, che raccontano la periferia di una metropoli come Roma, che ha mille problemi nel centro storico figuriamoci nei suoi bordi più estremi. Anche il troncamento di cui si parlava sopra contribuisce a creare un ritmo dei testi angosciante e incalzante allo stesso tempo. A questo va aggiunta la straordinaria capacità di Quentin di oscillare da brani più cupi e introspettivi come Giovan8, Piatto di Pasta o Scusa Ma’ fino ai banger più potenti e pieni di egotrip come Tiki Taka, Giovane1 o 666GAP in feat con Fabri Fibra.

Mi aggancio subito a questa dualità del disco per dire che 40 sotto questo aspetto è un ottimo esordio, uno spaccato personale di Quentin40 che sembra dirci: “Ecco questo sono io, un po’ tamarro un po’ introspettivo, preparatevi che vengo a pigliarmi tutto.”
Il tutto è sorretto da un lavoro magistrale di Dr. Cream che serve su un piatto d’argento, anzi d’oro, delle strumentali perfette per ogni traccia, decisamente ispirante a suoni provenienti dai nostri cugini transalpini francesi ma con una loro personalità.
Ancora una volta Roma si conferma una delle città più vive per quanto riguarda la sperimentazione e la qualità di rapper e producer.

In tutto questo c’è un “però”, prima di questa piccola critica è comunque meglio fare una premessa: Quentin40 ha avuto un’esposizione enorme in un tempo brevissimo, merito sicuramente del remix di Thoiry con due pesi massimi della scena romana come Achille Lauro e Gemitaiz, questo ha portato l’industria musicale a cannibalizzare subito la novità.
Fatta questa premessa vengo all’unico neo che mi ha fatto storcere il naso: metà dei pezzi del disco li sapevo già a memoria essendo già usciti da mesi, se non quasi un anno. Se da un lato posso capire la volontà artistica di dare una casa a singoli già esistenti posso anche immaginare le pressioni delle case discografiche per inserire delle hit assicurate in ottica di certificazioni FIMI. Questo però rende il progetto più scarno e toglie quell’effetto “sorpresa” che Q40 aveva generato.

40 rimane sicuramente un lavoro di altissima qualità e un ottimo trampolino di lancio per un artista che ha un grande futuro davanti.