Caccia al writer: Geco arrestato in nome del “decoro”

La guerra ai writer fa sentire sempre più la sua morsa: dopo Ericailcane indagato per abuso edilizio ora è Geco a dover fare i conti con l’italica opinione sul decoro.

Nella notte tra sabato e domenica gli agenti del Nucleo Ambiente e Decoro di Roma hanno effettuato un blitz a casa di Geco, writer noto per i suoi enormi “blocconi” sui palazzi capitolini e non solo. Dopo aver perquisito il suo appartamento nel quartiere San Lorenzo i poliziotti hanno sequestrato cellulare, computer e altro “materiale incriminante” quale adesivi e bombolette.

Materiale sequestrato dall’appartamento

All’indomani dell’arresto la sindaca Virginia Raggi ha comunicato la notizia tramite post su Facebook. Dalle sue parole esce fuori un quadro tristemente interessante: si sottolinea che le azioni di ripulitura degli edifici saranno a carico dei cittadini senza però nascondere che per questa indispensabile e preziosa operazione ci sia voluto ben un anno di indagini, non certo invece a carico di qualcun altro.
Inoltre a fine intervento, quasi a voler legittimare ancor più quanto fatto, la Raggi specifica che anche altre città europee erano state imbrattate e quindi altre municipalità chiedevano la testa di Geco.

Un ricercato internazionale, praticamente. 

In particolar modo il riferimento è alla città di Lisbona, che un anno fa è stata teatro di un’altra azione legale nei confronti del writer. Un’associazione di cittadini infatti aveva denunciato l’artista a causa del numero elevato di graffiti che costellavano edifici e muri. Denuncia dalla quale Geco però è uscito indenne per mancanza di prove.

Ciliegina sulla torta? La Raggi apparentemente è una fan di Banksy, o almeno così risulta dai suoi interessi su instagram. Ancora una volta per l’arte di strada ci sono due pesi e due misure: a seconda che uno sia Banksy o Geco rispettivamente uno è artista e l’altro un vandalo.

Di fronte a questa notizia la stampa italiana ha attuato l’antico procedimento di sbattere il mostro in prima pagina. Nome e cognome dell’artista sono stati diffusi a suon di: “abbiamo smascherato il criminale, svelata l’identità di Geco.” Ma Geco il suo nome ha sempre voluto farvelo conoscere: “voglio diffondere il mio nome. Il mio obiettivo è averlo in così tanti posti da rendere impossibile non ricordarlo”.
In quelle bombolette, quegli adesivi e quelle corde che avete sequestrato come “armi del delitto” c’è sempre stata la voglia di farvi conoscere il nome. Ed era scritto in maiuscolo, affisso per tutte le vie di Roma. GECO. GECO. GECO. 

Solidarietà a Geco, capro espiatorio per una guerra contro i mulini a vento.
Arrestatene uno in nome del decoro, ma contro la vostra idea anacronistica di bellezza troverete mille altri writer che non ci stanno. Il nostro è un grido di rabbia contro un cielo che cambia, è un grido contro i colpi di spugna che vorrebbero le nostre città grigie e mute. Non lo saranno loro e non lo saremo noi.

Grafica di copertina a cura di @_kami_art