Internet is (not) a lie: intervista a ZarkOner

Zark, nato in provincia di Lecce, si è avvicinato ai graffiti nei primi anni 2000, e tutt’ora è stanziato a Milano dove si dedica alla sua carriera da artista. Imparando a disegnare si è cimentato in molte tecniche, dalla pittura a pennello, fino alla grafica in digitale e alla stampa.
Dal 2014 mantiene attivo un canale You Tube interamente dedicato ai graffiti ed è uno dei pochi writer italiani ad essersi dedicato a questo media. Con lui abbiamo cercato di disctutere il complicato rapporto tra internet e il mondo dei graffiti.

Com’è nata l’idea del canale youtube?

All’inizio delle superiori la situazione graffiti è diventata molto più sofferente per me, avevo meno voglia, e molti amici si stavano allontanando dall’ambiente.
Un mio caro amico di Bergamo (Lesk) che aveva continuato decisedi aprirsi un canale YouTube dove poteva unire la passione del video editing a quella dei graffiti, mi venne a trovare a Lecce e mi chiese allora di filmarmi mentre dipingevo e lo caricammo sul suo canale. Lui era molto improntato al bombing e i suoi video erano pura adrenalina, io ero già orientato più verso productions e muri complessi, ma mi resi conto lo stesso che i video erano un ottimo modo per lui di fare crescere il suo nome.
Nel 2014 presi coraggio e provai anche io, l’idea all’ inizio era quella di caricare solo video in cui sketchavo su carta, poi iniziai a pubblicare anche i video dei muri ed il canale iniziò a prendere forma. Ho caricato un video a settimana per diversi anni e mi piacerebbe continuare a farlo, il feedback degli utenti di YouTube è sempre molto positivo, purtroppo però è davvero difficile starci dietro,  così ho ridotto la mia presenza sulla piattaforma, dove ancora pubblico contenuti, ma con molta meno costanza di prima.

 

Il canale è un progetto su cui continuerai ad investire?

Oggi il mio bisogno di creare video è colmato da altri progetti personali non connessi ai graffiti ed a qualche video in formato verticale di pochi secondi che pubblico su instagram.
Il mio futuro non lo vedo strettamente connesso ai social in realtà, pubblicare sul web al momento ha il duplice compito di documentare il mio lavoro ed espandere i miei contatti con altri artisti ed eventuali clienti, il progetto a lungo termine è di continuare a vivere di questo e produrre muri sempre più complessi.

 

Come cambia l’approccio alle action illegali e in generale cosa fai per il
tuo anonimato ?

Oggi si vedono tanti video di bombing che spaccano, ma allo stesso tempo tanta gente viene beccata per questo. Specialmente se si vive in grandi città bisogna stare attenti a filtrare cosa si pubblica. Social e graffiti illegali nel mio caso sono due cose che non possono coesistere, da un paio d’anni pubblico in maniera molto rilassata foto in cui mi si vede in volto. Ormai per me pubblicare online fa parte del mio lavoro ed ho bisogno che le persone con cui mi trovo a interagire possano fidarsi di me. Resta comunque il fatto che i social siano un filtro, ho potere su cosa pubblico e cosa non, potrei avere altre sei tag solo per gli illegal, ed è per questo che non comprendo chi giudica in base a questo.

Alcuni writer sostengono che internet sia il “male” dei graffiti, tu cosa ne pensi?

Penso che ormai la parola “Graffiti” includa un’enorme quantità di arti collaterali che spesso non sono rappresentative di quella che era la cultura dello stylewriting all’inizio.
Molta gente fa del purismo che sinceramente considero inutile, i social per quanto mi riguarda non solo mi hanno dato tanto lavoro, ma mi hanno sempre motivato. Come raccontavo prima, quando i miei amici si sono allontanati da questo mondo, internet mi ha permesso di continuare ad essere determinato e non sentirmi troppo solo. Sentire il supporto , ma anche le critiche, serve a
migliorarsi ed i social ci danno la possibilità di aprirci ad un pubblico enorme.
Inoltre nel mio caso, dato quello che faccio va oltre il writing (illustrazione, grafica, modelli 3D), anche in questi ambiti avere dei profili social è indispensabile.
Purtroppo su una cosa sono d’accordo: se l’obiettivo dei writer è spingere il proprio nome, è vero che oggi lo si può fare via social con il minimo sforzo; credo sia questo che infastidisce chi ha sempre spaccato sui metallo o in strada, per questo cerco sempre e comunque di viaggiare rappresentando a quanti più eventi possibile e creare muri potenti.

 

Esistono alcuni “graffiti influencer”, con alcuni hai anche collaborato, cosa ne pensi di loro? vorresti diventarlo?

In passato ho collaborato con Doke e ho fatto “sketch exchanges” con un sacco di writer che sono molto noti su instagram. Indipendentemente dalla loro fama cerco di collaborare con persone di talento, il fatto che pubblichino tanto online mi permette di restare più aggiornato su ciò
che producono, ma spesso collaboro anche con gente sconosciuta sul web.
Non pendo potrei diventare un “influencer”, per farlo è necessario, non solo documentare il lavoro, ma riuscire a raccontare una storia e creare un contorno mettendoci la faccia. Io purtroppo non ho una grande presenza di fronte alla telecamer; per questo credo che continuerò a fare sì che i miei disegni parlino più di me, almeno per ora.