Fresh Meat vol.1: Carne fresca dall’HipHop americano

Con 10 artisti e 50 brani musicali si chiude il primo volume della rubrica Fresh Meat, ritorniamo dopo l’estate con altrettanti nuovi rapper da scoprire. Gustatevi la playlist che abbiamo creato e unitevi al nostro viaggio culinario tra i rapper più ricarcati della scena americana.


Playlist Youtube Alternativa

Illustrazioni di @giada.pau, logo design di @mentecartola


Ogni settimana ci faremo un giretto all’interno del gigantesco supermarket che è l’industria musicale americana, per trovare le confezioni rimaste in fondo agli scaffali, andando a scoprire nuovi talenti ed artisti già affermati che rimangono nascosti alle nostre orecchie d’oltreoceano.

Se vuoi usufruire del nostro import-export non devi fare altro che cliccare “segui” sulla playlist che trovi in fondo all’articolo e ogni settimana busseremo alla tua porta con un nuovo artista da scoprire.

IDK

“IDK” viene comunemente usato come abbreviazione di “I Don’t Know”, in questo caso però la sigla è stata reinterpretata come “Ignorantly Delivering Knowledge”, un curioso paradosso.

Nei suoi primi tre album prevale un forte sapore trap, sia nei beat che nelle tematiche. Il suo ultimo progetto IWASVERYBAD invece dimostra una maturazione artistica notevole e un’importante espansione verso nuove e differenti sonorità.

Jay IDK è un rapper che riesce a mettere nello stesso album MF DOOM e Chief Keef, questo dovrebbe già darvi un’idea di quanti ingredienti diversi è composta la sua ricetta.

Injury Reserve

Due rapper ed un producer dentro uno studio dentistico in Arizona, così sono nati, nel 2014, gli Injury Reserve. Live Form The Dental Office è stato registrato di notte, tra gli attrezzi odontotecnici del padre del producer, quando i clienti erano fuori.

Dichiaratamente “cresciuti dall’internet” fuori da qualsiasi scena, ne risulta un sound piuttosto inclassificabile: fortemente sperimentale, sia robotico che “jazzy”, sia hardcore che morbido, in generale molto molto strano.

Gli Injury Reserve sono un guacamole eccellente: saporti diversi e pungenti mescolati in una salsa morbida e vellutata.

Chester Watson

I suoi pezzi sono come avvolti da una nebbia, atmosfere create da Chester stesso che oltre a rappare è un ottimo produttore. Il suo stile è stato più volte accostato a quello del primo Earl Sweatshirt e sicuramente i due condividono allcuni gusti in comune: il gracchio del vinile, i sample rallentati e pitchati, la voce roca e sussurrata e altre cose del genere.

Chester Watson è un rapper enigmatico ed onirico, il suo sapore è quello di un piatto esotico coperto di spezie psichedeliche ed amarognole: anche se subito non vi piaceranno ne sarete presto assuefatti.

Chuuwee & Trizz

Questa volta abbiamo davanti una vera e propria fiorentina: filetto e controfiletto. Difficile dire chi dei due sia la parte più raffinata e chi la più corposa ma sicuramente sono due rapper succulenti.

Chuuwee e Trizz sono un duo californiano formato nel 2014: già attivi individualmente dal 2010 questi rapper contano una produzione vastissima tra album, EP e mixtapes. Nei loro progetti collaborativi, AmeriKKa’s Most Blunted 1 e 2, si percepisce una grandissima affinità sia a livello personale che a livello artistico-musicale.

Quando scrivono in coppia traspare infatti il loro rapporto di amicizia che da un tono più felice e spensierato alle loro canzoni, quando si cimentano da solisti invece emerge il lato più intimo e conscious dei due, che non mancano di affrontare temi politici, psicologici e sociali.

Croccanti fuori e morbidi dentro, vanno gustati al sangue come ogni fiorentina che si rispetti.

Azizi Gibson


1990, Los Angeles California

Nato a Francoforte, cresciuto a Bangkok ed attualmente in pianta fissa ad LA, Azizi Gibson è un artista dalle mille personalità. Nel 2012 entra a far parte di Brainfeeder, l’etichetta di Flying Lotus. Azizi però non ci tiene a restare all’ombra di nessuno e quando gli viene negata la possibilità di fare un tour decide di rompere ogni rapporto con FlyLo e la sua etichetta.

Si avvicina intorno al 2014 alla 36 Brickhouse di Wacka Flocka Flame, una personalità ed un suono completamente opposti all’enigmatico FlyLo, ma alla fine decide di fondare la sua preHISTORIC, insieme ai soci ed ai producer che lo avevano accompagnato dal principio.

Il suono di Azizi Gibson segue in maniera discontinua le sbandate della sua carriera fino alla svolta indipendente e di album in album la sua personalità dominante esce allo scoperto: il “Grim Reaper” è in grado di tenere insieme la trap più aggressiva di Atlanta e il suono più sofisticato della West Coast, surfandoci sopra con una voce pazzesca e mille flow diversi, dal cantato al rap più crudo.

Azizi è un bel piatto unico, tipo lasagna, ma è anche una di quelle ricettine sofisticate… niente porzionicine gorumet però.

 

Lou The Human

1995, Staten Island, New York

Lou The Human ha una mente complessa, quando rappa litiga e scherza con le voci nel suo cervello. Non per questo dovete aspettarvi testi conscious o depressi: Lou affronta la sua psiche con un piglio punk, ironico e dissacrante. Sfoga le sue pulsioni e i suoi pensieri bizzarri a ruota libera su basi che autoproduce, perfette cornici per esprimere la sua personalità.

Questo artista giovane e tormentato inizia a 18 anni producendo basi per crew emergenti newyorkesi come The Underachievers e Tribe Gvng. Tre anni dopo, nel 2016, debutta come rapper col video di Brink: un pezzo crudo e diretto, senza ritornelli o fronzoli. Nella copertina del suo primo album Humaniac appare il personaggio Finn The Human della serie animata Adventure Time, da cui ha preso il nome. Nella versione disegnata da Lou sotto acido Finn indossa una corona (che “simboleggia la conoscenza” cit.) e si sta sparando un colpo in testa.

“A genius child, but I’d rather play the fool, ignorance is blissful”
Un piccolo genio, ma preferisco fare lo stupido, l’ignoranza è beata
Lou The Human – Brink

Non fatevi intimorire dal retrogusto amaro, Lou The Human merita di essere assaggiato.

Marcellus Juvann

1993, Houston,Texas

Marcellus Juvann non è uno di quei rapper con una storia particolare o uno stile definito, questo rende più difficile parlare di lui: lascerò che sia la sua musica a fare le dovute presentazioni.
L’unica cosa che mi sento di dire è che ha uno stile fluido e versatile, forse non spiccherà per innovazione o originalità ma è in grado di dare personalità sia ai brani più soft che a quelli più rabbiosi, predilige ritmi trap ma non si limita a una sola sonorità fissa: il risultato è un rap che sta in bilico tra il banger e il conscious.

Marcellus è emerso nell’ultimo anno grazie ad un reality intitolato “Signed” ed ha ottenuto così un contratto con Roc Nation, l’etichetta di Jay Z… non preoccupatevi però, niente a che vedere col cibo-spazzatura dei reality musicali italiani.

Maxo Kream

1990, Houston, Texas

Maxo Kream è un nome già familiare agli ascoltatori più attenti di Drill e Trap, è sulla scena da diversi anni ed ha collaborato con nomi caldi come Trippie Red, Fredo Santana e Lil Uzi Vert.
A differenza dei suoi colleghi però non ha mai sfondato le barriere del mainstream internazionale, forse per via delle sue scelte stilistiche e per il suo rifiuto di proporsi in maniera troppo commerciale. Maxo però ha qualcosa che molti nella scena Trap non hanno: le skills.

Sa rappare, non si serve quasi mai di filtri vocali, eppure non gli manca la street-credibility dei suoi competitors: si è fatto il carcere per criminalità organizzata, ha il grill d’oro fisso in bocca, un rapporto turbolento con le droghe e la pelle coperta di tatuaggi. La cosa più assurda che ho notato ascoltando Maxo è che, salvo qualche eccezione, non sfocia mai nel cupo: parla con leggerezza di tematiche molto pesanti, su beat che il più delle volte mantengono un mood tutto sommato felice.

“Wake up in the morning load my pistol can’t leave home without it
mi sveglio la mattina e carico la pistola, non posso uscire senza
Come from where you see a lot of bodies but don’t talk about it”
Vengo da dove vedi un sacco di corpi ma non ne parli
Maxo Kream – Grannies

Con tre mixtape ed un album ufficiale, Punken, uscito da poco, Maxo è un rapper che potrà saziare i vostri appetiti “trappeggianti” anche se avete fatto indigestione di AutoTune.

 

Boogie


1989, Compton, California

La giovinezza di Boogie inizia con la chiesa, continua con la scuola e finisce con una pallottola. Dopo un infanzia ordinaria inizia ad avvicinarsi alla criminalità alle scuole medie fino a che, intorno ai 17 anni, viene colpito al piede da una 40mm. Quel dolore così acuto ed il periodo di riabilitazione che ne segue convincono Boogie ad allontanarsi dalla strada e a dare maggior peso alla sua carriera musicale.

Il suo sound risente sia del suo passato da gangster che del suo presente da padre di famiglia: nei sui dischi ritroviamo sonorità West-coast, G-funk e Trap ma anche notevoli influenze Gospel, Soul ed R’n’B. Il suo primo mixtape Thirst 48 esce nel 2014 senza destare molte attenzioni, la sua scalata al successo inizia un’anno dopo col singolo autobiografico Oh My prodotto da Jahlil Beats, che rivela alla scena le sue capacità. La seconda parte di Thirst 48 esce nel 2016 e contiene il singolo Nigga Needs che finalmente rivelerà a tutti il valore di Boogie, compreso lo stesso Eminem che l’ha rcentemente accolto nella sua Shady Records.

Assaggiate un po’ di Boogie e vedrete che ben presto inizierete ad apprezzare il gusto della sua “s” fischiata.

 

Michael Christmas


1994, Boston, Massachussets.

Qualcuno rappa per raccontare il ghetto, qualcuno rappa per darsi un tono, qualcuno rappa semplicemente per il piacere di fare musica; Michael Christmas rappa per divertirsi ma soprattutto per divertire.

Nei suoi testi cerca di raccontare la sua vita quotidiana in maniera comica: la difficoltà di alzarsi la mattina, il cibo-spazzatura cotto al microonde, i rifiuti delle ragazze e le gang del quartiere sempre pronte a bullizzarlo. C’è sempre un lato tragicomico nei suoi racconti, sottolineato perchè l’ascoltatore possa identificarsi in questa sorta di “fantozzi” afroamericano e post-adolescenziale, molto più “vero” di tanti rapper.

Michael inizia ad emergere nel 2014 dopo la pubblicazione dei video Daily e Michael Cera, seguiti dal suo primo tape Is This Art?. Un’anno dopo esce il suo album What A Weird Day, un progetto più nutrito che rimane sulla linea stilistica del precedente ma con maggiore maturità artistica. Le produzioni di entrambi gli album non sono mai banali e sposano bene la comicità del rapper senza rinunciare al groove.

Concedetevi un dolcetto che vi migliori la giornata ed ascoltatevi un po’ di Mickey Christmas.

FRESH MEAT HH vol.1 – Playlist

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