Due balotte con… i CHOW!

Anno nuovo rubrica nuova: “Due balotte con…!”

Questa si propone come una rubrica di veloci interviste a band e musicisti, di nicchia o meno, pronta a farci scoprire nuovi artisti e darci nuovi orizzonti e punti di vista nella scena musicale!

Apriamo le danze di questa rubrica grazie ai CHOW, che si sono gentilmente prestati a questa prima intervista.

Loro sono Stefano Zuccato – batteria e percussioni, Davide Montevecchi – basso e Riccardo Frabetti – chitarra e voce. Il loro è un rock che prende dalla più genuina tradizione del buon vecchio punk rock, dell’alternative anni ’90 e dalla psichedelia.

Non pensiate tuttavia che siano degli sbarbi nuovi al mestiere; Davide e Riccardo facevano parte di The Tunas, band garage rock che per anni ha solcato palchi italiani, mentre Stefano proviene dal powerpop dei The Classmates.

  1. Chi siete e di dove siete?

Z: Siamo i Chow e siamo di Bologna anche se nessuno di noi è bolognese al 100%. Riccardo e Davide sono originari di paesi della provincia bolognese, Castenaso e Pianoro, io arrivo dalla provincia di Vicenza ma abito a Bologna da un tot.

  1. Quali sono le vostre influenze?

Z: IL ROCK
R: e la nebbia

  1. Da quanto tempo suonate?

Z: Abbiamo recentemente constatato che suoniamo insieme da ben 9 anni!
R: Io e Davide, per la cronaca, suoniamo insieme da 21 anni, per cui siamo prossimi alle nozze d’argento.
D: Quando abbiamo cominciato a suonare io e Riccardo ci scambiavamo le compilation su cassetta. Sono passati così tanti anni che le cassette hanno fatto in tempo a scomparire e a tornare di moda. Che sballo, siamo dei vecchi!

  1. Qual è il vostro ultimo lavoro?

 Z: Ancient Gentle Tower, una sorta di concept album sulla nebbia con 14 tracce.
R: È la nostra versione dell’inferno Dantesco, carburata da generose dosi di Lambrusco e cinghiale.
D: Abbiamo deciso di fare uscire l’album in pieno lockdown, un po’ perché non aveva senso continuare a covarlo e un po’ perché pensavamo e speravamo che la gente avesse voglia di consolarsi alzando la volumella. Col senno di poi probabilmente è stata una mossa poco furba, anche se in fondo non avevamo molte alternative. Devo dire comunque che siamo soddisfatti di come è venuto, sotto tutti i punti di vista.
Ora abbiamo parecchie canzoni nuove che dobbiamo ultimare e registrare il prima possibile, almeno queste sono le intenzioni…

  1. Come sta cambiando, secondo voi, il mondo della musica?

Z: Per rispondere a questa domanda dovrei conoscere il mondo della musica.
R: Boh! Generalmente, il poco tempo che ci rimane in cui potremmo aggiornarci sul mondo della musica, lo trascorriamo mangiando come maiali e ascoltando dischi vecchi.

  1. Qual è la cosa più strana che vi è capitata ad un concerto?

 Z: Se parliamo di cose successe durante un nostro concerto, mi viene in mente quella volta che un ragazzino punk™, secondo la moda del tempo, ci chiese di fare i Nabat. All’ennesima volta, finita una nostra canzone, Riccardo disse “questa era dei Nabat” ma il richiedente non colse l’ironia della risposta, rispose con un secco “NO, non lo era!”, la prese come un affronto personale e iniziò con offese, minacce e simili intimandoci di scendere dal palco.
R: mi scappa da ridere ogni volta che mi chiedono di firmare un disco. Succede molto raramente, ma ogni volta è ilarità pura.

  1. Fateci il nome di un altro artista o band che ci consigliereste

R: Homesick Suni. E i Beeswax di Bologna, nei confronti dei quali nutro un’invidia incontrollabile.
D: Ultimamente sto ascoltando molto i Komet. A Bologna c’è un bel giro di gruppi nuovi o seminuovi, penso ai Beeswax, Procrastinators, Brenso, Tenebra… Poi tutto il catalogo della SLACK fa godere forte.
Z: Sottoscrivo quanto detto dagli esimi colleghi.