25 anni di Illmatic: come Nas ha cambiato la storia del rap

Il 19 aprile 1994 Nas rilascia il primo album Illmatic aggiundicandosi (non senza controversie) il voto di “5 mics” sulla rivista The Source. Il disco diventa immediatamente un classico cambiando per sempre il gioco del rap, rispecchiando il momento di cambiamento sociale e culturale degli anni ’90.

La cornice è il Queensbridge. Il progetto abitativo voluto dal sindaco di New York La Guardia nel 1939, nato come quartiere operaio ma presto divenuto un ghetto, era mutato sul finire degli anni ’80: da luogo pieno di colori e suoni – rigorosamente 808 – delle jam di dj Hot Day ad uno caratterizzato da degrado e criminalità, dominato da una nuova economia: quella del Crack.

Musicalmente la faida tra Queensbrige e South Bronx si era conclusa con la vittoria di quest’ultimo con il pezzo dei Boogie Down Production – The Bridge Is Over. In palio la bandiera sulla mappa musicale della Grande Mela.

In quel momento nel rap la forma “gruppo” stava venendo sostituita da quella di rapper singoli e dj/produttori che collaboravano autonomamente tra loro. A livello di sound si impose un miscuglio tra stile cinematografico e jazz – quello di Step In The Arena dei Gang Starr – che attirava sia i fan dell’hiphop che gli esperti della black music più tradizionale.

È dalla congiunzione di questi elementi che nasce Illmatic.

Per la prima volta produttori multipli si misero dietro la regia di un album: L.E.S., Dj Premier, Pete Rock, Large Professor e Q-Tip. Quello che oggi è lo standard, anche con impreviste derive negative, allora diede uno scossone al modo di produrre a New York portando di nuovo alla ribalta il suono del Queens grazie alla fusione di sample Jazz con uno spostamento tematico verso l’hardcore: a poca distanza temporale usciranno gli album di Mobb Depp e Capone – N – Noreaga.

Entrato in studio grazie ad MC Serch, con cui aveva già collaborato, che lo presentò a Faith Newman former A&R della Columbia Records, entrambi produttori esecutivi del disco. Nas portò il rap ad un altro livello imponendo un nuovo liricismo basato sulla narrazione della strada e sull’autocoscienza: alla schiettezza fuori dal politicamente corretto fa da contraltare l’interiorità poetica di un messaggio che parte dal quartiere per estendersi alla comunità.

Nei complessi schemi di rime interne e multisillabiche riflette ed analizza ciò che lo circonda: i suoni, i sapori e gli odori della strada. È capace di mostrare l’altra faccia del degrado e di denunciare la sistematica oppressione della gente di colore da parte della polizia e del sistema giudiziario: One Love, ispirato anche dalle lettere che riceve dai suoi amici, è un manifesto contro il sistema carcerario che distrugge affetti e speranze.

So go to hell to the foul cop who shot Garcia

Nas – Halftime

In Memory Lane – scritta a soli vent’anni – c’è la summa di queste abilità di trasmettere la New York fatta di spari, donne che cercano il crack, rapine, poliziotti folli e amici che muoiono per strada.

La parola ha un potere fortissimo può rievocare e farsi portatrice di un messaggio e come altra faccia della medaglia può distruggere:

Yo, fuck, rap is real! Watch the herbs stand still
Never talkin’ to snakes, ‘cause the words of man kill

Nas – Memory Lane

All’estetica di strada unisce il sapere, la conoscenza. La creatività è salvezza e passa anche attraverso i libri: da Sun Tzu a Malcom X, dal Libro dei Morti ad Esopo, citato in Ain’t Hard To Tell.
Forte anche il legame con la tradizione musicale e culturale. In un’intervista afferma di considerarsi un’estesione di chi è venuto prima, un altro tassello della grande storia della musica.

I riferimenti vanno dall’hip hop (Wild Style, Juice Crew, Jackson 5, Mr. Magic) fino alle sue origini che affondano nella musica del Mississippi: suo padre Olu Dara è chitarrista e trombettista ed ha suonato la coda di Life’s a Bitch, per altro un vero e proprio saggio sull’abilità di Nas (e di AZ unico featuring nel disco) nello scrivere rime interne.

La copertina curata dal fotografo Danny Clitch, che in un’intervista descrive l’album come un racconto grandioso, cinematografico e poetico, lo mostra a 7 anni con gli occhi aperti vigili su tutto quello che succede intorno a lui, dietro, il quartiere entra a 360° nel disco. Suo fratello Jungle ricorda, nel documentario Nas: Time Is Illmatic, di quando si sono trovati tutti per le foto di gruppo… per ognuno dei presenti ha da raccontare le vicende penali o la morte che li attendeva nel futuro.

La grandiosità di Illmatic da quel 19 aprile 1994 è stata celebrata da moltissimi artisti tra cui Erykah Badu (che lo pone alla base di Baduizm), Elzhi, Kendrick Lamar e J.Cole oltre a tanti addetti ai lavori, al punto che alcuni lo definiscono il miglior album rap di sempre.

Ma il suo lascito va molto più in là della musica, non solo perché racconta una storia di salvezza. Nella serie Rapture Nas dice che la definizione di potere è “libertà”, perché una volta in cima non si hanno più condizioni ed aggiunge però che il potere deve essere utilizzato per gli altri: denunciare le ingiustizie e far capire che siamo tutti uguali, una grande comunità che deve imparare a smontare il giocattolo dell’odio.

Il lato oscuro della vita dei neri in America viene raccontato senza mezzi termini, messo sotto gli occhi di tutti. Oggi il suo nome, tra l’altro, è legato ad una borsa di studio ad Harvard. Un primo passo per far accedere chi non può al sapere. Il mito di Scarface The world is Yours viene rigirato in un messaggio positivo di speranza.

One Love